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Underdog vs outsider: al King Power, Leicester-Atlético è il must to watch

Sarà tristissimo, questa sera, udire il fischio del “nostro” Gianluca Rocchi e pensare che a distanza di 90′ una delle due squadre in campo uscirà dal terreno in lacrime. Sarà tristissimo perchè dovremo forzatamente salutare il Leicester, padrone di casa qui al King Power Stadium e all’esordio in Champions, oppure il ben più navigato Atlético del Cholo, uno che di finali ne ha giocate due negli ultimi tre anni perdendole nostalgicamente. Sarà triste perchè proveremo un vuoto nel cuore, nel non veder più uno tra Vardy o Griezmann alle semifinali. E ci mancherà pure una tra la pacatezza di Shakespeare e l’impetuosità di Simeone. Non tutto però viene per nuocere, si dice, e in effetti prima che una delle due contendenti si trovi ad abdicare assisteremo ad uno spettacolo di primissimo piano. Coinvolgente come nessun’altro, emotivo come pochissimi, talmente fantastico da tenerci incollati allo schermo anche se alla fine il match non dovesse rispettare le attese. Una huge night ahead, è quella che tutto il mondo ha in programma per stasera. Non ci sono mezze misure: bianco o nero, dentro o fuori, sì o no, Foxes o Colchoneros, Filberts o Indios, blues o rojiblancos.

Per tornare nella top 4 d’Europa per la 3° volta consecutiva, l’Atletico dovrà gestire il vantaggio dell’andata. Maturato grazie ad un rigore, che forse c’era oppure no, ma che Griezmann non ha avuto incertezze nel tramutare in rete. Oro colato, in virtù di un 1-0 che promette fuoco e fiamme. Ci sarà però l’esame del King Power Stadium ad attendere l’undici madrileno, un banco di prova dinanzi al quale spesso e volentieri le big cadono (chiedere a Jorge Sampaoli per informazioni, lo trovate del quartiere sevillista di Nervión). Già teatro di numerosissime battaglie le cui radici affondano tra storia e mito, tra epica e leggenda, questa sera qui sarà scritto il capitolo sulla Champions: nessuno però sa con certezza se si tratti dell’ennesimo episodio o della fine della saga. Non porsi limiti, questo l’imperativo delle Foxes. Come dice il detto, Foxes never quit. Ma torniamo al King Power Stadium: chiamatelo come volete (Leicester City Stadium, Filbert Way, Freemans Wharf o Walkers Stadium), la sostanza rimane la stessa. Alle 20:45 solo una delle due parti potrà dirsi soddisfatta. Ed è poi meritevole di spazio il fatto che, mentre l’impianto inglese è alla sua prima storica in Champions, la vetrina iberica del Calderón si appresti ad esser sostituita dal maestoso Wanda Metropolitano. A fine maggio si farà una partita per celebrare l’addio allo storico impianto, ma una marea gigantesca e tumultuosa di aficionados dell’Atleti ha ampiamente manifestato il suo dissenso. Si sfocia nella globalizzazione, nei fattori economici che muovono il pallone, nel bisogno disperato di nuove entrate. E la storia, di punto in bianco, si trova costretta a lasciar il passo alla nuova tendenza. Quel che ne rimane? Nostalgia. In fondo, la torcida rojiblanca è quella che nelle sue coreografie non manca di offrire messaggi da far accapponare la pelle. Nunca dejes de creer. Tus valores nos hacen creer.

Ma togliamo quel velo di nostalgia e andiamo avanti. Sarà una sfida tra outsiders e underdogs. Prima della sfida di andata, le parole uscite dalle conferenze stampa sono state a tratti da libro cuore, a tratti degne del miglior tomo filosofico di Nitezche. Capitan Gabi, da una parte, ha evidenziato la somiglianza tra due realtà non facendo mancare un  plauso agli avversari: “Le due squadre si somigliano molto per l’umiltà e l’ambizione con cui giocano ogni partita. Per noi è un onore giocare contro i campioni d’Inghilterra, siamo in un buon momento e in Champions abbiamo sempre mostrato il nostro livello più alto”. La risposta l’ha estratta dal cilindro Leo Ulloa direttamente ai microfoni di Marca: “Nonostante l’addio di Ranieri la mia situazione non è cambiata, continuo a giocare poco ma lavoro al massimo per sfruttare le opportunità. In generale il Leicester è una squadra simile all’Atletico, lavoriamo tantissimo e abbiamo giocatori di grande qualità. Sarà una gara dura, partiamo da sfavoriti ma sappiamo dove possiamo arrivare. Siamo molto più rilassati dopo le ultime vittorie”. Lo spirito decoubertiniano ha pervaso pure Riyad Mahrez: “Abbiamo fiducia in noi stessi, anche se si tratta dell’Atlético Madrid. Cercheremo di ottenere un buon risultato in trasferta, sappiamo che non sarà facile, ma giocheremo la nostra partita come sempre. Non abbiamo un obiettivo preciso, ma tanta voglia di scendere in campo. Se superiamo il turno tanto meglio, altrimenti non ne faremo un dramma. Infine, la visione metafisicamente disinteressata ha raggiunto il suo apice con Filipe Luis: “La Champions è la competizione migliore del mondo e ti dà sempre grandi motivazioni. Il Leicester ha tanti calciatori di qualità e una rosa ben amalgamata, mi ricorda il miglior Atletico. Non sarà facile vincere”.

