Ci sono miti che non si possono toccare, attimi di storia che non potranno essere cancellati in nessun modo. Ma il tempo è capace di portar via le emozioni, di modificarle e di sostituirle. Quanto accaduto con Ronald Koeman è l’emblema di tutto ciò, l’immagine del mito che viene ammaccata, soprattutto per le nuove generazioni.
Il gol di Falcao a Vallecas rappresenta il punto finale della sua storia con il Barcellona, cominciata molti anni fa sul campo e terminata ieri in tarda notte in panchina. Koeman rimarrà per sempre l’uomo della prima vittoria di Coppa dei Campioni, l’uomo della punizione alla Samp a Wembley che per la prima volta ha messo Barcellona sul tetto d’Europa. Un’immagine però datata 1992, mitizzata fin quando le generazioni che non hanno potuto assistere al successo di Londra non hanno dovuto fare i conti con il loro di Koeman.
Perché se prima l’immagine di Rambo era inevitabilmente legata a quel successo e ai tanti bei ricordi in campo, i suoi racconti adesso devono fare i conti anche con la narrativa contemporanea, che lo vede come un fallimentare interprete di una missione praticamente impossibile. Le ultime generazioni più che ascoltare i racconti di Rambo, hanno toccato con mano il fallimento di Ronald, da eroe acclamato a problema della squadra, di fatto cacciato da Laporta.
Un esonero che era nell’aria da tanto tempo e per tanti motivi: era l’ultimo allenatore scelto da Bartomeu e per questo si pensava che la nuova presidenza lo potesse sostituire sin da subito, persino nel corso della scorsa stagione, dove però grazie alla vittoria della Copa del Rey e a una rincorsa molto convincente in campionato si era guadagnato la fiducia per essere trattenuto. A giugno è rimasto più per mancanza di alternative (i preferiti di Laporta, ossia Klopp, Guardiola e Ten Hag erano già in sella) che per volontà della dirigenza, poi costretta a trattenerlo finché non si è arrivati a un punto di non ritorno.
Il Barcellona è vero che ha una partita in meno, ma è nono in campionato, ha perso 3 delle ultime 4, non ha vinto uno scontro diretto con Atlético e Real in due anni (anzi, ne ha pareggiato solo uno) e in Champions rischia clamorosamente di non qualificarsi agli ottavi di finale. I sogni di titolo sono praticamente nulli dopo il KO di Vallecas, situazione disordinata che crea però il terreno perfetto per un subentro, probabilmente di Xavi, che avrà tempo e soprattutto poca pressione per ricostruire una squadra in grado di competere il prossimo anno, o comunque solo per ambizioni minori in questa, ossia la replica della Copa del Rey e l’ingresso nelle prime quattro in campionato. Obiettivi che evidentemente con Koeman non erano più possibili, nonostante i tanti tentativi e la sua permanenza anche nei momenti in cui sembrava destinato ad abbandonare. Doveva restaurare la grandezza del Barcellona, ma ha perso tutte le sue armi un pezzo per volta, senza riuscire a essere il condottieri che Barcellona si aspettava. Poco Rambo, troppo Ronald, la triste fine di un mito ammaccato.