Champions League, Supercoppa europea, Mondiale per club, Liga, Champions League, Supercoppa europea, Supercoppa spagnola. Queste sono le sette bellezze conquistate dal Real Madrid da quando Zidane si è seduto su una delle panchine più prestigiose d’Europa. L’allenatore francese in poco tempo ha dato ordine e stabilità ad un gruppo che con Benitez aveva perso l’identità del grande club. La vittoria, in Supercoppa di Spagna contro il Barcellona, è l’ennesima consacrazione di una squadra che in questo momento è la più forte del Mondo. Oggi le Merengues hanno dato un’altra prova di forza perché hanno ottenuto il successo senza quattro titolari come Casemiro, Isco, Bale e Cristiano Ronaldo. Questo a dimostrazione del fatto che tanti campioni, se non sono un gruppo, non vanno da nessuna parte. Per il Barcellona è già tempo di riflessioni dopo due match in cui, a pochi giorni dall’inizio della Liga, i dubbi sono più delle certezze.
Pronti via ed è subito Asensio; il goal del giovane attaccante fa passare in secondo piano il fatto che Bale, nonostante l’assenza di Ronaldo, sia seduto in panchina. Zidane è divantato pazzo? No, è semplicemente consapevole di avere a disposizione un gruppo capace di sopperire all’assenza della famosa BBC soprattutto dopo aver vinto la gara di andata per tre a uno. La scelta del tecnico paga perché i suoi disputano un primo tempo fantastico dove dominano un Barcellona incapace di reagire; nella ripresa il Real gestisce le forze, arriva al traguardo e ora si prepara ad iniziare la Liga. Il successo in Supercoppa rappresenta le sette bellezze per le Merengues dell’era Zidane ed è il secondo successo in 15 giorni dopo aver alzato la Supercoppa europea. Dopo queste tre straordinarie gare la domanda è lecita: il Real Madrid sarà il padrone assoluto anche della prossima stagione? Siamo solo all’inzio ma è una possibilità molto concreta.
Se da una parte si può giocare, e vincere, anche senza Bale e Cristiano Ronaldo dall’altra sembra impossibile fare le due cose senza Neymar. La partenza dell’attaccante, direzione Parigi, è stato un duro colpo per il Barcellona che, oltre sul mercato, non ha saputo reagire a livello psicologico; l’addio del fenomeno brasiliano unito all’inizio del nuovo corso targato Valverde hanno creato uno trauma all’interno del mondo blaugrana e quanto successo in campo ne è la diretta conseguenza. Quello visto in 180 minuti di Clasico non può essere il vero Barcellona; una squadra spenta, disattenta in fase difensiva, per niente vivace dal punto di vista offensivo come se quello che viene definito Més que un club sia sportivamente morta nel giorno in cui una delle sue stelle più luminose ha preso un’altra strada. Ora per Valverde il compito è tutt’altro che facile: risollevare una squadra rimasta ad una cessione che sembra impedire il successo.
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