Sono passati quasi due anni dall’arrivo di Arthur al Barcellona, salto altissimo dai vertici del calcio sudamericano a quelli del football europeo. Di quel Grêmio di fatto Arthur era la stella, per quanto la scena fosse stata rubata più da Luan, premiato con il Pallone d’Oro sudamericano al suo posto, per via di gesti tecnici più appariscenti.
Ma a livello di prospettive era chiaro che Luan fosse un calciatore difficile da estrarre da quel contesto e che invece Arthur, classe 1996, fosse sia per età che per caratteristiche un giocatore pronto per fare una grande carriera anche al di qua dell’Oceano. E infatti la sfida che ha raccolto è di primissimo piano, ossia quella di raccogliere l’eredità del centrocampo più iconico di questo secolo, quello formato da Xavi e Iniesta, progressivamente persi dal Barça nel corso delle ultime stagioni.
E dopo un anno e mezzo abbondante trascorso in blaugrana è tempo di chiedersi quanto Arthur si sia adattato a questi livelli di élite calcistica. La sua dimensione è sicuramente molto alta, anche se di certo non dell’impatto tecnico e mediatico dei due fenomeni predecessori: Arthur è sicuramente degno di giocare al Barcellona, anzi, è degno di esserne un titolare perché la sua qualità calcistica è davvero di un livello raffinato.
Ha tempi di gioco, agilità e capacità di essere attivo nelle due fasi che sono un valore fondamentale per poter restare in un club di quella fascia. Ma cos’è che manca per potersi sedere al tavolo con i più grandi? Probabilmente un po’ più di intraprendenza e decisività, valori fondamentali a cui aspirare per poter lasciare effettivamente il segno. Perché Arthur piace anche ai tifosi, ma difficilmente si prende la copertina; fa un lavoro non solo sporco, ma non entra nelle partite come chi l’ha preceduto.
Sia chiaro, non è un compito facile visto che si parla dei due centrocampisti più forti della storia del calcio spagnolo, ma per poter passare dall’essere un grandissimo calciatore a un fenomeno lo step necessario è quello. Tanto che può capitare di vederlo escluso dalle formazioni titolari di tanto in tanto, in situazioni in cui si preferisce la maggiore vena realizzativa di Vidal o l’esperienza di Ivan Rakitic, considerando anche che De Jong viene visto in prospettiva più come un erede di Busquets che come una mezzala.
In questi giorni si parla anche di una possibile partenza, e le pretendenti sono anche di un certo rango. Viene accostato alla Juventus, e c’è da chiedersi se sia un calciatore in grado di cambiare il valore della rosa. E probabilmente la risposta è affermativa, perché visto il livello del centrocampo bianconero, un calciatore completo come Arthur darebbe sicuramente una ventata d’aria fresca a quello che è da anni il pacchetto debole di questa squadra. Non risolverebbe il problema della sterilità del reparto, fungendo più come plus di Matuidi che di Bentancur, per portare maggiore qualità nel possesso senza rinunciare all’interdizione.
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