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La morte del Nizza

«Un dernier message pour messieurs Rivère et Fournier. Merci pour tout ce que vous avez apporté au club, sans vous l’OGC Nice ne serait pas là. Merci pour avoir permis au club de prendre une nouvelle dimension, en achetant des joueurs que l’on disait que c’était impensable de les voir à Nice un jour. Merci pour le Nouveau Centre d’entraînement, la musique de la Champions League à l’Allianz Riviera, merci pour tous ces moments exceptionnels pendant 7 ans et demi que l’on n’oubliera pas. Mille MERCIS et je vous souhaite tout le bonheur du monde».

Uno dei pochi messaggi speranzosi – e dal tono non propriamente catastrofico – apparsi ieri sera sotto all’ultimo post dell’OGC Nice è questo, firmato da un giovane tifoso 19enne chiaramente implicato nel passaggio di consegne del club rossonero più di quanto si pensi. Nella tarda serata di ieri infatti il presidente Jean-Pierre Rivère e il direttore generale Julien Fournier si sono dimessi dal Consiglio di sorveglianza de Les Aiglons dopo tensioni già divampate alle 16:30 dell’11 gennaio, quando però Rivére aveva annunciato l’addio pur dicendosi disposto a restare fino a fine anno al suo posto. «Sous leur impulsion, l’OGC Nice a pris une toute nouvelle dimension, tant sportive que structurelle» l’ha invece ringraziato ieri Chien Lee, sancendo il divorzio ante temporis.

Il nuovo capitolo societario prevede ora Gauthier Ganaye in qualità di presidente del consiglio d’amministrazione e Claude Li nelle vesti di ad. Il primo ha un’esperienza importante nel mondo del marketing calcistico, avendo collaborato con Lens (2013-17) e Barnsley (2017-18), il secondo vanta otto anni trascorsi a Parigi lavorando per un’agenzia di consulenza. Su di loro sono immediatamente piovute critiche, riguardanti in prima battuta il mercato – la mancata sostituzione di Balotelli è un tema scottante – e le prospettive future de Les Aiglons. Si teme un passo indietro, chiaro, alla luce delle cessioni degli ultimi anni: nel 2015 Jordan Amavi, nel 2016 Nampalys Mendy, nel 2017 Dalbert e Valentin Eysseric, nel 2018 Jean Michaël Seri, Alassane Pléa e Maxime Le Marchand. I 108 milioni entrati sono parzialmente stati reinvestiti e oggi ci si lamenta dell’attacco baby: i ’99 Maolida, Ganago e Sylvestre, i ’97 Srarfi e Sakho. Solo Allan Saint-Maximin pare adeguato a una squadra che ambisca a posizioni da Europa, visto che il 28enne Mickaël Le Bihan è ai margini del progetto. Si parlava di un ritorno di Valère Germain, ma il tempo è tiranno e l’ufficialità – che dovrà arrivare entro domani – non sembra troppo probabile. I tifosi temono una penuria d’investimenti, una progressiva disaffezione che porti il Nizza nella palude in cui oggi annaspa il Monaco soggetto ai rubinetti chiusi dal magnate Rybolovlev. Il malcontento è forte, c’è già chi sostiene «et voilà le club est mort» dimenticando forse che, in due stagioni piene, la dirigenza cinese ha consentito all’OGC di vivere il miglior piazzamento negli ultimi 41 anni di storia (il terzo posto nel 2016/17, con tanto di titolo d’inverno) e due campagne europee, nel 2016-17 e nel 2017-18, prima dell’ottavo posto della scorsa primavera.

Che l’Olympique Gymnaste Club de Nice-Côte d’Azur sia cresciuto fortemente negli ultimi tempi è indiscusso. Nel 2002 fu promosso in Ligue 1, l’11 luglio 2011 fu acquistato dall’imprenditore Jean-Pierre Rivère, il quale investì 12 milioni di euro e ottenne due lusinghieri quarti posti (2012/13 e 2015/16). Il ventiquattresimo presidente nella storia del club seppe inevitabilmente toccare i tasti giusti: «Le succès est une affaire d’état d’esprit» si presentò, col piglio del business intento a espandere il suo raggio anche nel calcio dopo aver fatto affari nel settore immobiliare. Lasciò il timone il 10 giugno 2016, proprio nel giorno inaugurale di Euro 2016, quando l’80% dell’OGC veniva acquistato da un fondo cinese e Rivère ne perdeva la maggioranza pur detenendo comunque il 20%. Dietro all’operazione v’erano Chien Lee e Alex Zheng, imprenditori nel campo turistico-alberghiero e fortemente attratti dalle potenzialità offerte non solo dal club bensì dall’intera Costa Azzurra. Puntando sulla voglia di ribalta del calcio cinese, dedito a investimenti all’estero, i due s’erano accordati con l’americano Paul Conway che aveva condotto in porto la trattativa, per un importo complessivo di 20 milioni oltre a un promesso incremento del capitale. Oggi l’OGC Nice è in declino e dietro le dimissioni di Rivère ci sono disaccordi con la maggioranza degli investitori: «Siamo in disaccordo ma non in conflitto. Non ho risposte per il futuro, ma la situazione attuale per il club non è buona e le piste di mercato che avevo seguito sono tutte morte. Io ho la coscienza tranquilla, ho lavorato per lunghi anni. Misurate il cammino percorso». Così, mentre Nizza ospiterà nel 2019 il quarto forum culturale franco-cinese, all’Allianz Riviera è cambiato il mondo. C’est la fin d’une époque.

Matteo Albanese

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