Le lacrime, durante l’inno prima dell’inizio del match, avevano mille significati. In quel pianto ci stava tutta la delusione di Robben, consapevole che non avrebbe potuto disputare il Mondiale (troppi i sette goal da fare alla Svezia per andare in Russia); ma, in quelle lacrime che scendevano copiose senza possibilità di essere fermate, era presente la tristezza per la fine di una storia che avrebbe meritato un epilogo diverso. Arjen Robben lascia la nazionale e lo fa alla sua maniera, con una doppietta che regala i tre punti, seppur inutili, agli Oranje. Troppe le delusioni vissute da questo straordinario giocatore con una maglia che è una seconda pelle. Dalla finale del 2010, persa con la Spagna, Robben non è riuscito a prendersi quelle soddisfazioni che un talento come il suo avrebbe meritato.
La gara con la Svezia difficilmente se la dimenticherà. La doppietta, con cui è arrivato a quota 37 goal raggiungendo Dennis Bergkamp al quarto posto dei marcatori assoluti della storia dell’Olanda; le lacrime a simboleggiare una decisione sofferta, sono tutte emozioni che resteranno nel cuore di Robben per sempre. Il numero 11 ha giocato la sua ultima gara come se nulla fosse, con una naturalezza disarmante: la stessa che gli permette di regalare perle come quella del due a zero, un sinistro magico che non perdona il portiere avversario. Ha dato tutto Robben, provando a compiere un miracolo (segnare sette goal) troppo grande anche per uno come lui; alla fine si è dovuto arrendere, lasciando per l’ultima volta il campo con la maglia arancione del suo paese.
Cosa sarebbe successo se Robben, nella finale del Mondiale 2010 contro la Spagna, non si fosse fatto ipnotizzare da Iker Casillas? L’Olanda avrebbe vinto la coppa del Mondo e, forse, il destino degli Oranje sarebbe cambiato. Già, perché da quella sera la nazionale olandese è andata incontro ad una serie di sconfitte (la finale nel 2010, la semifinale nel 2014 e la non qualificazione ad Euro2016) culminate nella mancata partecipazione a Russia 2018. Una delusione, l’ultima, che ha fatto dire basta a Arjen Robben perchè le lacrime versate per la nazionale sono state troppe e anche uno come lui, generalmente di ghiacchio, si scioglie davanti a certe emozioni.
Da oggi inizia una nuova era per l’Olanda; bisogna ricostruire una nazionale che ha l’obbligo di tornare in alto e lo deve fare senza Robben. Da oggi, infatti, si deve entrare nell’ottica che non vedremo più con la maglia dell’Olanda il numero 11; un giocatore dal talento incredibile, capace di dipingere un quadro con quel sinistro che molti vorrebbero avere ma in pochi hanno. Lo vedremo con il Bayern Monaco anche se non è la stessa cosa; Robben all’Allianz Arena non è lo stesso che siamo (anzi, eravamo) abituati a vedere in nazionale. L’eleganza e la spensieratezza con cui Arjen giocava con l’Olanda sono scivolate via, proprio come quelle lacrime ad inzio gara che hanno dato il via all’ultimo atto del numero undici con la sua nazionale; una storia dal finale drammatico ma che nessuno dimenticherà mai perché è impossibile scordarsi di uno come Arjen Robben.
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