Il Barcellona cambia in panchina: l’ultimo fu Van Gaal, stavolta tocca a Valverde lasciare la squadra a stagione in corso. Al Xtingurri subentra Quique Setién, ultime due stagioni al Betis, ideatore di un calcio che al Villamarín non avevano mai visto, e che infatti ha diviso tra chi se ne è innamorato perdutamente e chi invece non ne è rimasto catturato. Ma perché il Barcellona ha scelto proprio lui? Andiamo a scoprire i pro e i contro dell’arrivo di Setién.
Pro
Il suo stile di gioco è perfettamente adattabile alla storia del Barça. Negli ultimi 15 anni il Barcellona è stato per eccellenza in cub del gioco orizzontale, della qualità e del possesso. Setién grazie a quel calcio ha riportato il Betis in Europa, che adesso sogna di conquistare in blaugrana.
Valorizza l’identità di squadra: uno dei suoi punti forti è stato puntare sui tanti giocatori del Betis al Betis. Alcuni come Fabián Ruiz e Loren Morón, li ha fatti crescere esponenzialmente, altri come Joaquín ne sono diventati legittimamente il simbolo. E in una squadra che dell’identità fa il suo forte come il Barcellona questa cosa funziona alla grande.
Non ha paura delle sfide. In carriera ha persino sfidato il campione del mondo di scacchi, si è permesso di fare 4 gol al Barça giocando il tiki taka da avversario al Camp Nou. Sa che in palio c’è tanto, per lui e per la squadra, ma difficilmente uno stratega come lui si fa trovare impreparato.
Infine, forse il meno rilevante dei pro, ritrova Junior Firpo, che con lui può seriamente trovare l’occasione di diventare l’erede di Jordi Alba, visti i trascorsi spettacolari al Betis.
Contro
La mancanza di esperienza in grandi piazze è sicuramente il suo grande punto debole, nonché il principale incontro con Valverde il suo predecessore. Vero, se non si comincia la situazione non cambierà mai, però ereditare una squadra del genere a stagione in corso non è certo un lavoro semplice per chi non si è mai seduto a certe tavole.
La squadra ha bisogno di una svolta anche sul piano emotivo, lato fragile della gestione Valverde. Il Txingurri ha pagato caro le eliminazioni e nient’altro, visto che ha vinto tutti i campionati che ha disputato in blaugrana. Ma quella sindrome che capita al Barça, quei blackout che portano a rimonte clamorose come a Roma, a Liverpool e adesso anche in Supercoppa, potrebbe rimanere nonostante il cambio di panchina. D’altronde gli uomini sono gli stessi, la grande sfida sarà togliere ai giocatori quelle paure letali.
Ibrida tra i pro e i contro invece la sua posizione di barcelonismo. Perché se è vero che non ha un legame diretto col club, cosa che del contesto Barcellona incide e come tanto che molti avrebbero voluto già Xavi pur senza esperienza, c’è da segnalare quanto la sua visione del calcio sia analoga a quella blaugrana. Ha sempre dichiarato Messi come il più forte della storia, aveva una foto di Criujff nel suo ufficio, si è ispirato a quella filosofia di gioco.
Quindi, Quique Setién è un buon colpo per la panchina del Barcellona? In attesa dei risultati si può dire di sì, perché ha grandi idee che possono dare continuità alla linea tracciata negli anni: dovesse superare lo scoglio dell’inesperienza potrebbe diventare anche un riferimento del club.
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