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Rilanciarsi, Besara

Nahir Besara è il classico funambolo per il quale vanno pazzi tre allenatori su quattro. Nell’attuale 4-4-2 del suo Örebro veste la numero 10 e rappresenta il classico elemento amalgamante tra una prima punta fisica (il nigeriano Kennedy Igboananike) e un centrocampo poco ricco di tecnica. E’ la stella, il catalizzatore di palloni, la calamita di una squadretta di metà classifica. Inesauribile fonte di fosforo per un cervello a tratti stanco, più di una volta in questa stagione ha tolto le castagne sul fuoco ai compagni.

Era il 25 febbraio 1991: mentre impazzava la Guerra del Golfo che teneva impegnati gli States di Bush in Iraq, in una saletta d’ospedale di Södertälje vedeva la luce per la prima volta il piccolo Nahir. Sebbene sia terra di tennis (non a caso Björn Borg è nato qui), il giovane Besara ha scelto il calcio come suo sport anche grazie alla sua origine assira. Questo perché da quelle parti esiste un club chiamato Assyriska Fotbollsföreningen, fondato nel 1971 da rifugiati assiri e storicamente in aperto contrasto con il Syrianska (siriaco): una volta la Svezia tendeva a identificare la maggioranza degli immigrati del Medio Oriente con l’appellativo “assiri”, e quando i siriani si indispettirono fondarono una loro polisportiva. Quella dell’Assyrika è una bella storia, perché solo dai primi anni ’90 la società ha aperto le porte al tesseramento di non assiri: addirittura militò in Superettan toccando con un dito la finale di Svenska Cupen del 2003 (persa però contro l’Elfsborg). In tutto questo, la precocità di Besara era già evidente nel momento in cui divenne il più giovane esordiente del suo club, a soli 17 anni. Era il 2008, mentre fino al 2012 militerà nella società che lo aveva lanciato, calcando i campi di Superettan con una nonchalance impressionante. Nel gennaio 2013, quando ossia lascerà la squadra in direzione Hammarby, il suo score parlerà per lui: 16 reti e 17 assist, di cui 8 e 9 rispettivamente nella Superettan 2012. A stupire, la sua polivalenza: Besara era infatti utilizzato da mediano, altre volte da centrocampista esterno, pure da trequartista. In ogni caso, sempre con risultati ottimi: assist sfornati a ripetizione, qualche gol qui e là, spesso giocate incredibilmente efficaci.

Coi Bajen avverrà il grande salto, ma non subito. In un ambiente nuovo e con uno standard più elevato rispetto a quello dell’Assyrika, il tecnico di allora, lo statunitense Gregg Berhalter, decise di farlo allenare con l’Under21 provandolo da attaccante: quella che allora fu una soluzione improvvisata farà invece col senno del poi la fortuna del giocatore. Si può solo immaginare come sarebbe finito da mediano anziché rifinitore, di certo mi sento in grado di assicurarvi che non sarebbe dov’è ora. Il cambio sulla panchina dell’Hammarby (via Berhalter, dentro Nanne Bergstrand) è stato poi una manna dal cielo: galvanizzato da tali aspettative pendenti sulla sua figura, Nahir non deluderà permettendosi pure una tripletta all’Östersunds FK. Nel 2014, dulcis in fundo, sarà promozione in Allsvenskan. A 23 anni, Nahir si trovava un futuro più che roseo davanti: con la sua maglia numero 7, era il trequartista nel 4-2-3-1 che pareva quasi essergli stato disegnato addosso. Il suo nome cominciava a capitare sulla bocca di chiunque, e a fine anno il suo bottino reciterà 5 reti e 3 assist, ma quello che stupisce maggiormente è come in ogni vittoria del suo Hammarby ci sia stata una sua marcatura oppure un suo passaggio decisivo. Come se non fosse abbastanza, Nahir si concedette peraltro il lusso di decidere di tacco un derby contro il Djurgårdens: il gesto tecnico lo trovate in questo video, mentre davanti alle tv l’incredulo telecronista Jens Fjellström lo annunciò col termine “Zlatanmål“. Tradotto, vuol dire qualcosa come “rete a mo’ di Ibrahimovic”. Rende l’idea, no?

L’errore più grande, nella carriera di Besara, è stato l’aver accettato le lusinghe del Göztepe. Era il luglio 2015, e quando mancavano circa tre mesi alla scadenza di contratto coi Bajen la decisione del giocatore fu quella di tentar l’esperienza in terra turca. Eccezion fatta per un pregevole gol di sinistro, non sarà un bel periodo: una quindicina di gettoni-presenze, prevalentemente nella prima parte di stagione, poi sei mesi da separato in casa in cui spesso neppur veniva convocato. Avrebbe potuto far solo una cosa per rilanciare la sua carriera: tornare in Svezia, what else? Eccolo qui, nell’agosto 2016, il ritorno della pecorella nell’ovile. Questa volta all’Örebro, con cui si è legato fino al 2018. Le news di mercato lo davano vicinissimo al GIF Sunsdvall, eppure ad accaparrarsi le sue performances sarà lo Sportklubb dello Svealand. “Sono stato molto lusingato quando ho saputo che il club era interessato, perché gioca un buon calcio. Dopo il discorso che ho avuto con Axén, non c’era alcun dubbio. La sua personalità, il modo con cui vuole utilizzarmi: è davvero bello essere qui. Accanto a lui, in conferenza stampa, ecco il ds della società Magnus Sköldmark: “Con Nahir otteniamo un centrocampista centrale abile, che si adatta bene alla nostra idea di gioco. Ha grandi ambizioni come giocatore e pensiamo che avrà una forte ulteriore sviluppo da noi”.

A parte il fatto che alla fine è stato impiegato come trequartista o al massimo seconda punta, ma tutto fuorché centrocampista centrale, voglio sottolineare un aneddoto. Era il 12 settembre 2016, e alla Tele2 Arena il suo Örebro affrontava l’Hammarby. Contro la sua ex squadra, Nahir andò a segno firmando il pari al minuto 94′: non esulto, per rispetto verso i suoi tifosi di una volta, ma da allora ha certamente preso confidenza col gol. Quattro nella scorsa metà stagione, conditi da altrettanti assist, mentre in questa Allsvenskan 2017 la quota è già 7 (tra cui segnalo una favolosa tripletta del mese scorso con cui praticamente da solo ha abbattuto l’IFK Göteborg, presentandosi ai microfoni affermando di non esser soddisfatto). Il suo record risale a 8 marcature, nella Superettan 2012: non ricordateglielo, ma sta per metter a segno la sua miglior stagione in carriera…

Matteo Albanese

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