Al Parc des Princes, l’andata dell’ottavo di finale più atteso di questa Champions League: PSG-Real Madrid. Tanta la curiosità per rivedere a confronto, due anni dopo, due super potenze del calcio europeo: a Parigi è andata in scena una partita cresciuta alla distanza per intensità, giocate e colpi di scena.
Ventidue campioni e palmarès infiniti in campo, ma ce ne è stato uno solo a dare l’idea di essere imprendibile: Kylian Mbappé. Il sogno, nemmeno troppo nel cassetto, di Florentino Perez è stato il vero mattatore della partita: dribbling, strappi e allunghi che hanno costretto il Real a mantenere un baricentro basso e doverlo raddoppiare continuamente. Il pressing alto dei ragazzi di Pochettino ha concesso un controllo schiacciante ai parigini, che proprio dalle parti di Mbappé hanno ricamato le iniziativi più interessanti, sporcando i guantoni di Courtois in più occasioni. Blancos in affanno, ma sempre ordinati: il diktat di Ancelotti è parso chiaro fin dai primi minuti, con linee serrate, gli spazi chiusi e meno profondità possibile al centometrista francese con la 7. Il rovescio della medaglia per il Real è stata la fase offensiva: il contropiede su Vinicius cercato di rado e malamente.
Ripresa aperta, sviluppata e chiusa sulla falsa riga della prima frazione, con un dettaglio non indifferente: Mbappé che ha vinto la sua sfida personale contro la retroguardia ospite. Eppure Courtois aveva anche sventato il vantaggio parigino a metà del secondo tempo, parando il rigore ad un Messi in serata decisamente grigia. Il penalty? Chiaramente procurato da un altro strappo di Mbappé: imprendibile per chiunque. E ancora devastante, nonostante lo scadere: l’1-0 è una perla al 94′.
PSG che andrà al Bernabéu a giocarsi l’approdo ai quarti di finale con due risultati utili su tre (vista la nuova regola che ha tolto il peso decisivo alle reti segnate fuori casa), meritatamente. Ai parigini, forse, va contestata la scarsa vena realizzativa: l’1-0, ai punti, sta stretto a Pochettino. Il Real ha dato la sensazione di averla preparata proprio così: fase difensiva curata al dettaglio e ricerca del contropiede negli spazi che pure si sono aperti, ma che mai sono stati sfruttati. Ancelotti ora sa che i conti, per i quarti, dovrà farli con un occhio di riguardo particolare nei confronti del campione con la 7.
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