Il PSG si qualifica ai quarti di finale di Champions League contro ogni pronostico e logica. È la serata di Gigio Donnarumma che si regala una notte indimenticabile in un tempio come Anfield. Clean sheet nei tempi regolamentari, protagonista assoluto dal dischetto: due parate (una su Nunez e l’altra su Jones) permettono alla squadra della capitale parigina di eliminare il Liverpool ai calci di rigore.
Evidentemente quando affronta squadre inglesi in stadi che hanno scritto la storia del calcio locale, siano di nazionale o di club, Donnarumma si esalta. Dopo esserlo stato a Wembley, diventa insuperabile anche ad Anfield. Riduttivo, sebbene nella memoria restino impressi, ridurre la sua partita ai due rigori parati. Prima dell’epilogo dagli undici metri, il portiere azzurro è stato decisivo in almeno due occasioni, prima neutralizzando la conclusione di Konaté al 16’ e poi respingendo da distanza ravvicinatissima la conclusione di Diaz. Una parata di istinto e talento, doti sfoggiate anche durante i calci di rigore. Donnarumma si è arreso a Salah, ma ha intuito e respinto allungandosi sulla destra la conclusione a mezza altezza di Nunez e si è ripetuto, tuffandosi sulla sinistra, sulla conclusione di Jones.
Donnarumma ha un pregio enorme: sbaglia, come tutti, ma ha la capacità di assorbire l’errore, resettare e tornare fra i pali senza risentirne a livello emotivo. Lo ha dimostrato anche ad Anfield, dove si è preso una bella e meritata rivincita. Ancora una volta più forte delle critiche, spesso al limite dell’ingeneroso, che ha dovuto sopportare al di là delle Alpi dove è spesso indicato come il “problema numero uno” nel senso più pieno del concetto calcistico. La risposta è arrivata dal campo. E forse più di qualcuno, in Francia, dovrebbe avere l’umiltà di chiedere scusa al portiere della nazionale italiana (i più maligni sostengono che sia proprio la carta d’identità il vero problema di Gigio) spesso e ingiustamente considerato inadeguato.
Donnarumma, con ogni probabilità non si esalterà per gli elogi così come non si è depresso per le critiche, ma è altrettanto innegabile che a Parigi non sia totalmente a proprio agio. La capitale francese non è cara né gentile nei confroni del ragazzo, continuamente messo in discussione, nonché criticato al limite del pregiudizio. Non è una esperienza e una permanenza piacevole, specie se le offerte piovono da ovunque. Non a caso, a fine anno, il portiere italiano valuterà la possibilità di lasciare la Francia: l’Inter è sulle sue tracce da tempo, ma tornare a Milano sull’altra sponda del Naviglio potrebbe essere una scelta rischiosa. Anche il Liverpool potrebbe pensare a lui per il dopo Alisson senza escludere la pista spagnola
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