C’è un bel video, caricato su Youtube dal canale ufficiale del Paok, che racconta un po’ la scenografia di Paok-Olympiakos. Letteralmente, col sistema della παρακάμερα. L’arrivo del pullman allo stadio, la tensione nei volti dei primi giocatori a metter piede fuori dal mezzo, l’entrata in campo con i primi sopralluoghi e qualche autografo concesso, poi il Toumba che si riempie stracolmo di passione, di tifo, e accoglie i suoi beniamini che sfilano sotto il tunnel con un’impazienza di entrare in campo che raramente si vede. Il riscaldamento, gli applausi dei calciatori ad una cornice di primissimo piano, un po’ di corsa, lo stretching di rito, il consueto torello, poi i primi tiri verso la porta difesa da capitan Glykos, dunque il rientro in campo dei 22: si fa sul serio, ora. Si vede l’abbraccio di gruppo, mentre immediatamente dopo la scena viene presa dallo sguardo così fortemente concentrato, arcigno, gelido, impassibile e battagliero del guru Vladimir Ivic (al minuto 4,50 trovate un’inquadratura che popola certamente gli incubi di molti tifosi dell’Olympiakos). Non sta fermo, anzi cammina nervosamente nella sua area tecnica come se quelle linee tratteggiate lo imbrigliassero evitando di lasciargli la possibilità di correre pure lui sul campo, magari facendo legna in mezzo al campo in compagnia di Cimirot e Shakhov. Del resto, Vladimir ha vestito la maglia del Paok negli ultimi anni della sua carriera (dal 2008 al 2012) e nel 2010 si era pure concesso il lusso di decidere una partita contro l’Olympiakos. Questo il gol-partita, col classe ’77 ad aprire e chiudere un triangolo con Olivier Sorlin prima di concludere nell’angolo basso. Comunque, tutto questo per farvi capire che l’attuale tecnico bianconero era ben conscio dell’importanza del match. Il video poi continua, e si sofferma sulle indicazioni di Ivic, anche con la sua squadra in vantaggio: si sbraccia, applaude, incita i suoi con una smania pazzesca. Un perfezionista, con quella tuta grigia che spicca decisamente, un inguaribile maniaco alla costante ricerca della ciliegina sulla torta, un eccentrico pittore che esita a terminare la propria opera in attesa dell’ispirazione nella sua forma più estetica, uno scrittore di successo mai soddisfatto se non dopo aver pubblicato l’ennesimo best-seller curato nei minimi dettagli. Solo in occasione delle reti mette da parte il suo animo serio per lanciarsi a festeggiare, saltando come un bambino dinanzi ad un giocattolo nuovo.
Tutto questo lo trovate nel video sopracitato. Ma non è tutto: ricaricate la pagina e riguardate il video una seconda volta, premurandovi però di prestare attenzione esclusivamente agli spalti del Toumba. Si riempie poco a poco, l’impianto, poi man mano che gli spazi vuoti vengono a chiudersi ecco che si alza la temperatura: i giocatori entrano in campo, immediatamente lo stadio canta, salta, sventola bandiere a più non posso. Intorno al minuto 3:40, trovate un capo ultras intento ad incitare al massimo la tifoseria, poi la telecamera riprende per qualche secondo l’impianto di irrigazione e torna immediatamente sulle gradinate. Non c’è più una folla bianconera, una gigantesca marea che si agita come le onde del mare che bagna la terra di Salonicco: fa la sua comparsa un fuoco divampante, ardente, impossibile da non notare. C’è da dire che anche come strumento psicologico non dev’esser niente male: un po’ come dire “forza caro Olympiakos, vediamo se riesci a non scottarti qui al Toumba, stasera, e prova a uscire dal campo vincitore se ci riesci”. Non c’è nulla da fare: in Grecia il tifo è una componente decisamente rilevante (qui ancor più di molti altri paesi). E i tifosi del Paok, per nulla nuovi a certe robe, lo sanno perfettamente. Il link sopra riguarda una partita di coppa, sempre contro i biancorossi, risalente al 2014. Chapeau.
E ora, un paio di curiosità a caso. Intanto, su 58 partite casalinghe contro i biancorossi il Paok ne aveva vinte la metà, 29, mentre 15 solo i pareggi e 14 le sconfitte. Inoltre, erano 9 i matches terminati 1-0 al Toumba. Infine, segnalo che Salonicco era stata meta ostica anche per quell’Olympiakos che era riuscito (tra il 1 ottobre 1972 e il 21 aprile 1974) a restare imbattuto per 58 partite. Dopo 46 vittorie e 12 pareggi, però, il team del Pireo si fermò contro il Paok. Ricordo che l’MVP della serata è stato Aleksandar Prijovic, acquisto più costoso nella storia del club: qui se volete c’è una breve intervista che l’ex Legia ha concesso. Segnalo la parte in cui, a 11 anni, a scuola gli diedero da compilare una sorta di domanda di lavoro, e lui scrisse qualcosa del tipo “non ho bisogno di imparare come chiedere un lavoro, farò il calciatore”. Ah, quasi dimenticavo, nel post partita ha ammesso di non aver visto l’ora di festeggiare una rete davanti al Gate 4. E, purtroppo per gli altri, non sembra aver intenzione di fermarsi…
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