Il Real Madrid incassa bonus e superbonus. La ricchissima argenteria della Casa Blanca si fregia della Coppa Intercontinentale dopo la vittoria in Supercoppa Europea. È la coda della cometa, relativamente facile da incassare, che deriva dalla vittoria della Champions League.
In generale, il Real Madrid difficilmente si lascia sorprendere in una finale. In particolare, riesce a sfruttare l’occasione come nessuno, se affronta un outsider. È successo con il Dortmund in Champions, con l’Atalanta in Supercoppa Europea e contro il Pachuca in Coppa Intercontinentale. Una sfida impari che conferma quanto sia ancora molto ampio il divario a livello di club fra Europa e Centro America. La sfida è stata realmente in equilibrio per circa 15’, sino a quando il Real ha deciso di alzare i giri del motore, risultando ingiocabile per i volenterosi messicani, e i tre tenori non hanno deciso di prendersi il palcoscenico. Bellingham, Vinicius e Mbappé, in rigoroso ordine di apparizione anche se l’inglese non ha lasciato traccia sul tabellino dei marcatori, hanno unito qualità e attitudine. E dopo il primo gol, arrivato al 37’ grazie al francese, la sfida si è trasformata in un lungo happening.
Serata indimenticabile anche per Carlo Ancelotti che entra nella storia del club con il suo quindicesimo titolo, un picco che nessuno aveva finora raggiunto. Leggendario anche il curriculum di Modric, che tocca quota 28. È già a quota due Mbappé, che ha il 100% di successi in sfide che valevano un trofeo. Il 3-0 rifilato ai messicani del Pachuca al Lusail Stadium lascia in eredità il quarto titolo che arriva dopo 20 anni, quando l’Intercontinentale si era convertita in Coppa del Mondo per club. I blancos hanno vinto nel 1960, 1998, 2002 e 2024, staccando quattro squadre che lo hanno vinto tre volte: Milan (1969, 1989, 1990), Peñarol (1961, 1966, 1982), Boca Juniors (1977, 2000, 2003) e Nacional di Montevideo (1971, 1980, 1988).
Una vittoria che resterà storica anche per il clima assolutamente surreale nel quale si è giocata la sfida: una partita caratterizzata dal silenzio che ha accompagnato tutta la gara. Nonostante i 60mila spettatori sugli spalti, non vi era quasi traccia di tifosi spagnoli e messicani, dunque ne è scaturita una sfida giocata in una sorta di acquario. Un clima glaciale nel quale, al netto della temperatura più che confortante di Lusail, di qualche timido applauso legato all’ingresso in campo dei calciatori e delle azioni che hanno portato al gol, non vi è stata traccia di esultanza.
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