Ad Euro 2016 stiamo assistendo a parecchie squadre che stanno tradendo le aspettative, facendo molta fatica già nella fase a gironi. Una su tutte è la nazionale portoghese, che proviene da un pareggio 1-1 contro l’Islanda ed un altro pareggio, a reti bianche, contro l’Austria. Il Portogallo è indubbiamente una selezione piena zeppa di talento, ma fino a qui si è vista davvero poca concretezza. In una nazionale che è rigogliosa di esterni talentuosi come Joao Mario, Luis Nani, Ricardo Quaresma, Rafa Silva e su tutti ovviamente Cristiano Ronaldo, sembra mancare un vero e proprio centravanti. Eder è l’unico a disposizione, ma le sue prestazioni non sono all’altezza della posta in gioco e, giustamente passa tutto il tempo in panchina. Andando indietro negli anni di attaccante coi fiocchi nel passato recente portoghese ce n’è solo uno: Padro Miguel Carreiro Resendes, da tutti conosciuto come Pauleta. Forse, o quasi sicuramente, servirebbe uno come lui per risolvere i crucci del Portogallo. Andiamo ora a focalizzarci su Pauleta, ricordando il grande attaccante che è stato.
Nato nelle isole Azzorre, al mestiere del pescatore ha preferito fare l’attaccante fin da bambino, ed è stato così che nel 1995, all’età di 22 anni, ha iniziato a sfondare nel campionato portoghese con l’Estoril Praia. Quella sarà la sua unica avventura nella prima squadra di un club professionistico portoghese, durata un anno soltanto e condita con ben 19 gol in 30 presenze in campionato. E’ nel 1996 dunque che inizia il viaggio di Pedro Pauleta, che viene acquistato dal Salamanca, società spagnola nella quale militerà per due stagioni, mettendosi in mostra per un club che in quei anni aveva una certa importanza nel panorama calcistico spagnolo: il Deportivo la Coruna. Nonostante la squadra abbia addirittura vinto il campionato 1999-2000, l’attaccante portoghese perde durante questa avventura un po’ di confidenza con l’arte del gol, e ne mette a segno soltano 18 in 58 presenze. Lo score non è pessimo, ma di certo sotto gli standard a cui Pauleta aveva abituato fino ai 25 anni. E’ così dunque che prende la decisione di cambiare aria, e si trasferisce al Bordeaux in Ligue One. E’ proprio con i Girondini che arriva la sua consacrazione: nella terra del vino, Pauleta ubriaca i tifosi della squadra meglio del rosso più buono che si possa trovare sul mercato. A Bordeaux è lui il re indiscusso, e vince a pari merito con Djibrill Cissè il premio di capocannoniere della Ligue One 2002-03. Dopo quella stagione Paulete dice addio a Bordeaux ed approda nella capitale parigina, al PSG, squadra non ancora “mainstream” durante i primi anni duemila. Per un solo anno non riesce a formare un tandem d’attacco con Ronaldinho, che nella stessa sessione di mercato si trasferisce al Barcellona, dove diventerà leggenda.
Pauleta a Parigi è il simbolo di un club con tanta voglia di vincere, bandiera del PSG dal 2003 al 2008, marcatore di 76 reti nelle varie stagioni francesi. E’ al suo ritiro che la dirigenza del PSG inizia a sentire il bisogno di dare ai numerosi tifosi varie vittorie, ed è proprio dal 2008 che inizia il progetto che sta portando ai nostri giorni il Paris Saint Germain ai livelli massimi del calcio mondiale. Ovviamente, la nazionale portoghese è parte integrante della carriera del nostro Pauleta. Con la selezione portoghese gioca più di 90 partite, mantenendo una media straordinaria di un gol ogni due. Pauleta è simbolo, insieme ad un gruppo di pochi centravanti, di un determinato tipo di calcio che oggi purtroppo sta andando verso l’estinzione, il calcio del “buttala avanti che tanto la difende quello là”, il calcio delle maglie luccicanti e dai colori vivaci, il calcio che oggi, al Portogallo, farebbe comodo conoscere ancora.
Numerosissimi i talenti che sono stati affiancati all’attaccante portoghese durante gli anni di carriera, ma alla fine la scena se la prese sempre lui. Grazie Pauleta per averci insegnato il tuo calcio, è un peccato che i ragazzini portoghesi non abbiano ancora preso esempio da te. Ma c’è ancora tempo…