Marco Reus e il Borussia Dortmund hanno annunciato che le loro strade si divideranno al termine di questa stagione: si chiuderà così una favola tra le più belle del calcio moderno. Il futuro del tedesco è ancora da stabilire
Se siete degli inguaribili romantici e amate quando il calcio riesce ancora a regalare qualche favola, allora non potrete che apprezzare quella che è stata la profondissima storia d’amore tra Marco Reus e il Borussia Dortmund.
Un rapporto che ha portato giocatore e club a raggiungere alcuni dei traguardi più prestigiosi delle rispettive carriere e che, al termine di questa stagione, vedrà scambiarsi l’ultimo bacio.
Il capitano del BVB ha, infatti, ufficializzato oggi il suo addio ai Gialloneri.
“Beh, da dove posso iniziare. Cari tifosi del Borussia Dortmund, ho avuto la possibilità di giocare in questo magnifico stadio per dodici anni e ho dedicato metà della mia vita a questo club. Abbiamo vissuto dei momenti belli, ma pure dei momenti difficili, anche se quelli belli sono stati di più. Il club e io abbiamo preso la decisione di non rinnovare il mio contratto”.
Inizia così il messaggio emozionante attraverso il quale Reus e il Borussia Dortmund hanno deciso di annunciare al Mondo la fine di un’era.
Si tratta di un video che il club tedesco ha pubblicato sui propri profili social ufficiali e che ritrae il capitano in polo e tuta mentre parla alla telecamera, dritto in piedi davanti alla leggendaria tribuna del Westfalenstadion solitamente popolata dal famoso muro giallo.
“Per me, è stato un onore incredibile e un enorme privilegio poter indossare la maglia di questo club per così tanti anni. Al momento, per me è difficile riuscire a trovare le parole giuste, ma volevo essere il primo ad annunciare questa notizia a tutti voi tifosi”.
Ha proseguito Reus, entrato nel cuore di tutti i tifosi del BVB negli ultimi dodici anni, tanto da essere considerato una delle bandiere più identificative per il popolo di Dortmund.
Da calciatore ambizioso qual è e da vero leader dei Gialloneri, l’attaccante tedesco ha poi colto l’occasione per ricordare a tutti come ogni attenzione da qui alla fine della stagione dovrà essere riservata al grande risultato che il Borussia proverà a conquistare: tornare in finale di Champions League e provare a vincerla.
“Abbiamo ancora un obiettivo importantissimo da centrare: vogliamo conquistarci la finale di Wembley. Vogliamo riportare questo trofeo di nuovo a Dortmund. Per questo motivo, era importante prendere questa decisione in anticipo, così che non ci fossero distrazioni. Ora, siamo tutti concentrati al massimo sull’obiettivo più importante. Ci vedremo ancora per qualche partita in questo stadio magnifico, a partire già da questo sabato. Dobbiamo restare concentrati sulle prossime partite. A presto”.
Il Dortmund in casa quest’anno giocherà ancora due gare di Bundesliga, contro Augsburg e Darmstadt, mentre in trasferta sarà impegnato sul campo del Mainz in campionato e, soprattutto, su quello del Paris Saint-Germain in Champions League.
Proprio la Coppa dalle grandi orecchie è il sogno che Reus vorrebbe fare suo, riportando a Dortmund un trofeo che manca dal 28 maggio 1997, quando il Borussia allora allenato da Ottmar Hitzfeld riuscì a battere 3-1 la Juventus di Marcello Lippi nella finale all’Olympiastadion di Monaco di Baviera (doppietta di Karl-Heinz Riedle e goal di Lars Ricken per i tedeschi; di Alessandro Del Piero la rete bianconera, ndr).
All’epoca Marco Reus aveva quasi otto anni (è nato il 31 maggio 1989, ndr) e forse mai si sarebbe aspettato che a vivere la successiva finale del Borussia Dortmund in Champions League ci sarebbe stato proprio lui in campo, nel 2013.
Per trovare l’ultima semifinale di Champions League giocata dal Borussia Dortmund, prima di quella di quest’anno, bisogna riavvolgere il nastro del tempo fino alla stagione sportiva 2012/13, quando i Gialloneri di Jürgen Klopp si ritrovarono a eliminare a sorpresa il Real Madrid di Jose Mourinho.
4-1 la vittoria per i tedeschi al Westfalenstadion, grazie a un meraviglioso poker di Robert Lewandowski, reso possibile anche da due assist proprio di Marco Reus (di Cristiano Ronaldo, invece, l’unico goal del Real Madrid, ndr).
2-0 la sconfitta al Santiago Bernabeu, dove a segnare furono Karim Benzema e Sergio Ramos.
La doppia sfida si concluse così con un risultato finale complessivo di 4-3, che permise al Dortmund di qualificarsi per la finale di Champions League contro il Bayern Monaco di Jupp Heynckes.
L’ultimo atto, tutto tedesco, si giocò allo stadio londinese di Wembley e ad avere la meglio per 1-0 furono i bavaresi, grazie a un goal al 89’ di Arjen Robben (prima avevano segnato Mario Mandžukić per il Bayern Monaco e İlkay Gündoğan per il Borussia Dortmund, ndr).
