Vi impressionano i 3600 metri di altura dello stadio Hernando Siles di La Paz? La casa storica della nazionale boliviana e delle principali squadre del paese, il Bolívar e il The Strongest? Beh, in giro per la Bolivia si può trovare di meglio (o peggio a seconda della prospettiva). In un paese esclusivamente montuoso, a causa di tanti processi storici che gli hanno negato un accesso sul mare, il fútbol de altura è religiosamente venerato e tantissime squadre anche al di fuori di La Paz giocano ben oltre i 3000, come il Real Potosí, la squadra protagonista di questa notte.
Già perché come premesso ieri è cominciata la Copa Sudamericana e il calcio boliviano non ha aspettato per potersi raccontare in tutte le sue stranezze e anomalie. Il Real Potosí giocava in casa l’andata del primo turno contro i campioni cileni in carica della U Católica in una sfida quasi proibitiva, almeno sulla carta. A fare la differenza oltre ad una buona organizzazione di squadra de La Maquina Lila sono stati i 3960 metri di altura su cui sorge lo stadio Victor Agustin Ugarte, impianto che omaggia il più grande calciatore boliviano di sempre ed è stato ribattezzato per la sua posizione e per la sua bellezza “il Nido dei condor”.
Condizioni climatiche complicate per chiunque, figuriamoci per una squadra di Santiago de Chile che gioca sotto i 600 metri. In campo oltre ai normali problemi respiratori per chi non è abituato a giocare a pochi passi dal cielo c’è anche l’aria rarefatta che cambia in maniera decisamente percettibile le traiettorie del pallone ed il risultato finale è stato un flop totale da parte della Católica.
In campo tantissimi lisci e interventi a vuoto da parte dei cileni (vedi secondo e terzo gol) che hanno rischiato addirittura di uscire con 3 gol da rimontare se non fosse stato per la sberla dalla distanza di Cordero che ha reso meno amaro il passivo e chiuso il punteggio sul 3-1.
Una squadra con pochissime ambizioni che ha chiuso addirittura al penultimo posto l’ultimo campionato boliviano in questo contesto può diventare una mina vagante e mettere al tappeto una big del continente. Il bello di coppa come la Sudamericana è questo: tutto è sempre in discussione e anche i più deboli hanno le loro armi per potersi difendere.
Tra una settimana si giocherà il ritorno in tutt’altro clima e in tutt’altro contesto: il Real Potosí non potrà far valere la legge del Nido dei condor e dovrà dimostrare di essere una squadra forte al di là del fattore campo. Un’impresa non certo facile per una squadra boliviana con poca esperienza internazionale.
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