Alcuni anni fa, uno strano attaccante svizzero ma naturalizzato serbo fece capolino a Parma così come il sole gioca a nascondersi tra le nuvole. Le qualità c’erano, decantate tra i cantoni svizzeri di San Gallo, dove speso il calcio è accantonato in nome del pattinaggio artistico. E no, non è l’ennesimo attore del teatro dei pupi simile ai vari personaggi loschi che nell’epoca post-Tanzi si son visti girovagare per le strade della città (Rezart Taçi, Giampietro Manenti). Era un carrarmato, un prospetto che fu notato dai crociati quando ancora lui giocava tra i biancoverdi del Fussballclub Sankt Gallen 1879, squadra della sua città. Portato a Parma, giocò una sola stagione in Serie A (la 2007/08) e cominciò il suo nomadismo. Inghilterra (Derby County, Yeovil Town, Northampton Town), ancora Svizzera (Sion, Losanna), Scandinavia (Tromsø in Norvegia, Djurgården in Svezia), Turchia (Boluspor) e infine Polonia (Legia Varsavia). In ognuna di queste destinazioni è stato accompagnato dalla costante di non riuscire, per un motivo o l’altro, a sbocciare completamente.
Voluto dal serbo Vladimir Ivić, nel gennaio 2017, Prijovic ha scelto il suo settimo paese per ricominciare tutto da capo. Ha sfogliato la margherita prestando attenzione alle sirene provenienti dalla città più vicina alla Turchia, quella con lo stadio più rumoroso e l’ambiente più passionale della Macedonia, e s’è legato al Toumba per quattro anni e mezzo. Pare che il PAOK se ne fosse innamorato dopo la doppietta realizzata al Borussia Dortmund, in un folle 8-4 del Signal Iduna Park valevole per la Champions League. Ora, però, una parentesi. In tutta la storia della Super League, la Serbia è il primo paese estero nella classifica delle reti segnate: 1.075 in 6.708 presenze, spalmate in 185 calciatori diversi. Tra gli altri, il suolo ellenico ha gioito alle marcature di Predrag Djordjevic (374), Ilija Ilic (178), Vladan Milojevic (177), Vladimir Ivic (169), fino ai recenti Ćosić, Vukovic, Lazic, Deletic, Brkic, Zivkovic, Stanislavjevic, Zdjelar e, per l’appunto, Aleksandar. Non è solo il fascino balcanico ad aver steso il red carpet per la sua esperienza greca, ma pure il biglietto da visita, certo.
Oggi, a guardarlo fisso negli occhi, pare che il suo volto racconti la sua storia. “The goal machine” viene definito quest’attaccante col codino, un tipo infiammabile in senso sia positivo che negativo. Particolarmente avvezzo ad un tipo di calcio fisico, e conseguentemente pure a qualche cartellino giallo di troppo, Prijovic è però il classico lottatore che tutti vorrebbero nel proprio reparto offensivo. E’ un tipo assai tosto, uno al quale non hanno mai regalato nulla. Semmai, ha dovuto lottare ben più di altri per raggiungere il posto dove si trova ora. Per evidenziare il suo peso all’interno dello schieramento di Razvan Lucescu, mi basta segnalarvi come abbia obbligato alla cessione il capitano del PAOK Stefanos Athanasiadis. Quando nel pollaio ci sono due galli, o gli si tira il collo o se ne mette uno fuori dalla porta. In questo caso, ammettiamo come non sia del tutto usuale vedere l’ultimo arrivato scacciare (in malo modo, pur se ben poche informazioni sono uscite da Salonicco) il padrone di casa.
Il PAOK l’ha pagato 2,2 milioni, riservando poi il 15% di una futura rivendita al Legia Varsavia (colpo più oneroso dell’intera storia del club). Mai, a Salonicco, avevano visto così tanti soldi investiti in un giocatore: prima di lui, ma era il lontano 1999, i bianconeri avevano sborsato 1,9 milioni di euro al Nacional per poter disporre dell’attaccante honduregno Milton Núñez. Alla fine fu un flop colossale, passò al Sunderland e creò una voragine nelle casse del PAOK. Con Prijovic il discorso è diverso, perché è stata vinta la concorrenza di Dinamo Kiev e di un’altra squadra cinese non meglio identificata. Acquisto programmato, 850mila euro di stipendio e la numero 9. Tutto calza a pennello. Durante la prima mezza stagione, ha incantato con 6 gol in 9 presenze. Quest’anno, dopo aver affinato ulteriormente la sua preparazione col resto della squadra in estate, ha cominciato la sua prima annata completa in Super League: il suo score è di 19 gol e 3 assist in 27 partite. In 59 presenze al PAOK, ha esultato 35 volte. Non aveva mai segnato così tanto, e pensare che i suoi genitori lo volevano medico o avvocato: “Li ringrazierò sempre”. La passione per Bukowski, i muscoli e i tatuaggi tra cui quello della roulette sulla mano sinistra: “Lo zero è l’unico numero che nella roulette ha un colore diverso, io mi vedo leggermente diverso da tutti gli altri“. Salonicco se n’è innamorata, tanto da dedicargli un soprannome certamente iconico: ο… Ζλάταν του ΠΑΟΚ!
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