La storia si ripete: come nel 1982, Aston Villa – Bayern Monaco 1-0. Un successo che valse la Coppa dei Campioni per gli inglesi. 42 anni dopo, la vittoria vale “solo” tre punti nella fase campionato della Champions League, ma è abbastanza per infrangere il protocollo reale di Sua Maestà e trasformare William Arthur Philip Louis Mountbatten-Windsor in semplicemente William. Il Principe esulta come un tifoso qualsiasi. Del resto, al cuor non si comanda.
Voci di Palazzo sostengono che la squadra di Buckingham Palace sia l’Arsenal, anche se nessuno, per ovvi motivi di opportunità, ha mai svelato le proprie simpatie. Doveroso, per rispetto dei sudditi, essere “super partes”. William ha rotto il protocollo, come spesso accadeva anche alla madre. Ed è proprio Lady D ad avere avviato il figlio verso i villans iscrivendolo al college “Eton”, uno degli istituti di istruzione più prestigiosi del Regno Unito. Il colpo di fulmine era scoccato però qualche anno prima, per stessa ammissione del Principe, che ha vissuto la prima esperienza allo stadio in un Aston Villa – Bolton. L’atmosfera che ha respirato al Villa Park lo ha spinto a studiare la storia degli scarlet. E lo ha conquistato. Fra l’altro l’idea di essere controcorrente rispetto ai suoi amici, tutti sostenitori di Chelsea o Manchester United, lo stuzzicava parecchio. Una scelta che dunque si lega sia ai valori del club, sia alla voglia (il dna, del resto, è quello) di distinguersi dalla massa con scelte da ribelle romantico.
Sebbene abbia faticato a controllare le emozioni, William resta comunque il Principe e il futuro Re del Regno Unito. Dunque propone una visione del calcio e dello sport come strumento di confronto ma anche di rispetto per l’avversario. Ha chiesto spesso che i giocatori dell’Aston Villa, prima che stelle della Premier League, fossero uomini rispettabili dentro e fuori dal campo. William si è sempre dichiarato assolutamente convinto che anche lo stadio, come il terreno da gioco, debba essere un luogo di aggregazione e divertimento. Per questo ritiene che i calciatori dell’Aston Villa e quelli del Regno Unito in generale, debbano comportarsi con la consapevolezza di essere esempi da seguire.
William tifoso ha anche superato la prova più difficile: trasmettere la passione ai figli. Il piccolo George ha già vissuto diverse delusioni calcistiche. Ha visto l’Inghilterra perdere dal vivo due finali consecutive del campionato Europeo, una addirittura in un Wembley pronto a festeggiare ma che si è dovuto arrendere all’Italia di Roberto Mancini. Dalla nazionale al club, George ha già debuttato da diversi anni al Villa Park, mettendosi in mostra nel 2019 indossando i colori sociali del club. Una passione, come nelle migliori tradizioni, trasmessa da padre in figlio.
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