Tutti i grandi cicli e i grandi domini sono destinati a finire per poi far spazio a periodi bui dove spesso si cerca di rifugiarsi nei gloriosi ricordi. Questo atteggiamento però è sintomo di un tracollo ormai inevitabile e il Barcellona già da un paio d’anni era un malato terminale che si aggrappava all’ossigeno chiamato Lionel Messi.
Probabilmente già nella stagione 2018-19 il livello catalano era calato, ma il fenomeno argentino aveva permesso di vincere la Liga e sfiorare la finale di Champions, ma da quella eliminazione con clamorosa rimonta del Liverpool nulla fu più come prima.
I blaugrana avevano già dato segni di cedimento in seguito al clamoroso 8-2 subito nel post pandemia contro il Bayern Monaco e anche nella passata stagione il Camp Nou si era rivelato terreno fertile per le grandi d’Europa, con Juventus e Paris Saint Germain che hanno banchettato senza problemi in quello che una volta era un fortino inespugnabile. La stagione 2021-22 era iniziata con ancora più difficoltà e incertezze, ma il girone di Champions non sembrava essere così proibitivo. Il Bayern era senz’altro di un’altra categoria, ma si pensava che il passaggio del turno non fosse in discussione vista la presenza della Dinamo Kiev campione d’Ucraina e di un Benfica solamente terzo in Portogallo. Uno dei punti più bassi della storia del Barça è stato però l’esordio nella massima competizione internazionale, con i tedeschi che hanno vinto in trasferta quasi senza nemmeno impegnarsi, con uno 0-3 dettato esclusivamente dalla non voglia di affondare dei Roten che avrebbero potuto ripetere senza difficoltà le otto reti di tredici mesi prima. Con i bavaresi la sconfitta era però stata messa in conto, e già questo non è un bene per la storia catalana, ma la trasferta del Da Luz avrebbe dovuto risistemare la classifica, calcolando anche il pareggio di Kiev tra lusitani e ucraini. A Lisbona invece fu un’altra notte da incubo con le Aquile che disputarono una partita memorabile vinta ancora per 3-0, facendo così sprofondare i ragazzi di Koeman nell’oblio più totale.
Per fortuna arrivarono le due vittorie contro la Dinamo Kiev, in particolare quella in trasferta sembrava essere diventata quella decisiva per la qualificazione, dato che il Bayern aveva distrutto senza problemi anche il Benfica e così alla quinta giornata al Camp Nou, incredibilmente sarebbe bastata una vittoria contro i portoghesi per ottenere addirittura con un turno d’anticipo la qualificazione. Fu una partita giocata con grande paura da entrambe le squadre, i blaugrana bloccati dal terrore dell’eliminazione e le Aquile speranzose di compiere l’impresa. I lusitani andarono in gol con Otamendi, ma l’arbitro annullò perché la palla era già uscita durante la battuta del calcio d’angolo e a pochi minuti dalla fine ecco la svolta. Araújo sfruttò un bel cross dalla sinistra Vlachodimos e quella sarebbe stata la rete della qualificazione, ma intervenne il Var che annullò per fuorigioco minimo. Destino volle che il difensore si infortunò durante l’esultanza per quel gol e tutti capirono come sarebbe andata all’ultima giornata. Il Bayern Monaco era già agli ottavi di finale da primo in classifica, ma all’Allianz non avrebbe mai fatto sconti e la reale speranza era dunque dettata dalla Dinamo Kiev che avrebbe dovuto fare risultato a Lisbona. In venti minuti i padroni di casa chiusero i conti con Yaremchuk e Gilberto e in Baviera fu una vera e propria esecuzione da parte dei tedeschi che replicarono il 3-0 in scioltezza dell’andata. Dopo oltre vent’anni il Barcellona era fuori dalla fase a eliminazione diretta della Champions League, un finale amaro e tutto raccolto nelle parole di Xavi che in conferenza stampa affermò: “Dobbiamo renderci conto che l’Europa League a oggi è la nostra realtà“.
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