Premessa – Nello scrivere questo articolo ho cercato di non cadere nella retorica del costo del cartellino di Paul Pogba: ritengo che nelle ultime sessioni di calciomercato, in particolar modo in Premier League, l’aumento di capitale da investire abbia falsato le valutazioni di alcuni calciatori e più che preoccuparci del prezzo, dovremmo sottolineare l’impatto che tale giocatore riesce ad avere all’interno del sistema di gioco della sua nuova squadra. Vorrei anche sottolineare che non sto in alcun modo tentando di difendere a spada tratta il giocatore ma credo che serva molto più tempo per avere un’opinione riguardo la sua nuova avventura e cercherò di spiegarvelo attraverso i fattori elencati qui sotto.
Sono bastate tre sconfitte consecutive (due in campionato e una in Europa League) per gettare ombre sul nuovo Manchester United di José Mourinho: la critica non ha risparmiato nessuno puntando, oltremodo, il dito su Paul Labile Pogba, reo, come spesso sottolineato, di aver cambiato più volte il suo ‘haircut’ (taglio di capelli) che non la partita. In rete troverete diverse immagini del talento francese con indicati il numero di gol (0), gli assist (0) e le nuove acconciature (4) ed altre vignette ironiche (finding Paul): i tabloid inglesi sanno essere molto crudeli ma credo sia doveroso ricordare che stiamo parlando di un ragazzo di ventitré anni che, nonostante abbia già impressionato l’intero panorama calcistico, deve ancora migliorare il suo repertorio: in particolar modo sotto il profilo mentale. Il centrocampista non riesce ad essere costante per tutta la partita e se alla Juventus queste sue lacune erano in qualche modo cancellate da un reparto nel quale collaborava con altri due uomini, la linea a 2 dei Red Devils non gli permette di esserlo, soprattutto considerando che Fellaini è un giocatore che predilige la fase offensiva, proprio come Pogba. Ho cercato di sottolineare alcuni fattori che potrebbero aiutare il giocatore a ritrovare la calma e gestire meglio la pressione, spero di aver toccato tutti i punti necessari.
Ambientamento – Quando nel 2012 Pogba firmò con la Juventus, i tifosi del Manchester United si sentirono in un certo modo traditi e arrivarono ad usare parole pesanti nei confronti di un giocatore ai tempi diciannovenne. Dopo l’esperienza quadriennale in quel di Torino, sponda bianconera, i bollenti spiriti si sono assopiti ma una parte del tifo dei Diavoli Rossi rimprovera al francese la scelta fatta: cercare di creare un rapporto di fiducia in condizioni del genere è difficile anche per chi conosce già l’ambiente e le strutture della società. Ho letto più volte che Pogba si sarebbe dovuto adattare senza problemi dato che ha già vissuto nella città di Manchester: ritengo che sia profondamente sbagliato. Nonostante abbia disputato diverse sessioni di allenamento con la prima squadra, il francese era costantemente legato al gruppo dei giovani e conosce veramente pochi giocatori nell’organico a disposizione del tecnico portoghese. Creare rapporti d’amicizia e sintonia dentro e fuori dal campo è ancora più complicato per chi viene spesso accompagnato dall’etichetta del giocatore dall’ego grande: in uno spogliatoio che prevede la presenza di Ibrahimovic e Mourinho, il transalpino non è sicuramente la prima donna. La sua esperienza all’Old Trafford, però, è iniziata solamente da un mese, per entrare in sintonia con la squadra ci vorrà ovviamente del tempo che la stampa, mi permetto di dire erroneamente, non sembra disposta a offrirgli.
