La nuova casa di Marko Pjaca è lo Schalke 04. Lo sarà almeno per i prossimi mesi, fino a maggio, quando a stagione conclusa tornerà a vestire il bianconero della Juventus. La soluzione del prestito è stata da molti giudicata positivamente: il croato classe 1995 ha necessità di incamerare minuti nelle gambe, possibilmente ad un buon livello, per tornare a Torino più pronto per ritagliarsi i propri spazi nelle gerarchie dello stratosferico attacco bianconero. Per giudicare se invece lo Schalke è la destinazione giusta il discorso va ampliato.
Anzitutto va analizzato il contesto. Pjaca arriva in una squadra in piena lotta per la conquista di un posto in Champions League, una corsa in cui gli errori sono perdonabili essendo la media punti relativamente bassa: la seconda in classifica, per l’appunto lo Schalke, ne ha 30 in 17 partite. Quello di Gelsenkirchen è un ambiente che mischia giovani a uomini più esperti quasi in egual misura: l’età media della squadra è di 25.2 anni, ma nell’undici tipo cinque titolari imprescindibili sono nati prima del 1990. Il cocktail creato da Tedesco parte quindi da una base di esperienza, intorno alla quale vengono inseriti i giovani.
A livello tattico lo Schalke si fonda sulla difesa a tre, mentre l’attacco tende a variare: si sono visti sia tentativi di 3-5-2 con due punte pesanti e con un interno di gamba ed estro, sia di 3-4-3 con due uomini a supporto di un unico riferimento offensivo. Parliamo di una squadra che non ha una particolare tendenza al palleggio, più pragmatica che esteticamente bella da vedere. Grande importanza la rivestono i due esterni a tutta fascia, Oczipka e Caligiuri: entrambi hanno la tendenza ad attaccare in uno contro uno e rifornire i centravanti con i propri cross.
Lo Schalke vive anche di soluzioni estemporanee prima che di trame di gioco costruite, soprattutto sull’estro di Harit e Konoplyanka, giocatori in grado di rompere le linee partendo anche dal centrocampo e capace di pungere soprattutto in campo aperto. Non parliamo propriamente di una squadra che vive di difesa e contropiede, piuttosto di un sistema equilibrato che attribuisce la stessa importanza a entrambe le fasi. I minatori hanno il quarto miglior attacco e la quarta miglior difesa della Bundesliga.
Le caratteristiche di Pjaca lo portano a essere un giocatore prettamente d’attacco. Nelle sue (poche) apparizioni sui grandi palcoscenici ha anzitutto manifestato di avere problemi in fase difensiva. Sia nella Juventus che in precedenza nella Dinamo Zagabria è stata lampante la sua poca lucidità nei tempi di recupero e nel bilanciamento della posizione da tenere quando è stato impiegato sulla fascia. Forse anche per questa ragione Massimiliano Allegri ha più volte fatto cenno all’ipotesi di impostarlo come centravanti, oltre che per le sue doti atletiche e fisiche.
Difficilmente però allo Schalke 04 il croato interpreterà il ruolo di riferimento offensivo. Tedesco preferisce avere un giocatore più abituato a giocare da punta in grado di occupare l’area ed esservi determinante, come Burgstaller e Di Santo. Pjaca può essere però il completamento perfetto di una coppia d’attacco, soprattutto con l’austriaco ex Norimberga. Non gli graverebbero sulle spalle tutte le responsabilità realizzative – dove ancora pecca – e avrebbe l’opportunità di svariare e cercarsi la posizione migliore.
L’altra posizione in cui il classe 1995 potrebbe far risaltare le sue doti è quella di uomo dietro la punta nel 3-4-2-1, anche se in questo caso la probabilità che debba adempiere a compiti difensivi è ben più alta. Per le abitudini e per il suo percorso tecnico finora svolto sarebbe probabilmente la più congeniale, ma allo stesso tempo anche la più rischiosa causa proprio la necessità di copertura e di eventuali raddoppi sull’esterno per aiutare Oczipka. Tedesco sta però valutando più il 3-5-2 che il 3-4-3, soprattutto grazie alla crescita di Harit e Konoplyanka, utilizzati spesso anche come finti interni di centrocampo.
L’ex Nantes e l’ucraino sono anche due dei pochissimi in rosa a garantire cambio di passo con le iniziative individuali. Considerando l’abbassamento notevole del loro baricentro, la necessità che davanti vicino a un giocatore più fisico ci sia un altro uomo di fantasia cresce a vista d’occhio. Questo bisogno può essere soddisfatto in maniera precisa ed efficace proprio da Pjaca, anche alla luce dei risultati esigui che la scelta di giocare con le due punte di peso ha portato in termini di fluidità e velocità.
Proseguendo su questa linea di ragionamento si può concludere che l’unico potenziale concorrente per il croato sia Breel Embolo, per certi versi un suo alter ego: giovane, rapido, estroso, fisicamente ben messo, ma come Pjaca reduce da un brutto infortunio che l’ha costretto ad affrontare un 2017 difficile. La voglia di Tedesco di variare anche a gara in corso non preclude una coesistenza tra i due alle spalle di una punta, anche se ovviamente questa dipende anche dal rendimento generale degli altri uomini che si snodano tra trequarti e attacco.
Sarebbe comunque sbagliato pensare a Pjaca come un possibile punto fermo nello Schalke 04, più corretto è invece pronosticare che possa raccogliere un buon minutaggio sia dal primo minuto che a gara in corso, oltre che maturare e migliorare le sue letture offensive e abituarsi a giocare in una squadra di una certa caratura. Non indossa una maglia pesante come quella della Juventus, ma tra le papabili destinazioni Gelsenkirchen era probabilmente la miglior scelta possibile, sia per il giocatore che per i bianconeri.
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