Ci sono momenti nella storia di una nazionale che rimangono per sempre impressi nella memoria collettiva. In certi casi sono trionfi, successi e momenti leggendari, altri invece sono delle vere e proprie catastrofi a livello sportivo che rimangono attaccate per molto tempo e delle quali è veramente difficile staccarsi. Italia-Svezia era, ed è ancora, quel tipo di trauma, perché la mancata qualificazione al Mondiale degli Azzurri non era nemmeno lontanamente messa in discussione prima di quella notte di Milano e l’Europeo avrebbe dovuto essere un modo per dimenticare quello spareggio.
L’Italia di Mancini aveva sempre convinto ed era sempre piaciuta fin dagli esordi e le dieci vittorie in altrettante partite della fase di qualificazione davano una grande fiducia in vista del torneo continentale. Nel girone iniziale Turchia, Svizzera e Galles vennero spazzate via con tre prove molto convincenti, ma i primi problemi iniziarono a palesarsi agli ottavi di finale. Lasciare il proprio nido felice e caldo di Roma per andare nella ostile Wembley portò a non poche difficoltà contro l’Austria che costrinse gli Azzurri ai supplementari. Furono Chiesa e Pessina a risolvere la gara e mandare la squadra ai quarti di finale contro il fortissimo Belgio. A Monaco di Baviera si vide probabilmente la miglior versione di sempre della Nazionale di Roberto Mancini, perché l’Italia impose il suo gioco fin dalle prime battute non dando possibilità di replica ai rivali e trovando un doppio vantaggio già nel primo tempo. Barella di forza prima e Insigne di classe poi resero vano il rigore di Lukaku e dopo aver battuto i numeri uno del ranking mondiale la fiducia era schizzata alle stelle. In semifinale la Spagna di Luís Enrique fu avversario molto tosto e temibile, tanto che si dovette ricorrere ai calci di rigore e Donnarumma volò sulla conclusione di Morata, permttendo così a Jorginho di regalare la finalissima di Wembley.
L’11 luglio 2021 a Londra si sarebbe scritta la storia, perché se da un lato c’era un’Inghilterra che mai si era laureata migliore del Continente, dall’altra c’era una squadra che sembrava spaesata fino a pochi anni prima e che non si imponeva addirittura dal 1968. La partita si mise subito in favore dei Tre Leoni con Shaw che schiacciò in corsa il sinistro bucando Donnarumma, ma da quel momento in poi l’Italia prese in mano il pallino del gioco e non lo perse più. Arrivò solo il gol del pareggio con Leonardo Bonucci da calcio d’angolo, ma i ragazzi di Mancini ne avrebbero meritati altri e si andò così ai calci di rigore. L’iniziale errore di Belotti sembrò essere fatale, ma Donnarumma salì in cattedra volando da campione su Sancho e Saka, dopo che Rashford aveva calciato sul palo e Jorginho si era fatto parare la conclusione da Pickford. Il portiere ormai ex Milan non aveva capito immediatamente quello che era successo, ma quando vide i suoi compagni buttarsi su di lui poté iniziare la festa. Quella tragica notte con la Svezia avrebbe ripresentato i suoi incubi durante le qualificazioni, ma in quell’estate l’Italia poté tornare al centro d’Europa.
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