Preparazione fisica – La stagione agonistica di Paul Pogba è terminata solamente lo scorso 10 luglio quando la Francia, padrona di casa, uscì sconfitta nella finale degli Europei, contro il Portogallo (anche in quel caso fu messo sul banco degli imputati l’ex Juventus reduce da una stagione fisicamente stressante). Un mese dopo il transalpino è stato nuovamente arruolabile ma il Manchester United aveva già terminato la prima fase della preparazione fisica ed è stato costretto a recuperare il tempo perduto: lo stato di forma del giocatore dei Red Devils, quindi, non è ancora dei migliori e questo penalizza molto un calciatore come Pogba che fa del dinamismo e della fisicità due dei punti cardini del suo modo di giocare. Erroneamente si immagina che atleti come il francese entrino prima in condizione: muscoli, tendini e quant’altro, dopo aver sopportato sessanta partite, hanno bisogno di una pausa obbligatoria e l’affrettare i tempi può causare solamente problemi fisici evitabili con del sano riposo. E’ probabile, dunque, che verso l’inizio di ottobre potremmo nuovamente ammirare le gesta atletiche del numero 6.
Nuovo sistema di gioco per lui e per la squadra – Lo scorso anno uno dei segreti del Leicester di Ranieri, come lo stesso allenatore rivelò, fu quello di mantenere ben saldo il modo di giocare che la squadra conosceva, adattando alcune piccole modifiche per migliorarlo. La maggior parte dei tecnici, invece, preferisce rivoluzionare quanto insegnato dal precedente tecnico: non fa eccezione José Mourinho. Il portoghese ha minato alcune delle certezze che Van Gaal, a fatica, aveva garantito alla squadra cercando di migliorare l’approccio alla partita: nonostante l’inizio in Premier League sia stato piuttosto positivo, nelle partite successive, in particolar modo nel derby, i Red Devils hanno mostrato alcune lacune in fase di possesso palla tipiche di chi non è ancora del tutto dentro gli schemi disegnati dal mister. Paul Pogba sta faticando molto ad inserirsi all’interno di un sistema di gioco nuovo e in cui mai si era misurato precedentemente, bisogna dargli del tempo per entrare al meglio nelle geometrie di una squadra che è ancora a caccia della sua stessa identità.
Durante la partita con il Watford, Pogba ha più volte ripetuto questo tipo di azione: prendeva il pallone dalla difesa o dal compagno di reparto e, invece di cercare di scaricarlo, lo teneva ai piedi per svariati secondi facendo perdere al Manchester United diversi tempi di gioco e spesso anche il pallone. Va però sottolineato come la squadra non aiuti più di tanto il francese a liberarsi della palla.
Meno uomini a centrocampo, più responsabilità – Paul Pogba è stato catapultato in quel di Manchester con diverse etichette addosso: la prima, e probabilmente la più pesante, è quella di ‘giocatore pronto‘, capace di trasformare una buona squadra come lo United in una delle grandi squadre d’Europa, fin da subito. Le aspettative, all’inizio di questa nuova avventura, non sono state verificate a causa di diversi fattori inerenti non solo al francese: l’ex Juventus, come scritto precedentemente, era solito collocarsi nel ruolo di mezz’ala di sinistra nel centrocampo a tre disegnato da Allegri per esaltare le sue caratteristiche. Il transalpino è un giocatore votato all’attacco e, nonostante spesso sia in difesa, è raro che egli insegua il suo uomo fino al centro dell’area di rigore: in quel di Torino il sacrificio difensivo del centrocampista fu possibile grazie all’apporto difensivo degli altri due giocatori della linea mediana e quello dei cinque difensori ma all’Old Trafford la situazione è ben diversa. La difesa, in fase di non possesso palla, ha a disposizione quattro uomini e non cinque e, soprattutto, i Red Devils schierano contemporaneamente quattro giocatori offensivi (un trequartista centrale, due ali e una punta) e lasciano scoperto un reparto dove, oltre a Pogba, è presente Fellaini che, per indole, preferisce la fase offensiva. In sostanza: possiamo certamente dire che il nuovo ruolo non ha aiutato il francese ad inserirsi al meglio e, probabilmente, Mourinho adotterà delle contromisure se le cose non cambieranno alla svelta; potrebbe beneficiarne Herrera rimasto incredibilmente, a mio modo di vedere, in panchina al posto del centrocampista belga. Lo spagnolo permetterebbe alla squadra di organizzarsi meglio e al numero 6 di potersi dedicare di più alla fase offensiva. Paul Scholes, leggenda del Manchester United, ha rilanciato l’ipotesi di vedere schierato, al fianco del transalpino, un giocatore che ha scritto pagine importanti della storia dei Red Devils come Michael Carrick, disposto a sacrificare la fase offensiva e dare maggiore equilibrio alla squadra. Ciò nonostante anche secondo uno dei migliori centrocampisti ad aver calcato il manto erboso dell’Old Trafford la linea mediana composta da tre uomini potrebbe essere la miglior soluzione per aiutare l’inserimento dell’ex giocatore della Juventus.
