Per i giallorossi è giunto il momento di fare i conti con un’ipotesi che sembrava più che remota: ora tocca a Ranieri salvare la Roma
La Roma cade un’altra volta in campionato: allo Stadio Olimpico, contro l’Atalanta, i giallorossi di Claudio Ranieri, per quanto abbiano fatto vedere diversi miglioramenti rispetto a quando la squadra era in mano a Juric, non sono riusciti a evitare la quarta sconfitta di fila in Serie A, l’ennesima di una stagione a dir poco disastrosa. E nonostante i fischi assordanti dei tifosi si siano trasformati in timidi applausi, nell’ambiente giallorosso si fa strada una strana sensazione, quasi di paura, che nessun romanista avrebbe mai pensato di provare a inizio stagione. Cosa sta succedendo alla Roma?
La Roma continua a navigare in acque difficili in campionato. La sconfitta contro l’Atalanta, la quarta consecutiva, ha confermato le difficoltà dei giallorossi, nonostante la partita sia stata giocata alla pari contro una delle squadre più in forma del momento, ora seconda in classifica dietro al Napoli nella corsa allo scudetto. A condannare la Roma, ancora una volta, è stato un ex: dopo Lukaku, è toccato a Zaniolo, accolto dai fischi e al centro di tensioni a fine gara, con alcuni ex compagni che lo hanno cercato per chiarimenti. Vecchie ruggini e nuovi malumori, alimentati da un’esultanza giudicata eccessiva.
Un elemento su cui riflettere è il cambiamento dell’andamento della gara avvenuto dopo le sostituzioni. Cambiano gli allenatori a Trigoria, ma i problemi strutturali di una rosa costruita male restano immutati. La squadra manca di punti fermi affidabili: Dybala offre solo sprazzi di classe ed è lontano dal giocatore che dominava in Serie A; Dovbyk sembra aver perso la vena realizzativa; gli acquisti estivi come Soulè e Le Fée non stanno lasciando il segno. A questo si aggiunge la situazione di Pellegrini, tenuto in panchina da Ranieri senza una chiara data di rientro, e i problemi fisici di Hummels, fermatosi di nuovo poco dopo il rientro.
Sul lato destro, Celik continua a essere l’unica opzione disponibile, giocando senza sosta. Tra i pochi che si salvano ci sono Svilar, Mancini e Ndicka, ma la loro solidità non basta a rendere la squadra competitiva e pronta a costruire qualcosa di concreto e duraturo.
3 allenatori cambiati in 4 mesi, appena 13 punti in 14 partite di campionato, ben 7 sconfitte, 4 pareggi e solamente 3 vittorie, 14 gol fatti e 20 subiti e una zona retrocessione che si fa sempre più vicina – sono 2 i punti di distacco tra la Roma e il Como terzultimo – e che, adesso, inizia a fare davvero paura: la stagione dei giallorossi sta assumendo forme e scenari che nessuno, nemmeno il più pessimista dei tifosi romanisti, poteva immaginare dopo un mercato stellare e fior fiori di milioni spesi.
Ora che la Roma ha superato il difficile trittico di sfide contro Napoli, Tottenham e Atalanta, il pericolo è che nelle gare teoricamente più alla portata venga a mancare la spinta emotiva generata dall’orgoglio. Affrontare squadre come Lecce, Como e Parma, coinvolte nella zona bassa della classifica, richiederà lo spirito giusto, la disponibilità a lottare su ogni pallone e la voglia di superare a ogni costo le difficoltà.
Non esiste alcuna garanzia che il nome e la storia della Roma possano metterla al riparo dal rischio di essere trascinata nella lotta per non retrocedere. Questo scenario, che finora è rimasto un incubo temuto ma non dichiarato, deve essere affrontato con lucidità, prima che la situazione diventi ancora più critica. E Ranieri deve essere bravo a tenere a bada un ambiente che sembra pronto a esplodere da un momento all’altro.
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