Retegui promesse finalmente mantenute. Gli serviva una mano, gliene sono arrivate due. Una è di Gasperini, l’altra è di Spalletti. Entrambi lo hanno aiutato a correggere il tiro, nel senso più pieno del termine calcistico. E sono passati alla cassa con gli interessi. Retegui, nell’Atalanta e in nazionale, ha trovato un modulo che sta esaltando le sue caratteristiche.
La mano della Dea è storicamente un toccasana per gli attaccanti. Come già accaduto lo scorso anno con Scamacca, Gasperini ha lavorato per l’Atalanta ma anche per la nazionale. Secondo “favore” a Luciano Spalletti che si è ritrovato un calciatore assolutamente trasformato rispetto all’Europeo. I numeri della stagione dell’italo argentino parlano chiaro. Mateo ha segnato sette gol in sette partite, timbrando il cartellino in media ogni 68’ di gioco e in tutti i modi. Tre gol di destro, tre di sinistro e uno di testa. Quel che conta, però, sono anche le conclusioni verso la porta. Calcia quattro volte a partita, centrando lo specchio della porta nel 40% dei casi. E tutte le conclusioni arrivano entro i 16 metri. Dunque il ragazzo ha evidentemente imparato a muoversi dentro l’area di rigore senza disperdere energie. Una lucidità che lo aiuta anche a giocare con la squadra ed essere più preciso ed efficace anche in fase di costruzione: Retegui ha alzato la percentuale di passaggi riusciti al 77%. Numeri che esaltano caratteristiche intraviste, ma rimaste sinora inespresse.
Luciano Spalletti ha completato l’opera e ha arricchito ulteriormente il bagaglio tecnico tattico del calciatore. Sebbene con metodi diversi, il concetto e i compiti richiesti sono identici: con Gasperini e Spalletti gli attaccanti devono muoversi ed essere i primi a portare il pressing e in fase di possesso, andare a schiacciare la linea difensiva avversaria e scambiare o ricevere il pallone senza lasciarsi risucchiare lontano dai sedici metri. Non a caso, chi ha giocato con Gasperini e il tecnico di Certaldo ha sempre segnato moltissimo. Oltre all’organizzazione di gioco, però, contano anche gli interpreti. E in questo senso il salto di qualità dipende anche da chi ha intorno. Retegui ha il merito di capitalizzare, ma anche il privilegio di ricevere palloni da Lookman o Dimarco. Anche questo è un fattore determinante: in sintesi, Mateo non è più chiamato a lavorare lontano dalla porta per “inventarsi” il gol, ma deve fungere da terminale e uomo d’area e farsi trovare puntuale all’appuntamento in area di rigore. Una differenza enorme rispetto al recente passato. E si vede.
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