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Premier League, la lotta salvezza più ampia di sempre

Mai quanto quest’anno la Premier League sembra un campionato chiuso, archiviato e messo in bacheca già da alcune settimane dal Manchester City. Guardiola ha – attualmente – 15 punti di distacco sulla seconda e sta riscrivendo il libro dei record. Per una vetta monopolizzata c’è però una corsa all’Europa tutta da vivere e soprattutto una lotta salvezza che non è mai stata così ampia. Sono in undici a lottare per la permanenza in Premier League, tutte racchiuse in 10 punti: dai 25 del Watford, decimo classificato, ai 16 dei fanalini di coda Swansea e West Brom.

Oltre alle top six e al Burnley, la vera sorpresa del calcio inglese per quanto riguarda il 2017, anche Leicester ed Everton sembrano avere raggiunto un equilibrio di uomini e risultati per poter rimaner fuori dalla contesa. Rientrarci è però questione di poco: la differenza è minima, soprattutto se si escludono le ultime due della classe. Anche squadre distanti un punto hanno però dato impressioni ben differenti tra di loro, comprese le due che alloggiano al settimo e ottavo posto.

London (re)calling: poca continuità, ma tanto valore tecnico

I maggiori pericoli per Foxes Toffees sono quelle squadre di indubbio valore tecnico, le quali si sono ritrovate d’improvviso a fondo classifica. Principe di questa è il Crystal Palace. Dopo le prime sei giornate con De Boer, con zero gol segnati e altrettanti punti, la crescita sotto Hodgson ha portato la squadra fino a quota 22 risalendo la china. Il talento degli interpreti delle Eagles ha giocato un ruolo fondamentale: la rosa non è pensata per salvarsi, ma per raggiungere l’Europa. La falsa partenza ha danneggiato però i piani. Lo stesso vale per il West Ham, anch’egli a 22 punti come i concittadini, 12 dei quali raccolti nelle ultime sette uscite. Anche gli Irons hanno vissuto un cambio in panchina con l’arrivo di Moyes, il quale sembra aver trovato la quadratura ideale.

Per entrambe è difficile prospettare un ritorno nei bassifondi della classifica visto l’ottimo ritmo acquisito a livello di punti negli ultimi tempi. Ha invece giocato esattamente all’opposto il Watford, partito in quarta per poi scalare progressivamente le marce. Dopo i 21 punti delle prime 13 giornate sono arrivate ben sette sconfitte. Da due gare la squadra è ferma a quota 25, al decimo posto, in una zona di relativa tranquillità. Marco Silva per mettersi al riparo da ogni rischio deve conquistare un altro sprint. Come per le altre due londinesi, anche le Hornets hanno un tasso tecnico superiore alla media, soprattutto tra mediana e reparto avanzato. L’incubo retrocessione sembra poter essere scacciato nel giro di poco.

Potrebbero, ma non si applicano

Non tutte le squadre tecnicamente dotate stanno però riuscendo a trovare punti e continuità. Southampton e Stoke City sono gli esempi calzanti in questo caso. Entrambe soggiornano a 20 punti, ai confini della red zone, soltanto due in meno di West Ham e Palace. Le differenze sono però abissali. Se infatti Moyes e Hodgson stanno cavalcando una serie negativa e danno la chiara impressione di poter crescere, Saints Potters procedono a singhiozzo da inizio stagione. Nessuna delle due ha mai infilato due vittorie consecutive ed entrambe hanno messo a segno strisce al massimo di tre risultati utili consecutivi. La discontinuità e la scarsità di idee di Pellegrino – che ha avuto anche tanta sfortuna, sebbene non possa essere una totale giustificazione – e la confusione di Mark Hughes (che ha la peggior difesa della Premier League, 47 reti incassate) vanno messe in soffitta. Per ora il passo lo ha fatto lo Stoke, esonerando l’ex attaccante inglese.

Sopra la media, ma guardandosi sempre indietro

Hanno funzionato meglio squadre con idee più chiare e magari con una rosa all’apparenza meno pronta per la Premier League. Due neopromosse come Huddersfield e Brighton stanno riuscendo a mettersi in luce, anzitutto senza cadere in red zone, grazie soprattutto a un’eccellente organizzazione e buona solidità. Le due squadre hanno avuto un impatto felice anche a livello fisico e sono risultate estremamente pratiche. L’incertezza riguarda soprattutto il valore complessivo dei giocatori e la capacità di decidere e risolvere le partite, aspetto in cui rispetto alle due neopromosse ha forse qualcosa in più il Bournemouth. Da Defoe e King si può avere di più in termini di gol in Premier League, ma i problemi di Howe sono al momento più generali: la difesa e il centrocampo convincono sempre meno, anche se per il momento bastano i 21 punti rimediati per rimanere fuori, seppur di poco, dalle ultime tre posizioni.

Resta solo la speranza

Huddersfield e Brighton sono qualche punto più sopra, rispettivamente a 24 e 23, mentre a 22 compare il Newcastle. Il bottino dei Magpies sembra quasi interamente casuale se si valutano organizzazione e fluidità di gioco: Benitez non sembra aver mai convinto e viene difficile non introdurre la sua squadra tra le candidate a retrocedere. In troppi casi è stato aiutato dagli episodi a proprio favore, ma la difesa ha sempre ballato – anche se, va detto, meno di altre – e l’attacco sembra dipendere troppo dalle palle ferme e dalle individualità. Non è però il Newcastle la squadra con maggiori chances di retrocessione valutando organico, tecnica e gioco.

Chi sta peggio è indubbiamente il duo che chiude la classifica con 16 punti, a quattro lunghezze dalla zona salvezza. Lo Swansea e il West Bromwich si stanno trascinando problemi dal primo giorno di campionato e non hanno fatto nulla per risolverli. I gallesi hanno evidenti lacune strutturali e non riescono a mettere gli uomini migliori in condizione di rendere al top, avanzando così a tentoni e con il peggior attacco della Premier League (soltanto 13 gol segnati). La scelta di Carvalhal in panchina ha inoltre fatto discutere: è il primo approccio per lui con la massima divisione inglese. E pensare che fino a cinque giorni prima del cambio in panchina voluto dai Cigni c’era libero il never relegated Tony Pulis, fresco di addio proprio al West Bromwich. Quel WBA che non vince dalla seconda di campionato, che subisce il giusto ma finalizza pochissimo, soprattutto senza Rondon. Pardew ha bisogno della bacchetta magica o di una delle sue strisce di vittorie. Quest’anno però la faccenda è estremamente complicata.

Giorgio Dusi

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