Ha segnato due gol e trascinato il Real Madrid in finale di Champions. Una sera indimenticabile, come Eder del Portogallo a Euro 2016
Ci sono cose che capitano per caso e non vengono più dimenticate. I tifosi del Real Madrid mai e poi mai si potranno dimenticare della semifinale di ritorno, disputata nel tempio sacro del Santiago Bernabeu, contro il Bayern Monaco. Al minuto 88 sembrava tutto finito: bavaresi in finale di Champions per un remake della finale del 2013 contro il Borussia Dortmund e Merengues eliminati. Invece, nulla di tutto questo. Nello stadio dei sogni spagnoli le gare durano più di 90 minuti, sempre. E il Real Madrid non muore mai. Così Carletto Ancelotti è stato salvato da José Luis Sanmartin Mato, per tutti semplicemente Joselu. È il centravanti che ha riscritto il destino dei Blancos. Lo ha fatto con due gol: il pareggio firmato al minuto 88 e il raddoppio al 92’. Qualcosa di clamoroso e impensabile. Ma chi è l’hombre del partido? Joselu è sbarcato a Madrid in prestito dall’Espanyol (retrocesso) per sostituire addirittura Benzema, volato nel frattempo in Arabia Saudita.
Non è stato tutto facile per Joselu. Perché l’attaccante ha dovuto sgomitare per trovare spazio con gente come Bellingham, Vinicius e Rodrygo e che, dalla prossima stagione, avrà in rosa pure Mbappé e il giovane (nuovo) fenomeno brasiliano, Endrick. Insomma, niente di più ostico. Ma Joselu ha dimostrato di non avere paura di nessuno e di amare le sfide. Ha 34 anni, è nato a Stoccarda ed è stato l’uomo che ha fatto lacrimare di gioia i tifosi del Real Madrid. È rimasto in panchina per 81 minuti, poi è entrato e in pochi istanti ha steso due volte Neuer. E ora sogna di regalare, nella finale di Wembley contro il Borussia Dortmund (1° giugno), il 15° titolo europeo alle Merengues.
Eroe per caso, dopo una carriera da comprimario con la valigia in mano. L’attaccante aveva già giocato, quando aveva 21 anni, con il Real Madrid: una presenza e un gol nel 2011-2012. Un addio per cercare gloria tra Germania e Inghilterra con Hoffenheim, Eintracht, Hannover, Stoke City e Newcastle. Nel 2019 il rientro in Spagna per indossare la maglia di Alaves ed Espanyol: tra il 2019 e il 2023 ha segnato oltre 50 gol in campionato. Meritandosi il ritorno al Santiago Bernabeu per indossare nuovamente la Camiseta Blanca: “Non avrei mai sognato una notte così. Se parlassi con il cuore, ora mi esploderebbe. Mi sono fatto trovare al posto giusto al momento giusto, ho segnato due gol importanti e ora sono in finale”, ha raccontato al termine della gara vinta 2-1 contro il Bayern Monaco. Una gioia immensa anche perché Joselu è da sempre un tifosissimo del Real.
Infatti, il 28 maggio 2022, quando indossava la maglia dell’Alaves, Joselu si trovava allo Stade de France di Parigi. Non in qualità di giocatore, bensì nelle vesti di tifoso. In occasione della finale vinta a Parigi contro il Liverpool di Jurgen Klopp era sugli spalti ad esultare per l’ennesima impresa del Real Madrid. E su Joselu c’è una grande opportunità: è il cognato del compagno di spogliatoio, Dani Carvajal. Sono entrambi sposati con due sorelle gemelle. Rispettivamente con Melanie Cañizares (portata all’altare nel 2016) e Daphne Cañizares (i due sono fidanzati dal 2018), nate a Maiorca, ma di origini olandesi. E non è finita qui. Joselu e Nacho sono amici da sempre. Si sono incontrati al Real Madrid nel 2010. Successivamente Carvajal è passato al Bayer Leverkusen, mentre Joselu ha firmato per l’Hoffenheim. Un girovagare che lo ha portato a trascinare le Merengues all’ennesima finale europea.
Non c’è solo Joselu nella storia del calcio a essere un eroe per caso. Ad esempio, c’è Eder. Ha risolto con un gol ai supplementari la finale di Euro 2016 battendo la Francia e regalando la Coppa al Portogallo. In quella gara i lusitani avevano dovuto fare a meno di Cristiano Ronaldo out per infortunio nei minuti iniziali della finalissima contro la Francia.
Eder ha vissuto un grande gioia, per poi smarrirsi e non essere convocato nell’edizione successiva, quella itinerante del 2021. Restando agli Europei, come non ricordarsi di Henrik Larsen nell’edizione del 1992. La Danimarca non si era nemmeno qualificata al torneo in Svezia. Poi l’esclusione della Jugoslavia ha fatto sì che venisse ripescata. E senza il suo campione di punta, quel Michael Laudrup che disse no al ritorno in Nazionale e che ancora oggi si pente per aver perso l’occasione di una vita, la Danimarca ha potuto ringraziare Larsen. Storica la sua doppietta nella semifinale, vinta ai rigori, contro l’Olanda campione in carica. Il danese è stato una meteora anche a Pisa (prima e dopo la competizione continentale) con soli due gol in 43 partite.
Finita qui? Macché. Eccoci arrivare all’Europeo del 2000, per la prima volta viene organizzato da due Paesi: Olanda e Belgio. Alfonso diventa eroe per una notte con una doppietta rifilata alla Jugoslavia. Con tanto di gol partita al minuto 95’. Morale: la Spagna si qualifica ai quarti di finale. Ma Alfonso non vivrà più una notte del genere. Non sarà mai più convocato dalle Furie Rosse e si renderà protagonista soltanto con la maglia del Betis Siviglia. Qualcosa di incredibile, che succede (a volte) solo nel calcio. Infine, Daniel Guiza, un altro giocatore della Nazionale iberica. Agli Europei del 2008, vinti dalla Spagna in finale contro la Germania. Gli iberici hanno dato inizio quell’anno a un ciclo irripetibile di trionfi.
In quell’edizione Guiza segnò con la Grecia ai rigori, fallendo poi uno dei tiri dagli 11 metri nei quarti contro l’Italia (campione del Mondo in carica), colpendo nella semifinale contro la Russia. Dopo quell’edizione esce dai radar andando a giocare anche in Malesia e Paraguay. Sicuramente tutto questo non accadrà a Joselu, che all’età di 34 anni sta vivendo una seconda giovinezza nella sua carriera. E ha fatto felice Ancelotti, uno che di Champions ne ha vinte sei: due da giocatore con il Milan, e quattro da tecnico. Due sempre con i rossoneri e due, appunto, con il Real Madrid. E adesso ha la possibilità di salire sull’Olimpo.
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