La Roma di Daniele De Rossi “migliora” il record dello scorso anno di José Mourinho: tre punti e nessuna vittoria nelle prime quattro partite di campionato. Il piatto piange, ma la sensazione è che mai come questa volta sia stato l’episodio a spostare l’ago della bilancia della critica alterando i giudizi. Ne fanno le spese l’allenatore e il capitano vittime più che carnefici di questo inizio di stagione largamente sotto le aspettative.
A livello mentale il punto di Genova, in generale non da buttare, pesa come una sconfitta, per come è maturato. I numeri dicono che Daniele De Rossi sta faticando molto più del previsto in questo traumatico inizio di stagione, anche perché gli episodi gli stanno girando contro con impressionante regolarità. Con i se e i ma non si scrive la storia, ma la Roma è stata sfortunata. Ogni sliding door che avrebbe potuto spostare la stagione si è rivelata una porta in faccia. Pali, traverse e rigori negati fra Empoli, Cagliari e Genoa sono costati quei quattro cinque punti, che sommati ai tre avrebbero schiuso prospettive diverse.
Premesso ciò, la Roma è, nel suo intero, inteso come guida tecnica e dirigenziale, colpevole del ritardo in classifica. Ogni progetto parte dalle fondamenta e la sensazione è che il cantiere sia ancora colpevolmente aperto, semplicemente per essere partito in ritardo. De Rossi ha avuto a disposizione la squadra al completo solo a settembre e dopo diversi equivoci in corso d’opera. Il caso Dybala, la questione Danso, gli arrivi nel rush finale e anche oltre di Kone, Hummels ed Hermoso, hanno costretto il tecnico a rivedere e per certi versi ricominciare daccapo il lavoro con un mese di ritardo rispetto alla concorrenza.
Al termine della sfida, nell’occhio del ciclone è finito Lorenzo Pellegrini. Quella fra il capitano giallorosso e la Roma appare come una storia finita, che rischia di fare del male a entrambi. Pellegrini è un calciatore di talento, ma non è un fuoriclasse. Le aspettative, nei suoi confronti, sono eccessive rispetto alle potenzialità di un ragazzo che, per il bene di tutti, dovrebbe lasciare Roma e la Roma. Anche perché qualsiasi cosa accada, la colpa ricade sempre su di lui. Ingiusto, ingeneroso, ma inevitabile frutto dei tempi 2.0: in un mondo dominato dai social che determinano tendenze e ne influenzano gli umori, Pellegrini è detestato da una piazza che ormai non lo tollera. In queste condizioni è difficilissimo gestire una pressione che rischia di schiacciarlo oltre i suoi demeriti.
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