Riassumendo: Gabi ha assimilato il Leicester all’Atlético (di cui porta la fascia al braccio) in quanto a umiltà e ambizione, Ulloa ha fatto lo stesso, Mahrez ha chiarito come esser eliminati dai colchoneros non sarebbe un dramma, Filipe Luis ha richiamato alla mente il ricordo del miglior Atlético. Una grande squadra: ricordo i tempi con Forlàn-Aguero, Adriàn-Falcao, Diego Costa-Villa, poi Mandzukic-Griezmann e infine il GG con l’altro francese Gameiro al fianco dell’ex Real Sociedad. Per tacere di un tale Fernando Torres, ça va sans dire. In tutto questo, il confronto con le Foxes non sta in piedi. Loro sono l’ultimissima realtà dell’élite calcistica europea, quelli al primo assaggio di quella magnifica torta che è la Champions. Occhio, però, può rimaner talvolta indigesta: meglio non arrivare col groppone sullo stomaco. E lo sa bene Craig Shakespeare, uno che davanti ai giornalisti riesce sempre a sfoderare un aplomb comunicativo niente male (e lo dico da studente in SciCom). “Abbiamo affrontato una serie di partite dure, cercheremo di essere competitivi anche contro l’Atletico Madrid sapendo che loro sono in vantaggio, ma troveranno un’atmosfera calda che cercheremo di sfruttare a nostro vantaggio. Siamo l’unica squadra inglese ancora in corsa e passare il turno sarebbe importantissimo anche a livello psicologico e in ottica campionato. In questi anni questo club ha fatto qualcosa di incredibile, ma ora conta solo il presente e il presente dice Atletico Madrid. Dovremmo fare affidamento sulle nostre forze per scardinare una difesa molto forte come quella spagnola”.

Già al termine dell’andata Craig aveva predetto ai colchoneros un ritorno in pieno stile blood, toil, tears and sweat. Lo disse Churchill alla House of Commons nel 1940, poi passato alla storia come “lacrime e sangue”. I tifosi ci hanno dato grande supporto stasera e so che i ragazzi vorranno sdebitarsi. La settimana prossima a Leicester ci sarà un grande clima. Sarà fantastico”. Un pò come dire: preparatevi, perché a Leicester scateneremo l’inferno. Il dirimpettaio Simeone, che dopo la vittoria iberica aveva messo le mani avanti (“ora andiamo da loro, dove sono forti”), aveva poi annunciato saremo chiamati ad una grande partita“. Ma non solo. “Il Leicester non rinuncerà a giocare. Quando hanno palla Mahrez o Vardy vanno molto in verticale. Sarà una gara combattuta che sicuramente si risolverà nella gara di ritorno”. Tutto questo ancor prima della sfida di andata.

Lo disse King Claudio Ranieri a settembre (“Vincere la Champions League è impossibile, ma il Leicester ha saputo dimostrare che l’impossibile è possibile. Vogliamo fare il massimo”), lo confermò poi a febbraio dopo la sanguinosa battaglia del Ramón Sánchez-Pizjuán (“Il nostro primo obiettivo è la salvezza, la Champions per noi è un viaggio premio). Poco importa che sia stato mandato via, tra parentesi. Rimane lo spettacolo, quello unico di una serata in cui le luci illumineranno ben più Leicester di Madrid. Dove si gioca l’altra semifinale, quella tra Real e Bayern. Ma questa è un’altra storia. Questa sera, quando dovrete decidere a che città rivolgere la vostra attenzione, pensateci. Potreste rimaner esterrefatti dall’eliminazione dell’Atlético: due finali e una semifinale perse negli ultimi tre anni per mano degli odiati cugini meregnues. Forse è anche l’ora che l’abito del carnefice lo indossi qualcun altro. In caso contrario, se fossero i padroni di casa a soccombere, potrete comunque raccontare ai vostri figli, un giorno, di aver assistito al tramonto dell’Leicester…

Matteo Albanese

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