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Le lacrime di Magyar rompono il tabù del suicidio nel calcio

Erano gli ultimi giorni del 2017, un anno che per Richard Magyar aveva significato il trasferimento in Germania – al Greuter Fürth – dopo due anni all’Hammarby che avrebbe ritrovato nell’estate 2019, scaduto il suo contratto coi Trifogli. In un’intervista di routine al quotidiano Expressen, Magyar ammise però per la prima volta di aver pensato al suicidio, quasi per caso, lasciando sbigottito il suo intervistatore: «È capitato un anno fa, una persona a me cara venne a mancare, mio padre si ammalò e una relazione finita peggiorò la mia situazione. La mia vita dipendeva meno dal calcio, fui spazzato via da tutto. Alla fine uscii da quel periodo, del resto il mondo del calcio è molto controllato. Così mi misi a riflettere su quelle montagne russe estreme, un’altra volta».

Fu la seconda occasione in cui Magyar, cognome ungherese per via del nonno, ebbe a che fare con la tentazione di farla finita. La prima accadde durante una vacanza negli Stati Uniti. Aveva 18 anni e si trovava coi suoi amici quando all’improvviso un giovane si tolse la vita davanti ai suoi occhi: «Fu traumatico, mi sollevò molte domande sul fatto che avessi potuto fare qualcosa, poi fui colpito dalla calma di questa persona, che pochi secondi prima sembrava felice mentre all’interno evidentemente provava qualcosa di completamente diverso». Da quelle due esperienze, Magyar trasse coraggio: dopo l’intervista sopracitata divenne ambasciatore di Suicide Zero, associazione di prevenzione, e ispirò altri calciatori come Ivo Pekalski e Andreas Berndtsson a esternare le loro problematiche (il secondo si ritirò dal calcio a soli 21 anni per lo stress eccessivo).

«Per me fu una sfida parlarne, ma oggi ho capito di dover essere grato per la mia vita» dice oggi Magyar che, firmato un triennale a luglio con l’Hammarby, s’è detto «tornato a casa» e non ha nascosto la sua ammirazione per i tifosi che gli assicurarono il pieno sostegno nella comune lotta a uno dei tabù che il mondo del calcio ha faticato a comprendere. Ha lodato l’ambiente familiare di Stoccolma, ripetendo la metafora del Carnevale a Södermalm che Stefan Billborn aveva evocato prima della gara col Malmö. Gara decisa proprio da Magyar, autore del definitivo 2-0 con un tempistico inserimento all’88’ su calcio di punizione partito dal destro di Darijan Bojanić.

A quel punto nella mente di Richard Magyar s’è accavallato quel senso di frustrazione provato in passato, sciolto dai festeggiamenti sotto la curva e l’abbraccio dei compagni: «Non penso di provar sentimenti più forti di questo in tutta la mia vita». Ancora, al triplice fischio dell’arbitro Nyberg s’è gettato a terra, incredulo, lasciando ai fotografi uno scatto iconico. Così davanti ai giornalisti Stefan Billborn l’ha incoronato («è un grande»), citando una sorta di pressione redentrice. Il compagno di squadra Alexander Kačaniklić, autore dell’altra rete di giornata, s’è fatto da parte per lasciar spazio proprio a Magyar: «Ha parlato di suicidi e ha fatto bene, non se ne parla mai abbastanza. A essere sincero non ho notato nulla di diverso in lui, è sempre un compagno dalla grande positività, ma ho visto quanto significasse per lui questa cosa alla fine della gara».

«Le lacrime sono sia gioia che sollievo, sono state un mix emotivo sotto ogni profilo, è stato impossibile trattenerle» ha detto Magyar, che a discapito della calma chiesta da Billborn ha continuato: «I tifosi meritano questa felicità, indipendentemente da dove conduca». Ecco perché Richard Göran Emil Magyar ama ripetere «min egen resa», «il mio viaggio». Un viaggio cominciato a 8 anni nella sua Malmö, che a 15 lo bocciò in un provino. Di qui il trasferimento con la famiglia ad Halmstad, il debutto in Allsvenskan datato 2010, cinque mesi del 2015 in Svizzera all’Aarau e il ritorno in Svezia in estate accompagnato da Imad Khalili. Lasciò Stoccolma quando finalmente si sentì pronto («lo psicologo del club mi ha aiutato moltissimo»), così dopo il biennio in Baviera a Fürth il destino avrebbe riportato Magyar in Svezia. In attesa della prossima destinazione, che, con quattro big appaiate a 59 punti (Hammarby, Malmö, AIK e il Djurgården impegnato stasera in trasferta a Göteborg), potrebbe essere una semplice festicciola a Södermalm.

Ecco di seguito il tabellino:
Hammarby (4-2-3-1): Blažević; Sandberg, Magyar, Fenger, Widgren; Martinsson Ngouali, Đurđić; Rodić, Bojanić, Kačaniklić (dall’89’ Söderström); Khalili (dal 71’ Jóhannsson). All: Billborn. A disp: Nnonyelu Dovin, Fällman, Solheim, Björklund, Bengtsson.
Malmö FF (4-4-2): Dahlin; Beijmo, Larsson, Bengtsson, Safari (dall’81’ Rakip); Berget, Lewicki, Bachirou, Traustason (dal 76’ Rieks); Rosenberg, Antonsson (dal 59’ Molins). All: Rosler. A disp: Melichárek, Nielsen, Knudsen, Gall.
Reti: 15’ Kačaniklić, 88’ Magyar. Ammoniti: Khalili, Widgren (H), Traustason, Beijmo, Lewichi, Bachirou, Rakip, Larsson (M). Arbitro: Nyberg.

Matteo Albanese

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