Bisogno di leadership – Dirk Kuyt, ex calciatore del Liverpool e attualmente in forza al Feyenoord, ha dichiarato dopo la gara di Europa League tra gli olandesi e i rossi di Manchester che Pogba, per tutto l’arco della partita, abbia urlato contro i suoi compagni e, addirittura, durante l’intervallo abbia alzato ancor di più il suo tono di voce: un modo per spronare la squadra e se stesso oppure, semplicemente, un bisogno naturale di sentirsi il capobranco? Entrambi, probabilmente, ma il fatto di non essere la personalità più esuberante dello spogliatoio sta limitando il suo sviluppo: alla Juventus, durante l’ultima stagione, era costantemente sotto i riflettori della stampa, all’Old Trafford deve condividere le luci della ribalta con due dei personaggi più istrionici del mondo del calcio: José Mourinho e Zlatan Ibrahimovic. Deve dare precedenza alla squadra, proprio come faceva in bianconero quando Carlos Tevez era la stella indiscussa del club: ciò che sta vivendo il francese è simile a quanto successo un anno fa. I bianconeri non riuscivano ad ingranare e lui non sembrava in grado di garantire le prestazioni con cui lasciava tutti a bocca aperta solamente pochi mesi prima: attraverso le strigliate del coach e del mister è tornato ad essere il ‘solito Pogba‘, probabile che anche in quel di Manchester ci sia bisogno di un ridimensionamento.
Uno degli esempi a cui faceva riferimento Kuyt: Pogba sbraita contro Herrera per farsi passare il pallone, lo tiene troppo a lungo e, non sapendo chi servire, la gioca ad uno dei difensori andando subito a riprendersi la sfera. Infine, nonostante ci sia un compagno vicino pronto ad essere servito, cerca la grande giocata che finisce per essere una palla conquistata facilmente dalla difesa del Feyenoord.
“He has to play free” – Al termine della sfida di Premier League contro il Watford José Mourinho ha risposto in questo modo alla domanda sul ruolo in campo di Pogba: “Non so in che posizione abbia giocato – dice ironicamente – so solo che necessita di essere libero dagli schemi“. Contro gli uomini di Mazzarri abbiamo avuto l’opportunità di vedere il centrocampista di giocare in due posizioni diverse: al fianco di Fellaini e in linea con Rooney, adattando l’inglese al ruolo di centrocampista con il belga limitato a compiti difensivi. Paul Scholes, che di vicende inerenti allo United ne sa anche troppo, ha lanciato diverse frecciatine al nuovo acquisto: “Deve giocare in modo semplice: non può tentare di saltare 3-4 uomini“. Le parole sono state sicuramente ascoltate dall’ex Juventus a tal punto che nell’ultima sfida di campionato non ha mai tentato di saltare l’uomo mentre nella sua miglior prova, contro il Southampton, aveva cercato il dribbling in 14 occasioni (riuscendo nel suo intento nove volte): passa da un eccesso all’altro, sintomo di chi è particolarmente in confusione e sta cercando in ogni modo di trovare la giusta collocazione.