Sorprese e delusioni, le qualificazioni al Mondiale in Sudamerica non portano mai un’edizione senza un grande colpo di scena. Fino all’ultimo c’è sempre qualche big che rischia di rimanere fuori dal giro e in diverse occasioni alcune nazionali di blasone sono rimaste a casa nonostante un’ottima generazione. Oggi andiamo a ripercorrere le cinque eliminazioni più clamorose della storia delle qualificazioni ai Mondiali per quanto riguarda la Conmebol.
Vero, nella Top 5 probabilmente potevano trovare spazio altre eliminazioni, ma per dare visibilità a più nazionali partiamo dal Paraguay rimasto fuori dal Mondiale di Argentina. Si tratta dell’alba della più grande nazionale di sempre dell’Albirroja, quella che nel 1979 avrebbe vinto la sua ultima Copa América, replicando con un ottimo terzo posto nell’edizione successiva. La sfortuna la mise nel girone con il Brasile e nello scontro diretto d’andata un’autorete di Insfrán negò la qualificazione al Paraguay. Della squadra che ha avuto grandi giocatori come Romerito rimangono tantissimi ricordi di quegli anni ma non una partecipazione a un Mondiale.
Cominciamo ad andare più pesanti nella storia delle qualificazioni Conmebol. L’Uruguay è rimasto fuori a sorpresa diverse volte, dall’82 quando si sarebbe presentato come vincitore dell’edizione del Mundialito, al 1994 dove forse ha avuto la squadra più forte tra quelle che non si sono qualificate. Ma l’eliminazione del 2006 nello spareggio con l’Australia, per quanto la generazione non fosse particolarmente florida, rappresenta un evento storico: è l’unica volta da quando il Mondiale è a 32 squadre che la rappresentante sudamericana non si qualifica attraverso lo spareggio, peraltro in una rivincita della stessa sfida vista un’edizione prima. Entrambe le partite con i Socceroos (all’ultima partecipazione da squadra dell’Oceania per evitare di passare sempre dalle sfide dentro o fuori) finirono 1-0 e per questo la serie si decise ai rigori con l’errore finale di Marcelo Zalayeta.
Il tramonto di una grande generazione: prima la gloria, poi il fallimento. La Colombia del percorso verso il Mondiale Nippo-Coreano ha bruciato quanto di buono visto nell’intero decennio precedente: l’unica gloria della storia della Cafetera è la Copa América del 2001, ma nello stesso anno la squadra dovette arrendersi e rinunciare a partecipare al Mondiale, nonostante avesse preso parte a tutte e tre le edizioni degli Anni ’90. Un destino inaspettato, soprattutto perché nel girone l’Ecuador passò addirittura da seconda in classifica, con grande rimpianto di una generazione che comunque aveva già offerto il suo massimo, tanto da fallire le qualificazioni anche nelle due edizioni successive. E fu proprio uno 0-0 in casa con l’Ecuador che fece capire ai ragazzi capitanati da Iván Ramiro Córdoba che il discorso qualificazione era ormai impossibile, nonostante un inutile finale di vittorie che non portò a nulla.
Forse è l’eliminazione più clamorosa di sempre, ma la mettiamo al secondo posto solo per il nome della prima. Il Cile che buca la qualificazione in Russia è stato uno degli eventi più clamorosi della storia del girone Conmebol: la generazione d’oro, quella in grado di vincere due volte consecutive la Copa América dopo che mai ci era riuscita la Roja nella sua storia, che rimane fuori da un girone in cui si qualifica il Perù, la squadra nemica per eccellenza. Lo scenario ha avuto del clamoroso perché nell’ultima partita ci si immaginava che il Cile vincesse contro il Brasile già qualificato da mesi, e invece quel successo non arrivò e al Mondiale ci andarono i peruviani di Gareca, per una delle qualificazioni più pazze di sempre.
E quando a un Mondiale ci va il Perù c’è sempre una grande scontenta. E mai come la volta in cui l’Argentina rimase a casa furono così importanti le qualificazioni: di fatto non esiste alcuna rivalità politica tra le due squadre, ma la sfida della Bombonera che eliminò l’Argentina dal Mondiale messicano ha del clamoroso. Vero, non è certo la miglior versione dell’Albiceleste, che l’epoca tra Anni ’60 e prima metà Anni 70 la dimenticherebbe volentieri, ma vedere fuori da una Coppa del Mondo una nazionale così di prestigio, questa volta non per rinuncia volontaria come in altre occasioni, è un evento quasi impossibile. Anche perché quella messicana fu una delle edizioni più belle e prestigiose di sempre, con quattro Campioni del Mondo in semifinale e tutti i fenomeni in campo. L’assenza come quella dell’Argentina ha privato al Mondiale del ’70 dell’unica cosa di prestigio che è mancata.
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