La storia probabilmente poteva essere raccontata in maniera differente: Rafinha, figlio della Barcellona d’oro, quella dei tanti talenti lanciati e trattenuti nella sua casa, idolo del Camp Nou e della gente con cui è cresciuto. Realtà compromessa dagli infortuni, cominciati in quella maledetta serata di Roma e diventati una costante per un ragazzo con il talento per fare tutto, ma con la tenuta fisica per combinare poco.
Oggi è stella di un Celta Vigo che rappresenta una seconda famiglia, per la sua nascita, per il legame di suo padre Mazinho, e per ciò che significa questa sua esperienza in Galizia. Non è riuscito a rilanciarsi né al Barcellona, né all’Inter, per questo ha dovuto accettare una realtà più piccola in cui sentirsi importante, centrale, in cui si fosse disposti ad aspettarlo nel momento dell’arrivo di nuovi problemi fisici.
Perché questi ci sono stati anche a Vigo, e diciamo che prima del lockdown hanno fatto sicuramente più notizia loro del suo rendimento in campo. Una pausa che però gli è servita per poter tornare alla pari di compagni e avversari sul piano fisico, per rimettersi in carreggiata in una stagione che non stava andando secondo gli obiettivi né sul piano personale, né su quello di squadra, vista l’annata scadente di un Celta aggrappato alla lotta salvezza.
La grandezza di Rafinha in questa stagione è stata quella di prendere in mano la squadra quando il grande idolo è caduto in difficoltà: l’errore dal dischetto di Iago Aspas contro il Valladolid sembrava un episodio chiave per la stagione, uno 0-0 che complicava e tanto la corsa per la salvezza dei galiziani. Un po’ come quando nel 2018 il suo errore fu quello decisivo nella serie tra Spagna e Russia.
Ed è qui che è subentrato Rafinha, forte come nei migliori momenti, decisivo come mai: ha dominato nella goleada all’Alavés, ma si è ripetuto a San Sebastián contro la Real Sociedad, dove ha tirato fuori un’altra grande prestazione, una di quelle che tirano fuori il meglio anche da chi gli sta attorno, e non è un caso il ritorno al gol di Aspas in questo contesto.
Due vittorie che fanno benissimo alla classifica, con una salvezza adesso davvero alla portata: l’ostacolo più grande è la sfida al Barcellona, su un piano tecnico e morale. Come detto la storia poteva vederlo in campo con l’altra maglia, ma tutti questi problemi lo hanno portato a essere leader in celeste, il pericolo maggiore per lo scacco matto al titolo del Barcellona. Così difficile da affrontare, ma così bello che sia di nuovo tanto importante per le sorti della Liga.