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Ronaldo e Messi, finali a confronto

Sono ormai anni che parliamo del dualismo fra Ronaldo e Messi, il rischio di cadere nella banalità e nella retorica è estremamente alto, ma oggi proviamo a raccontare un confronto diverso, quello delle finali dei due tornei continentali alle quali hanno preso parte i due attuali assi del calcio mondiale. E qui potrebbe già giungere la prima legittima domanda di chi legge “Quale finale di Ronaldo?”, il tre volte Pallone d’oro è infatti stato costretto ad abbandonare il campo dopo poco più di venticinque minuti a causa del fallo subito da Peyet, il suo apporto in campo è stato quindi minimo, ma siamo sicuri che sia stato così anche a livello morale? Il portoghese ha provato prima a rimanere sul terreno di gioco, ma poi il dolore è stato troppo ed è stato costretto ad abbandonare la sfida, probabilmente quella più importante nella sua carriera costellata di record, proprio perché la vittoria con la selezione nazionale gli avrebbe dato quel quid in più nel duello con la Pulce. Ma forse proprio in quel frangente è diventato ancor più decisivo, i suoi compagni, che sempre hanno riconosciuto il suo talento e gli si sono affidati come i più fedeli dei gregari, si sono sentiti responsabilizzati è hanno condotto una gara ordinata e quasi perfetta nel palleggio, come la scuola lusitana insegna, portando la sfida ai supplementari contro la Francia padrona di casa. Ed è ai supplementari quando, come deus ex machina, esce dagli spogliatoi per dare il suo apporto alla squadra che  diventa vero leader, trasmettendo l’abitudine e la voglia di vincere ai suoi compagni che lo ripagano regalandogli la Coppa. Credere che Eder abbia segnato perché Ronaldo chi ha detto “Entra e decidila” è romanzo, ma l’iniezione di fiducia è stata sicuramente importante.

Per contro il percorso di Messi in Copa America è stato diametralmente opposto, e non poteva essere diversamente, l’argentino sul campo è stato molto più decisivo del portoghese, regalando spettacolo lungo tutta la manifestazione, e anche in finale ha dato un profondo contributo. Dire che il torneo di Messi è stato insufficiente per il rigore sbagliato è ingiusto e fazioso, sopratutto perché anche durante la finale ha servito ai compagni le occasioni per vincere il trofeo. Ecco forse la differenza sta proprio nei compagni di questi due straordinari campioni, i portoghesi sarebbero disposti a morire, sportivamente parlando, per il loro capitano, mentre gli argentini no. Ora molti potrebbero dire, “Vero, ma i compagni di Ronaldo non si chiamano Higuain, Aguero o Di Maria”, ma se il grande spirito del calcio ti ha regalato quel talento, allora dovresti anche avere la fermezza per farglielo notare anche anche a chi ti gioca a fianco, facendo mettere da parte le altrui bramosie da prima donna. Un capo popolo come Tevez lo avrebbe fatto, come accaduto in passato, anche se i due non hanno mai dialogato bene per caratteristiche.

Entrambi hanno pianto, uno perché stava perdendo una grande occasione, l’altro perché l’ha persa, Ronaldo ha trovato un modo per riprendersela e in qualche maniera l’ha anche riacciuffata, invece Messi l’ha lasciata scorrere via, abbandonando la sfida e rinunciando a riprovarci, ma probabilmente quelle furono parole di frustrazione e tutti noi amanti del calcio speriamo di rivederlo fra due anni in Russia.

Non siamo qui a giudicare quale dei due sia meglio, chi sia Wolfgang Amadeus Mozart e chi Antonio Salieri, sarebbe un esercizio retorico ed inutile anche perché la scelta di ognuno di noi, se proprio scelta si deve fare, non sarebbe nient’altro che soggettiva. l’opinione pubblica si è pesantemente scagliata contro le lacrime di Lionel, ma di contro non possiamo sapere come avrebbe reagito Cristiano ad una sconfitta. Messi lungo il torneo è stato molto più decisivo per l’Argentina di quanto Ronaldo lo sia stato per il Portogallo, ma il primo ha perso ed il secondo ha vinto, se vogliamo trovare un paradosso nel paradosso. Possiamo poi aggiungere che molti possono vedere qualità di leadership nel portoghese quando questi si è messo a dirigere i compagni al fianco del CT Fernando Santos, altri mera arroganza ed egocentrismo, oppure altri ancora potrebbero dire che un vero condottiero avrebbe lasciato alzare la Coppa ai propri gregari che se la sono sudata e meritata sul campo, ed è bellissimo così perché argomentando si può dire tutto e il contrario di tutto di questo sport, meno il fatto che non emozioni.

Jacopo Formia

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