L’Olimpiade è sempre un torneo dall’incredibile fascino e nonostante il calcio non sia la sua disciplina più importante c’è sempre la possibilità di trovare spunto per grandi partite e grandi momenti. Un oro non sempre permette di dare una svolta alla propria carriera da calciatore, difficilmente verrà considerato come uno dei grandi riconoscimenti in carriera, ma quando si vedono i cinque cerchi si respira sempre un’aria magica e unica.
Il Brasile aveva inseguito il sogno olimpico per tutta una vita, mai infatti i Verdeoro erano riusciti a imporsi in questa competizione e l’emozione generata dal successo casalingo del Maracanã nel 2016 fu quasi pari a quella di un Mondiale. Imporsi davanti al proprio pubblico aveva dato grande slancio alla Seleçao che in estate però avrebbe voluto ripetersi anche lontano da casa. Che i sudamericani avessero voglia di far sul serio fin da subito lo si capì nella gara inaugurale del girone, grazie a un devastante 4-2 contro quella Germania che cinque anni prima si era giocata proprio in finale il metallo più pregiato. Un pareggio per 0-0 contro la Costa d’Avorio nella seconda giornata aveva rallentato il cammino, ma ci aveva pensato un strepitoso Richarlison a regalare il trionfo per 3-1 sull’Arabia Saudita che valeva dunque l’accesso ai quarti di finale. La forza della squadra di André Jardine divenne la difesa e Santos alzò il muro dietro alla propria porta, tanto che la gara con l’Egitto venne decisa da una sola rete di Matheus Cunha e la semifinale contro il Messico si prolungò fino ai calci di rigore con lo 0-0 che non voleva sbloccarsi. Il numero uno dell’Atletico Paranaense però fu strepitoso parando il rigore di Aguirre e aggiungendo il seguente errore di Vásquez la Seleçao poté vendicarsi della finale persa a Wembley nel 2012 proprio con il Tri.
Il 7 agosto il Nissan Stadium di Yokohama aprì le proprie porte per la finale più attesa, quella tra il Brasile e la Spagna che poteva contare su tantissimi elementi che le avevano permesso di arrivare fino alla semifinale dell’Europeo nel mese precedente. La Seleçao partì fin dalle prime battute nel migliore dei modi ed ebbe la grandissima occasione di passare in vantaggio grazie a un calcio di rigore che Richarlison sparò però alle stelle. I Verdeoro trovarono però poco dopo la rete del vantaggio grazie a Dani Alves che riuscì a rimettere al centro dell’area un cross dalla sinistra e Matheus Cunha stoppò di petto e con un destro perfetto mise la palla all’angolino in modo imprendibile per Unai Simón. Il portiere basco fu bravo a inizio ripresa a deviare sulla traversa una conclusione ravvicinata di Richarlison e la Roja trovò il pareggio. Da un cross di Soler fu perfetto l’intervento al volo di sinistro di Mikel Oyarzábal che batté Santos per l’1-1 che portò la gara ai tempi supplementari. La Spagna chiuse all’assalto con Bryan Gil che a tempo scaduto fece crollare la traversa e si andò così ai tempo supplementari che lasciarono l’oro a Rio de Janeiro. Da un corner per le Furie Rosse fu Antony a far ripartire il contropiede che permise a Malcom di entrare in area di rigore e incrociare il sinistro che superò Simón per la rete del definitivo 2-1. Dani Alves poté così aggiungere alla propria scintillante serie di titoli anche la vittoria dell’oro olimpico e dopo anni di astinenza, il Brasile si stava divertendo a dominare i cinque cerchi.
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