Ivan Juric ha l’occasione della vita: la Roma. Non se la sarà meritata, gli sarà fondamentalmente capitata ma poco importa: può cogliere un treno che lo porta, per la prima volta, su un club con ambizioni diverse, con tutto il rispetto di Torino e Genoa. Il compito che lo attende non è facile.
Il nuovo tecnico della Roma arriva in una situazione ambientale complicatissima, atteso da una piazza che ha perso, nolente piuttosto che volente, prima Mourinho e poi De Rossi, due profili amatissimi per motivi diversi. Nessuno vuole sminuire Juric, ma il suo è un compito di traghettatore: non gli è stato affidato un progetto, ma un contratto sino a giugno, che sarà rinnovato in caso di qualificazione in Champions, solo per un altro anno. E avrà solo 72 ore per preparare la sfida contro l’Udinese, capolista contro ogni pronostico ma comunque avversario complicato in generale e ancora più in particolare. Resta da capire come giocherà la Roma.
Juric è un elemento di rottura rispetto al recentissimo passato. Un tecnico di matrice gasperiniana. Dunque non si scappa dal 3-4-1-2 o dal 3-4-2-1. Entrambi i moduli richiedono un certo tipo di scelte che rischiano di mandare in soffitta o peggio, buttare nel cestino, il mercato condotto e pensato per una squadra che avrebbe dovuto giocare con un 4-3-3 senza Dybala e poi con l’argentino dopo il dietro front di fine estate lasciando in eredità l’equivoco tattico della convivenza con Soulé. Equivoco che eredita anche Juric, con l’aggravante di una idea di gioco profondamente diversa da quella di De Rossi. Il tecnico croato chiede ritmo, aggressività, corsa e intensità. Il suo è un calcio di gamba e sacrificio che richiede un enorme dispendio di energie in campo.
Idee che non sembrano esattamente aderenti alle caratteristiche di molti calciatori che compongono la rosa della Roma. Pellegrini, Paredes, Cristante, Le Fee sono più portati al palleggio. A destra Celik non è un calciatore da utilizzare a tutta fascia, esattamente come Soulè che volendo potrebbe giocare anche a sinistra ma non ha comunque nelle corde le due fasi. E non ci sono alternative. A sinistra Angelino ha polmoni e piedi abbastanza educati, ma non brilla nella fase difensiva e potrebbe soffrire il cambio di modulo. Dunque, a meno che non si spremano come limoni sino all’ultima goccia Pisilli e Kone la sensazione è che la benzina non sia sufficiente per soddisfare le richieste chilometriche di Juric che però potrà contare su chili e centimetri di Dovbyk, Hermoso, Hummels, Mancini, Cristante. Mezza Roma, in teoria, c’è. L’altra va trovata in fretta.
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