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Roberto Di Matteo, una carriera di alti e bassi

Roberto Di Matteo alla guida dell’Aston Villa è durato soltanto undici turni. I tifosi dei Villans avevano presto capito che qualcosa non stava funzionando, e la dirigenza del club di Birmingham ha deciso di esonerare il tecnico italiano. Tutto ciò non può che considerarsi un vero e proprio fallimento, avendo collezionato una media di 0.9 punti a partita con la squadra in 19esima posizione. Ora tocca alla dirigenza dell’Aston Villa trovare un allenatore per cambiare una stagione particolarmente importante, ma noi, in questo articolo, resteremo concentrati su Di Matteo. Esperienza per esperienza, ripercorriamo gioie e pianti dell’italo-elvetico!


E’ dovere di cronaca citare i suoi trascorsi nel campionato svizzero, con Sciaffusa, Zurigo ed Aarau. In terra elvetica vinse un importantissimo titolo nella sua ultima esperienza: dopo ben 79 anni, lui ed i suoi compagni riportarono l’Aarau sul trono di svizzera, regalando gioie immense ai tifosi e conquistandosi le porte del calcio internazionale. E’ però con il suo arrivo in Serie A, con la maglia della Lazio, che la sua carriera inizia a prendere una piega di livello internazionale. Le quattro stagioni con la maglia delle Aquile sono importanti per la sua vita: viene convocato infatti nella nazionale italiana, posto che frequenterà quasi assiduamente per cinque anni, dal 1994 al 1998. E’ sopratutto sotto la gestione di Zdenek Zeman che divenne fulcro dei Biancocelesti, ma purtroppo per lui non riuscì a conquistare nessun titolo, nonostante l’ambiente Lazio stesse crescendo esponenzialmente. Nei periodi successivi infatti giocatori come Nesta, Nedved, Mihajlovic, Stankovic e Veron riempirono gli occhi dei tifosi, ma Roberto era impegnato da qualche altra parte…

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Nel 1996, infatti, venne acquistato dal Chelsea, formando un grandissimo trio italiano con Gianfranco Zola e Gianluca Vialli. Ancora oggi dalle parte di Stamford Bridge, i tre italiani vengono ricordati con grande amore. Negli anni successivi si aggregarono altri giocaori dello stivale mediterraneo: Casiraghi, Dalla Bona, Cudicini, Ambrosetti e Panucci. Finalmente a Londra, Roberto riuscì a conquistare qualche trofeo. I trionfi furono ben 5, e tutti entrano nei periodi felici della carriera di Roberto Di Matteo: tuttavia, non arrivò nessun titolo di Campioni d’Inghilterra. Il palmares inglese recita così: 2 Coppe d’Inghilterra, 1 Coppa di Lega Inglese, 1 Charity Shield, 1 Coppa delle Coppe ed 1 Supercoppa Europea.

Passano sei anni dalla fine della sua carriera prima che Di Matteo trovi posto su una panchina. La prima esperienza è quella all’MK Dons, club fondato nel 2004, nella stagione 2008-09 frequentava la League One, ovvero la Lega Pro inglese. In un solo anno è riuscito ad approdare ai play-off, salvo poi essere eliminato in semifinale: dopo una stagione molto positiva, è mancato lo sprint finale per raggiungere la Championship. Il problema tuttavia non toccò in modo particolare il manager italiano, che venne comunque assunto dal WBA, militante proprio la seconda divisione inglese. Il primo periodo della sua prima esperienza in zona Birmingham fu davvero fantastica: nel maggio del 2010 raggiunse la promozione in Premier League, campionato in cui però restò per soli 5 mesi. Infatti, a febbraio venne esonerato nonostante la posizione non positiva ma neanche del tutto disastrosa. E’ questa la prima vera delusione manageriale del manager italiano: la prima di molte altre, purtroppo.

E’ la stagione 2011-12 la più emozionante per Di Matteo. Facente parte dello staff del mago mai confermato Villas Boas al Chelsea, si ritrova a condurre la squadra come primo allenatore dopo l’esonero del portoghese. Tutto ciò succede in marzo, ovvero a soli 2 mesi dal termine della stagione, con una squadra ai vertici della Premier League ed ancora nella Champions League. Non riuscendo ancora una volta a vincere la Premier League, Roberto si consolò con la vittoria della FA Cup nella finale contro il Liverpool, unita ad un altro trionfo, il più bello di tutti. Sembrò e sembra attualmente incredibile, ma i Blues conquistarono la Champions League, dopo un cammino clamorosamente emozionante e quasi leggendario. Sotto la guida di Di Matteo, Lampard, Drogba e compagni eliminarono il Napoli ribaltando il risultato dell’andata, batterono il Benfica e si ritrovarono in semifinali contro il Barcellona. I Blaugrana erano probabilmente i più forti al mondo, ma con maestrie tattiche e lezioni psicologiche, fu il Chelsea ad uscire trionfante dalla doppia sfida. Il gol del 2-2 del ritorno, arrivato dopo un lunghissimo assalto del Barcellona che voleva segnare il 3-1 per qualificarsi (il 2-1 non era sufficiente in virtù della regola del gol fuori casa), è leggendario. Arrivò da uno dei giocatori più discussi dell’intero club, Fernando Torres, che durante un periodo pietoso della sua carriera, strappò dalla bocca di Gary Neville un vero e proprio orgasmo, al termine di un contropiede in solitaria. La finale, poi, merita di entrare in tutti i libri di storia. Nemmeno il più appassionante sceneggiatore avrebbe potuto scrivere di una vittoria dei Blues, contro il Bayern Monaco all’Allianz Arena, dopo essere stati sotto fino al 90esimo. Fu Drogba il vero mattatore della serata: l’ivoriano segnò anche l’ultimo rigore nella lotteria finale dopo i supplementari, portando i tifosi in paradiso e Roberto Di Matteo sul tetto d’Europa.

Nella seconda stagione sulla panchina di Stamford Bridge, però, viene esonerato nonostante il momento discreto della squadra. Tutto ciò a favore di Rafa Benitez, il quale non riuscì ad entrare nel cuore dei tifosi come fece il nostro Roberto, sia da calciatore che da allenatore.

Sono gli ultimi anni quelli in cui Di Matteo ha incassato i colpi peggiori da tecnico. Alla ricerca di un rilancio, il suo passaggio allo Schalke 04 ha suscitato scalpore in molte sezioni del mondo del calcio, che si attendevano da parte della squadra di Gelsenkirchen un calcio spumeggiante ed indirizzato alla vittoria. Tuttavia, molte cose andarono per il verso storto: i tedeschi vennero eliminati agli ottavi di finale di Champions League, e chiusero con un misero sesto posto in Bundesliga, non brillando nemmeno in DFB Pokal. La società, convinta a dare una seconda chance a Di Matteo, si vide presentare le dimissioni del tecnico italiano, a causa di divergenze su obbiettivi e mercato. Una scelta molto forte che certamente non ha giovato, o perlomeno non ancora, alla carriera manageriale di Roberto.

Come abbiamo visto, quella all’Aston Villa è l’ultima tappa delle montagne russe della sua carriera. Riuscirà Di Matteo a tornare ai tempi felici londinesi?

 

Paride Coti

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