Esattamente lo stesso stadio in cui si disputerà anche la finale di Champions League di quest’anno, quella che Reus e il Borussia Dortmund sperano di raggiungere.
Per farlo, i Gialloneri dovranno riuscire a difendere martedì 7 maggio contro il PSG al Parco dei Principi l’1-0 conquistato a Dortmund pochi giorni fa, per merito del goal di Niclas Füllkrug.
Qualora dovesse riuscirci, il BVB all’ultimo atto della massima competizione europea in programma nella capitale inglese potrebbe trovare ancora una volta il Bayern Monaco o, in alternativa, il Real Madrid.
Entrambe due vecchie conoscenze della meravigliosa cavalcata Champions del 2013 (2-2 il risultato della semifinale d’andata tra bavaresi e madridisti giocata martedì scorso, ndr).
Le analogie tra il 2013 e il 2024 per il Borussia Dortmund non finiscono però qui.
All’epoca il BVB terminò al primo posto il proprio girone di Champions League, mettendosi alle spalle squadre del calibro di Real Madrid, Ajax e Manchester City, e affrontò poi in semifinale proprio i Blancos, già scontrati nel girone.
Quest’anno i Gialloneri hanno vinto, invece, un gruppo di ferro composto da Paris Saint-Germain, Milan e Newcastle United e in semifinale si sono ritrovati ad affrontare nuovamente il PSG, già messo alle spalle nella fase a gironi.
Ciò che Reus e il resto del Dortmund spera è che, qualora dovesse arrivare la tanto sognata qualificazione alla finale di Wembley, l’ultimo atto nello stesso stadio del 2013 si concluda in maniera differente dall’ultima volta.
Congedarsi dal mondo BVB alzando una Champions League sarebbe il lieto fine più dolce per la favola che Marco Reus ha vissuto in una delle città simbolo della Ruhr.
Una favola iniziata quando l’attaccante aveva solo sei anni.
Reus nelle giovanili del Borussia Dortmund è entrato, infatti, nel 1995, dopo aver trascorso un paio d’anni nel PTSV Dortmund.
Nell’Academy giallonera è quindi rimasto fino al 2005, quando ha proseguito la sua crescita nel Rot Weiss Ahlen per altre tre stagioni, prima di passare al Borussia Mönchengladbach, club che lo ha lanciato definitivamente nel calcio dei grandi.
Al Gladbach è restato per tre anni, ma nel 2012 ha deciso di tornare nella sua città e di vestire nuovamente la maglia del Borussia Dortmund, una vera e propria seconda pelle per lui.
È stato l’inizio di dodici anni meravigliosi, che lo hanno visto conquistare due Coppe di Germania, tre Supercoppe di Germania, il titolo 2019 di “Giocatore della Stagione” in Bundesliga e la partecipazione a una finale di Champions League, oltre che la fascia da capitano dal 2018 e, soprattutto, il rispetto e l’amore dei tifosi.
Sebbene abbia vinto meno di quanto avrebbe potuto (e meritato) Marco Reus a Dortmund è considerato una leggenda e tale resterà anche dopo il suo addio.
In dodici anni ha collezionato, ad oggi, 424 presenze, 168 goal e 128 assist con il club, ergendosi a grande protagonista proprio nella Champions League del 2013, competizione in cui realizzò 4 reti e 3 passaggi vincenti.
Con la sua iconica maglia numero 11 sulle spalle è diventato il simbolo illustre del Borussia Dortmund nel Mondo.
Campioni del calibro di Lewandoski, Gündoğan, Götze, Hummels e Aubameyang sono passati dal BVB e se ne sono poi andati a cercare fortuna altrove (qualcuno come Götze e Hummels è anche tornato, ndr), mentre Reus dal 2012 a oggi è sempre rimasto, conquistandosi così il diritto di essere considerato la bandiera del club.
Anche lui, con il suo talento luccicante (e qualche infortunio in meno), avrebbe potuto vincere molto di più in qualche club ancora più prestigioso, ma ha scelto di viversi fino in fondo la sua favola in giallonero, senza alcun rimpianto.
Lo ha fatto per amore, passione e volontà, guadagnandosi il rispetto dei propri tifosi e anche di molti avversari.
Ora, a 34 anni, proverà a regalarsi l’ultima grande gioia con il suo Borussia, prima di salutare tutti, lasciare lo spogliatoio e andare a chiudere la carriera altrove.
C’è chi pronostica una chiusura al Borussia Mönchengladbach e chi invece sogna per lui un’affascinante avventura in qualche big europea.
Qualunque sarà la sua decisione, ciò che è certo è che la carriera di Marco Reus verrà ricordata soprattutto per una favola lunga 12 anni (22 aggiungendo le Giovanili) al Borussia Dortmund.
Una delle favole più belle del calcio moderno, per chi è un inguaribile romantico e ama lasciarsi emozionare anche da storie come questa.
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