Chiudere il girone da imbattute poteva essere il meritato traguardo per l’Italia in questa fase del Mondiale, ma se ti ritrovi a ragionare con uno dei mostri sacri di questo sport, ecco che qualsiasi piano può saltare da un momento all’altro. L’ostacolo principale per le nostre azzurre porta il nome di Marta, nota più semplicemente come la calciatrice più forte che il Brasile abbia mai visto.
E a incoronarla questa volta non solo soltanto i tifosi, ma i numeri inequivocabili e da capogiro che ci dipingono un quadro mai visto prima: la brasiliana è stata premiata come miglior giocatrice al mondo per sei volte nella sua lunga carriera (dal 2006 al 2010 e poi nel 2018) e ha segnato 111 gol in 130 partite con la maglia della nazionale verdeoro, quella che le ha regalato la gioia più grande di tutte proprio nella partita contro l’Italia.
Nonostante il rigore concesso dall’arbitro stia ancora facendo discutere, Marta è riuscita a riscrivere la storia del calcio superando Miroslav Klose e prendendosi il primato assoluto della classifica dei marcatori del Mondiale Fifa (maschile e femminile, sia chiaro) con 17 reti realizzate in cinque diverse edizioni.
“Questo record non mi appartiene, appartiene a tutti noi. Lo condivido con chiunque combatta per più uguaglianza”. Le sue parole toccanti alla fine del match però gridano giustizia neanche troppo velatamente, dato che appena qualche giorno fa, quando Marta aveva uguagliato l’attaccante della Germania a quota 16 gol, nessuno aveva accennato al suo record, tanto da spingerla a chiedere a qualche giornalista se sapesse di questo traguardo appena raggiunto.
Ebbene sì, tutti sanno ma in pochi hanno celebrato la brasiliana come meriterebbe. La sua colpa (se così può essere definita) è quella di aver riscritto il record giocando in un Mondiale femminile e segnando contro altre donne, troppo poco a detta di qualcuno per paragonarla davvero a chi come Klose lo ha raggiunto calcando palcoscenici molto più importanti. Ma qual è la differenza? Entrambi hanno raggiunto questo traguardo in una competizione mondiale, segnando ad avversari più o meno forti, rispettando le stesse regole e praticando la stessa disciplina.
La scusante poi non va assolutamente ricercata nella difficoltà delle partite, dato che anche il tedesco è riuscito a scalare la classifica marcatori segnando contro squadre di medio o basso livello, come in occasione della tripletta nell’8-0 contro l’Arabia Saudita. E il rigore da record di Marta non ha né più e né meno lo stesso valore di un gol segnato da un suo collega in una fase a girone di un Mondiale.
È impensabile ridurre a una semplice postilla le gesta di una delle sportive più forti in attività, lei da sempre icona sana del mondo del calcio, idolo di tante ragazze, ambasciatrice Onu ed emblema di battaglie per la giustizia e l’uguaglianza, come quella contro il pay gap portata avanti proprio nel corso di questo torneo, al quale si è presentata senza nessuno sponsor a sostenerla.
Per Marta però c’è ancora tempo di rispondere con orgoglio a tutti quelli che hanno tolto dignità al suo grande traguardo, marciando sempre in avanti con quell’inno alla grinta che tanto amava cantare durante il ritiro suonando la chitarra: “continuate a lottare, siete più forti di quanto voi stesse immaginiate”.
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