Wembley, 11 luglio 2021. Una data da ricordare, da mettere in fila a tutte le altre del nostro glorioso calcio. Avevamo vinto a Roma, Parigi, Berlino e Madrid, mancava di fatto solo Londra come grande capitale europea. La metropoli inglese è stata aggiunta alla lista al termine di una delle più grandi imprese che la nostra Nazionale potesse fare, un autentico Maracanazo europeo.
Ed è in quest’ottica che è giusto vivere un trionfo del genere, perché i parallelismi sono davvero tanti. I giornali inglesi provano a smorzare la delusione con slogan fumosi come “Orgogliosi di voi” o “I Tre Leoni si arrendono solo ai rigori“, ma è ovvio che l’illusione di vincerlo è stata tanta. Sicuramente gli attestati di stima verso una nazionale capace di arrivare in finale solamente per la seconda volta nella sua storia tra Mondiali ed Europei sono tanti, ma tutto sembrava apparecchiato per quel ridondante Coming Home che alla fine si è rivelato un boomerang.
L’Inghilterra, così come il Brasile del 1950, ha sbagliato tutto ciò che poteva sbagliare nel percorso di avvicinamento al torneo: ha dato per scontato la vittoria (A Vitoria Nossa titolavano i giornali brasiliani nel ’50), si è posta al di sopra dell’evento, ha provato a impaurire l’avversario con la supponenza di chi è convinto di aver già vinto. Tra tatuaggi, canzoni, la festa nazionale proclamata per il giorno dopo la partita e titoli discutibili nelle prime pagine, si sono poste tutte le basi per quello che nel mondo ispanico viene definito un papelón, una figuraccia.
Ma non è tutto, perché il contorno rende ancor più macroscopica questa situazione: l’Inghilterra si presentava a questa partita con un fattore campo enorme, con Wembley di fatto sold out. Lo stadio di Londra ha ospitato più gare di tutti, 8 in totale di cui 6 con l’Inghilterra in campo. Da nessun’altra parte si è giocato così tanto e nessuna squadra ha potuto giocare tante partite nel suo stadio quanto loro, anzi, chi ne ha fatte di più è arrivato al massimo a quota tre. Gli spettatori di Wembley sono passati dal 25% della fase a gironi a praticamente il 100% nella finale, peraltro anche con scene poco civili all’ingresso dello stadio, dove ha tentato di entrare molta più gente del consentito.
In un clima del genere era facile farsi intimidire, tanto che la gara è cominciata subito con il gol di Shaw. Eppure da lì è partito il Maracanazo del calcio europeo: come il Brasile, in vantaggio col gol di Friaça, è arrivata la rimonta che ha spento gli entusiasmi. Dall’incredibile bolgia, il boato del gol dell’1-0, ai silenzi di attesa e paura. Giusto le canzoni messe dal DJ nei tre intervalli hanno stemperato un clima che diventava pesantissimo, fino ad arrivare a quei calci di rigore che hanno reso la tensione invivibile.
Non aveva mai vinto il titolo l’Inghilterra, così come il Brasile del ’50 non aveva mai vinto il Mondiale. Davanti a migliaia di spettatori, con i favori più o meno giustificati della vigilia, nello stadio tempio del loro calcio, contro una grande rivale di sempre, dopo un cammino sicuramente meno provante e con pochissimi viaggi, dopo aver festeggiato il titolo ancor prima di averlo vinto: questo è il successo dell’Italia, l’autrice del Wembleyazo, il 1950 degli inglesi.
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