L’ultimo capitolo è stato scritto pochi giorni fa quando l’Uefa ha tolto a Milano la finale di Champions del 2027, dopo che non ha ricevuto dal Comune di Milano garanzie sulla praticabilità del Meazza
Per Milan e Inter è sempre più difficile, ma questo si era capito anni fa quando hanno iniziato a pensare a questo sontuoso progetto, arrivare alla fine del burrascoso iter burocratico per il nuovo stadio. La partita è sempre aperta e, ancora, lunghissima. L’ultimo capitolo è stato scritto pochi giorni fa quando l’Uefa ha tolto a Milano la finale di Champions del 2027, dopo che non ha ricevuto dal Comune di Milano garanzie sulla praticabilità del Meazza. E adesso i dubbi sul nuovo stadio sono ancora enormi e crescono giorno dopo giorno. “Siamo qui tutti per spingere le squadre a ripensare un’ultima volta sul valore che c’è nel rimanere nella città di Milano. Sono stato io stesso a interloquire con la Uefa. Se chiede la garanzia che non ci saranno lavori a San Siro per quella data come faccio a darla? Pragmaticamente non si poteva fare diversamente”, sono state le parole del sindaco del capoluogo lombardo, Giuseppe Sala.
E ancora: “Poi, la sigla con la proprietà, cosa vuoi che vi dica? Che vuoi dire che io ostacolo le squadre? No, certo. Dico solo, occhio, che non è semplice. L’ho detto al sindaco di San Donato di non venire a chiedere aiuto perché sono arrabbiato. Se chiede in aiuto i miei vigili con tutta la città che ha bisogno di quei vigili, dico no. Se mi dici che buona parte del traffico, dell’intervento, è nella mia città, allora parliamo di compensazioni perché così sono le regole pubbliche a difesa del nostro interesse. Quindi non è semplice, non è semplice”.
Stadio senza futuro
Sia Milan sia Inter hanno detto no alla ristrutturazione di San Siro. Entrambi i club senza giri di parole, lo hanno detto a Giuseppe Sala nell’ultimo incontro, spiegando che il progetto di WeBuild non rispondeva alle loro esigenze. Ovviamente, questo progetto si è arenato per una questione di costi. Nessun progetto alternativo, quindi addio al Meazza. Le due società, come avevano già annunciato nel 2019, vogliono costruire un nuovo impianto accanto a quello attuale. Se davvero sarà così, i tempi di certo si dilateranno parecchio tra nuovo progetto e trafila burocratica, senza considerare le proteste feroci di parte dei residenti, con relativi referendum. Insomma, è la classica telenovela italiana.
Ma allora quali sono le prossime tappe? La più importante è quella della valutazione dell’Agenzia delle Entrate (che è già stata contatta) che fisserà il valore dell’area. È un passaggio fondamentale, atteso da tutte le parti in causa. Da qui Palazzo Marino proporrà la stessa cifra a Milan e Inter, senza sconti essendo un ente pubblico. Successivamente rossoneri e nerazzurri incontreranno la Sovrintendenza per chiarire i dubbi sui vincoli del Meazza. In sostanza, c’è da lavorare e spendere.
Gli ostacoli
C’è una sensazione che aleggia su tutti i protagonisti. È che i club di via Aldo Rossi e di viale della Liberazione non vogliano mettere mano al portafogli, ma si attendono comunque risposte precise dal Comune su tempistiche e costi. In base a queste risposte decideranno quale strada prendere. Il ragionamento di base è sempre lo stesso. C’è sì la disponibilità ad ascoltare le proposte di Palazzo Marino, ma allo stesso tempo si porteranno avanti i rispettivi progetti alternativi a San Donato (qui il Milan ha già investito circa 40 milioni per l’acquisto dei terreni e l’avvio delle pratiche, e dove di recente sono già iniziati i lavori di bonifica e messa in sicurezza dell’area) e a Rozzano.
Ma che futuro avrà San Siro nel caso Milan e Inter scegliessero di andare via? Come riporta la Gazzetta dello Sport, le ipotesi sono sempre le stesse: hotel, cinema, ristoranti, teatro, negozi (tutto in base ai vincoli architettonici). “Il contratto di affitto del Comune con Inter e Milan per lo stadio di San Siro ha una scadenza che è giugno del 2030, quindi è chiaro che se non vogliono rimanere lì non possono presupporre che glielo rinnoveremo. Se decidono di realizzare i loro stadi a San Donato e a Rozzano devono essere sicuri di averli pronti per quella data perché noi non possiamo rimanere con il cerino in mano, ma dobbiamo cercare di vendere San Siro ai grandi promoter dei concerti. Altrimenti potremmo creare un danno a un bene della comunità. Se invece lo vogliono ristrutturare, siamo tutti felici”, ha detto Sala.
La lunga telenovela
Come detto, l’idea di ristrutturare il Meazza non ha passato l’esame con i due club. Sia in termini di esborso complessivo da parte delle società, ma anche nella prospettiva dei mancati ricavi. Sempre secondo quanto riporta la Gazzetta dello Sport, il motivo è semplice: per quanto si tratti di un progetto che cerca di impattare il meno possibile sulla capienza dello stadio, il fatto stesso di metterci mano garantendo allo stesso l’utilizzo delle squadre, significherebbe comunque diminuire la capienza a seconda dell’avanzamento dei lavori. E questo non può accadere, anche perché San Siro è spesso tutto esaurito. Per ultimo, nel derby del 22 settembre il club nerazzurro con 75.366 spettatori ha avuto un incasso di 7.626.430 euro, ovvero la cifra più alta nella storia della serie A (superato di un milione il primato precedente). Senza dimenticare gli incassi in Champions.
La percentuale di riempimento di San Siro nella scorsa stagione è stata del 95% per il Milan e il 96% per l’Inter. I numeri del campionato ’23-24 danno per i rossoneri una media di 72.008 spettatori, che scendono a 70.711 considerando tutte le competizioni. Per quanto riguarda l’Inter: 72.838 in campionato, ovvero 72.023 in termini stagionali. Di fronte a queste cifre è comprensibile che le milanesi manifestino il proprio disappunto di fronte all’ipotesi di perdere una parte di pubblico. Anche perché entrambe la scorsa stagione hanno superato gli 80 milioni (lordi) di botteghino. Quindi, la situazione resta davvero molto delicata. Non si vede la luce in fondo al tunnel e di questo nuovo stadio se ne parlerà ancora a lungo.
Potrebbe interessarti anche questo articolo: La finale dell’edizione 2026-2027 della Champions League non si svolgerà a San Siro: ecco perché