Si chiude ufficialmente l’era Roman Abramovič: nella notte il Chelsea ha annunciato un cambio al vertice, con il consorzio guidato da Todd Boehly (co-proprietario dei Los Angeles Dodgers) pronto a subentrare alla guida del club, ceduto per la cifra record di 4.9 miliardi di euro. La cessione si concretizzerà entro la fine di maggio e del magnate russo adesso restano soltanto i ricordi dei trionfi ma soprattutto dei grandi campioni portati a Londra fin dalla prima campagna acquisti, quella che ha cambiato la storia dei Blues.
Dal 2003, anno in cui è approdato nel campionato inglese, Abramovič ha messo in chiaro il suo progetto: puntare sui profili più forti in circolazione per tornare a essere subito competitivo dopo un digiuno di trofei che durava da troppo tempo. Ed effettivamente la sua tattica ha dato i frutti sperati, dato che al secondo anno della sua gestione il Chelsea ha vinto il titolo per la prima volta dopo 50 anni ed è stato in grado anche di portare a casa la prima Champions League di sempre nella finale vinta ai rigori contro il Bayern Monaco. Sotto la guida di Abramovič è iniziata una nuova epoca per il Blues, diventati meta gradita da giocatori e allenatori pronti a misurarsi in un contesto importante, come forse non lo era mai stato prima di allora.
E per capire il grande impatto che ha avuto l’imprenditore russo sulla squadra londinese basta dare uno sguardo alla sua prima campagna acquisti di sempre, un manifesto chiaro di ciò che avrebbe provato a mettere in atto negli anni a seguire. Fra i giocatori più importanti della nuova era del Chelsea c’è Hernán Crespo, rimasto ai Blues per due stagioni non consecutive ma che gli hanno comunque permesso di segnare 25 gol in 73 presenze. Da non dimenticare anche Damien Duff, attuale vice allenatore del Celtic approdato a Londra dopo l’esplosione con la maglia del Blackburn e diventato un punto fisso della squadra nelle sue tre stagioni di permanenza e Adrian Mutu che è rimasto in Inghilterra soltanto per una stagione, troppo poco per lasciare il segno. Abramovič nel suo primo anno riuscì a portare al Chelsea anche Juan Sebastián Verón prelevandolo dal Manchester United, un’esperienza breve e non proprio felice che forse non tutti ricordano.
In tutto il magnate russo investì circa 170 milioni di euro per la sua prima campagna acquisti, una somma importante grazie alla quale ha potuto costruire le fondamenta della squadra che negli anni successivi ha vinto praticamente tutto, sia a livello nazionale che internazionale. Grazie a lui il Chelsea è entrato in una nuova dimensione, chiusa con l’incredibile Champions League vinta lo scorso anno da vera outsider. Da oggi comincerà una nuova era, costruita però sulle basi gettate da Abramovič nell’ultimo decennio.
Ada Cotugno
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