La nuova generazione di calciatori brasiliani ha alla base un’enorme quantità di talento: la selezione olimpica che partirà per Tokyo 2021, con la possibilità di convocare anche i futuri 24enni, avrà l’imbarazzo della scelta nelle convocazioni dei giocatori del reparto offensivo, in cui ci potranno essere talenti già visti con grandi risultati in Europa con Vinícius e Rodrygo del Real Madrid, oppure stelle che l’Europa la vedranno a breve come Pedrinho.
Talento sconfinato quello del ragazzo prenotato dal Benfica: Pedrinho ha firmato un contratto fino al 2025 con il club portoghese, ma alla ripresa dei campionati potrebbe rimanere ancora al Corinthians fino alla prossima sessione di mercato. “Una scelta di etica” l’ha definita il Benfica, che è disposto a dare la precedenza al club di origine qualora i campionati alla ripresa si dovessero sovrapporre. Disponibilità ad aspettare dunque, per un calciatore che con i suoi tempi si è preso la scena.
Da tanto tempo Pedrinho è uno degli osservati speciali del calcio brasiliano, fin da quando nella Copinha São Paulo, sempre con la maglia del Timão, dimostrava di avere qualcosa in più rispetto ai suoi coetanei. La differenza l’ha fatta anche con i grandi, con la sola sfortuna di ritrovarsi in un Corinthians molto ridimensionato rispetto alla squadra quasi imbattibile di qualche stagione fa. Il Timão recente infatti non si è tolto grosse soddisfazioni, ed è persino capitolato ai preliminari di Libertadores contro il Guaraní, peraltro al penultimo turno e non allo spareggio finale.
Eppure in Pedrinho si è vista quella speranza e quella capacità di determinare le partite che al Benfica piace da morire. D’altronde in Portogallo c’è una concezione differente della valorizzazione del talento, molto distante da ciò che stiamo vedendo con la politica del Real Madrid che acquista i calciatori in Brasile appena compiuta la maggiore età. Porto e Benfica negli anni sono state le squadre che maggiormente hanno rivitalizzato ragazzi di talento ma non eccessivamente giovani, portandoli a dimensioni importantissime all’età della maturità.
E per Pedrinho, classe 1998, l’essere rimasto più in ombra rispetto ai già citati Vinícius e Rodrygo, o meno pubblicizzato di Reinier, è stato un vantaggio. Perché la mancata pubblicità è più per il ridimensionamento della sua squadra che per le sue qualità tecniche, che rimangono indiscutibili. Un esterno mancino puro, dal dribbling secco e dalle grandi sterzate: fa passare la palla ovunque ed è davvero difficile da contenere negli uno contro uno.
Rispetto al 10 che tendeva a essere nelle giovanili si è trasformato in un giocatore di fascia più puro, forte anche se deve andare sul fondo, ma decisamente più pericoloso quando può tagliare verso la porta. Il Benfica questo lo ha capito, ha una capacità intuitiva nell’osservare i giovani che sfugge anche a realtà più grandi: forse per questo non si farà problemi ad aspettare il momento giusto per portarlo con sé, in attesa che arrivi quella maturazione per fargli assaggiare il calcio europeo al momento giusto e dimostrare di aver preso l’ennesimo grande talento, pronto a sfruttare questo trampolino per battere la concorrenza e volare a Tokyo la prossima estate.
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