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Riesci a riconoscere i cugini-fratelli Elyounoussi?

Belfast, mattina del 26 marzo 2017. Lars Lagerbäck, nominato qualche tempo prima uomo più noioso di Svezia, si precipitò a dare indicazioni a un calciatore. Il ct norvegese preparava la gara contro l’Irlanda del Nord, s’avvicinò a Tarik Elyounoussi e lo elogiò. In realtà non era Tarik bensì Mohamed, che immediatamente ironizzò: «È normale, Tarik è stato molto elogiato in settimana, quindi pensava fossi io anche se lui ha sei anni in più di me; a volte Lars scherza e ci confonde appositamente». La frittata era però fatta e qualche minuto più tardi Lagerbäck si complimentò con Mohamed ‘Moi’ Elyounoussi. Scoppiarono tutti a ridere, perché Moi era stato sostituito poco prima e in realtà il calciatore applaudito era Omar Elabdellaoui.

I protagonisti del siparietto sono Omar Elabdellaoui, Tarik Elyounoussi e Mohamed Elyounoussi. Il primo non ha nulla in comune con gli altri due, se non le origini marocchine (Omar è però nato a Oslo) e una parentesi all’Olympiakos condivisa con Tarik. Tarik e Mohamed invece sono cugini, quasi fratelli: tecnicamente si definiscono cugini gemelli, perché la genealogia vuole che i padri dei due siano fratelli tra loro, le madri – ugualmente – sorelle. Tarik è nato nel 1988, Mohamed nel 1994, entrambi ad Al-Hoseyma, entrambi cresciuti a Østfold e a Fredrikstad. Curiosamente, non hanno mai giocato assieme a livello di club.

Tarik arrivò a Fredrikstad nell’autunno 1998, a 11 anni, e immediatamente accusò la mancanza di sole e amici dal Marocco. Mohamed era arrivato prima in Europa, nel 1996, quando aveva 2 anni. A sua volta Moi ha un fratello, Anwar, così come Tarik, il cui fratello si chiama Ridouan. Il legame più stretto di tutti lega però Mohamed a Tarik: «Lui mi ha insegnato le basi del calcio». Tarik rispose scherzando: «Lui ha giocato in Champions prima di me, sono un po’ arrabbiato». Effettivamente Tarik esordì il 12 settembre 2017, in un Chelsea-Qarabağ 6-0, mentre Mohamed l’aveva preceduto il 28 settembre 2016, in un Arsenal-Basilea 2-0. Tarik, di sei anni più vecchio, era reduce da 3 reti in 9 gare di Europa League l’anno prima, con l’Olympiakos, tra cui una meravigliosa sforbiciata contro il Besiktas.

Tarik Elyounoussi ha giocato in Norvegia (Fredrikstad, Lillestrøm, Rosenborg), Olanda (Heerenveen), Germania (Hoffenheim), Grecia (Olympiakos), Azerbaigian (Qarabağ), Svezia (AIK) e, da gennaio 2020, Giappone (Shonan Bellmare). Ha vinto una coppa di Norvegia col Fredrikstad (2006), il campionato greco 2016-17 e l’Allsvenskan 2018, realizzando 8 delle sue 11 reti nel solo maggio 2018, decisive per il titolo dell’AIK dopo 9 anni di digiuno. Mohamed Elyounoussi, oltre al paese adottivo (Sarpsborg, Fredrikstad, Molde), ha girato Svizzera (Basilea), Inghilterra (Southampton) e attualmente è in prestito in Scozia (Celtic). Vinse il doblete col Molde nel 2014 (Eliteserien e Norgesmesterskapet), in cui tra gli altri figuravano pure Sander Svendsen, Fredrik Gulbrandsen e Per Egil Flo, cugino di Tore André Flo. Nel 2017 si ripeté col Basilea (campionato e coppa di Svizzera), e il 18 maggio scorso, anzitempo causa nuovo coronavirus, con la Scottish Premiership.

In nazionale, però, Tarik e Moi quasi non volevano incontrarsi. Il primo debuttò con l’U21 nel maggio 2006 a Stavanger e due anni dopo con la nazionale maggiore, il secondo esordì nel gennaio 2014, sostituendo Erik Huseklepp in un’amichevole contro la Polonia. Fu poi convocato in U21, saltò 3 gare giocate da Tarik, tornò in un’amichevole contro gli Emirati Arabi ma lì Tarik non c’era. Il 3 settembre 2014, infine, la Norvegia giocò a Wembley: Tarik partì titolare, Mohamed entrò al 69’ e giocò 9’ col fratello sostituito al 78’. Fu finalmente scattata la foto che li ritraeva entrambi in campo ma da allora, delle 60 presenze di Tarik e le 24 di Mohamed, solo 11 sono state le occasioni in cui hanno giocato assieme. Due sole, però, senza che un Elyounoussi fosse sostituito.

Iniziò così la Familiefeide, dato che si contendevano una posizione in campo: «Ma finché gioca uno dei due va bene» smorzò Mohamed. Così la stampa norvegese metteva sempre un Elyounoussi nelle probabili formazioni, specificando «han med bart, eller han uten», a seconda che fosse coi baffi (Tarik) o senza (Moi). La somiglianza era evidente: «Forse dovrei tingermi i capelli per mostrare differenze», disse Mohamed, il cui padre Abdelhaki aveva una pizzeria a Fredrikstad. Serviva 23 tipi di pizze, inventò la 24° (numero di maglia del figlio ai tempi) e la chiamò Moi Special, condita con prosciutto e salame piccante, mai assaggiata però dal figlio che ai tempi dava una mano in negozio: «Papà andava a lavoro alle 9 di mattino, tornava per pranzo e apriva dalle 14 alle 23. Rincasava quando io ero a letto, non aveva dipendenti, voleva fare tutto da solo. Mi ha trasmesso questi valori, l’umiltà e il duro lavoro». Gli impegni domenicali indussero Abdelhaki a lasciare l’attività. Cominciò anche da qui la saga dei cugini, o forse fratelli, Elyounoussi.

Matteo Albanese

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