La vittoria schiacciante contro il Leicester non ha reso contenti proprio tutti in casa Manchester United. In quell’occasione Jose Mourinho ha deciso di affidare un ruolo inedito al capitano Wayne Rooney, quello del panchinaro: senza di lui infatti i Red Devils sembravano una squadra dal volto nuovo, capace di mettere in risalto tutti i suoi giocatori e di spazzare via tutte le critiche di queste ultime settimane. Ma è davvero questa la soluzione?
533 presenze, 248 reti e 138 assist: questi sono i numeri da capogiro di Rooney da quando, nell’ormai lontano 2004, decise di sposare i colori del suo United. Le statistiche ci parlano di un capitano che è (o almeno lo era un tempo) il punto cardine della sua squadra, l’uomo dai cui partono tutte le manovre offensive e che più di tutti detta il ritmo, l’ago della bilancia che fa girare i Red Devils come si deve. La rivoluzione messa in atto da Mourinho negli ultimi tempi ha però stravolto i delicati equilibri creati in tutti questi anni: Rooney è stato accusato di congestionare spesso la manovra invadendo gli spazi di Paul Pogba e Fellaini, di non riuscire a servire i compagni e non riuscire più ad impostare il gioco, finendo spesso a non avere un ruolo definito in un campo in cui prima era il re.
A rovinare la festa all’attaccante (ultimamente travestito da centrocampista) non è stato soltanto il giovane gioiello francese, che senza il suo capitano sembra aver ritrovato le doti che lo avevano reso celebre alla Juventus ma che non si erano ancora viste in questo breve periodo a Manchester: anche un ritrovato Mata, che sembrava in partenza la scorsa estete, sembra aver trovato il suo giusto equilibrio che nella partita contro le Foxes gli ha permesso di svariare in tutta la metà campo avversaria e favorire il gioco dei suoi compagni di squadra e di diventare il primo giocatore in questa stagione a segnare e dispensare almeno un assist nella stessa partita. Preciso nei passaggi, propositivo e già perfettamente a suo agio: Mata è stato l’uomo giusto al momento giusto per lo United, la chiave di volta per sbloccare un meccanismo inceppato che adesso sembra finalmente funzionare.
Anche con la sua Inghilterra le cose non sembrano andare per il verso giusto: nella gestione Hodgson Rooney era spesso oggetto di esperimenti, passando da seconda punta a trequartista senza trovare il ruolo più congeniale alle sue caratteristiche. Nulla è cambiato con l’arrivo di Allardyce, nonostante le promessa di collocarlo in un ruolo più avanzato: Big Sam non ha risparmiato il suo capitano, rispedendolo in quella trequarti campo che sembra del tutto eclissare le sue doti. Sembra davvero non esserci più nessuno spazio per un giocatore che, alla soglia dei 31 anni, potrebbe essere ancora indispensabile alla sua nazionale di giovani talenti grazie alla grandissima esperienza maturata in questi anni.
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