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Partite Leggendarie Ep.6: Il miracolo di Berna, Germania Ovest-Ungheria 3-2 1954

Una delle più grandi nazionali nella storia del calcio è stata capace di regalare al mondo partite memorabili, uniche e iconiche, ma si è sgretolata proprio nel momento più importante, proprio quando mancava solo l’oro. L’Ungheria degli anni ’50 era una squadra favolosa, orchestrata alla perfezione da quella leggenda chiamata Ferenc Puskás, un Capitano che era un vero e proprio simbolo dell’intera nazione, e guidata dalla saggia mano di Gusztáv Sebes in panchina. La regola fondamentale era che la palla dovesse correre anche più dei giocatori stessi, in modo tale da poter risparmiare energia e guadagnare lucidità. In contrapposizione c’era però uno stile di gioco opposto, fatto di corsa e intensità, con la Germania Ovest che fu in grado di regalare al mondo la più grande sorpresa di sempre.

I magiari erano soprannominati l’Aranycsapat, ovvero la Squadra d’oro, capace di vincere addirittura per 6-3 a Wembley in casa dell’Inghilterra e dunque si presentarono in Svizzera con grandi pressioni sulle proprie spalle, venendo riconosciuto da tutti come i grandi favoriti. Le due future finaliste vennero inserite nello stesso girone assieme alle molto più abbordabili Turchia e Corea del Sud, ma un cervellotico regolamento non permetteva a tutte di affrontarsi, ma bensì ogni squadra avrebbe fatto solo due partite all’interno del proprio raggruppamento. Nella prima giornata ungheresi e tedeschi dimostrarono la loro enorme superiorità nei confronti dei rivali, i primi schiantando la Corea del Sud con un perentorio 9-0, risultato maturato più per magnanimità degli europei che per reale resistenza degli asiatici tanto che un giornalista si addormentò sui gradoni dello stadio, mentre i secondi vinsero con un agevole 4-1. Il sorteggio aveva però stabilito che le due forze dominanti avrebbero dovuto affrontarsi in vista della seconda partita e in questa occasione Sepp Herberger dimostrò tutta la sua intelligenza e acume tattico. In caso di sconfitta avrebbe dovuto spareggiare ancora con la Turchia per il passaggio ai quarti di finale e avendo già ritenuto gli avversari troppo inferiori, decise di risparmiare gran parte dei titolari. La Germania Ovest dunque si presentò non con gli uomini migliori in quel di Basilea e la scelta avvenne soprattutto per due motivi. Il primo era recuperare energie in vista degli impegni successivi e il secondo era quello di azzoppare Puskás in modo tale da toglierlo per il resto della competizione. La mossa del tecnico di Mannheim si rivelò essere vincente nel corso del torneo, perché in un primo momento il Mannschaft dovette andare incontro a una sconfitta devastante. Il risultato finale fu 8-3 con Kocsis grande protagonista e autore di quattro reti, dando così ai magiari la qualificazione per la fase a eliminazione diretta. Nonostante il primo posto ottenuto il proseguo del torneo non fu affatto comodo e per poter arrivare all’ultimo atto del Wankdorfstadion l’Ungheria dovette passare attraverso gli ostacoli rappresentati dalle grandi del Sudamerica. A Berna la sfida col Brasile si trasformò per lunghi tratti in un incontro di calci e pugni e fu un peccato, perché quando si ricordarono di giocare diedero vita a un grande spettacolo che portò alla vittoria degli europei per 4-2. Lo stesso risultato venne bissato in semifinale contro i campioni in carica dell’Uruguay in una delle partita più emozionanti di sempre ed entrate nella storia e ancora una volta l’uomo della qualificazione fu il gigantesco centravanti Kocsis. L’attaccante dell’Honved schiacciò di testa in rete la palla per due volte negli ultimi minuti del secondo tempo supplementare, portando così la nazionale in finale per la seconda volta dopo il 1938. Dall’altra parte invece la Germania si ritrovò più riposata e fresca rispetto ai rivali, dimostrando di poter compiere un cammino regolare, aiutato anche dal sorteggio. Dopo il perentorio 7-2 rifilato nello spareggio alla Turchia bastarono un gol per tempo per piegare la resistenza della Jugoslavia per 2-0, mentre nel derby di lingua tedesca contro l’Austria fu un trionfo. Il 6-1 di Basilea non lasciò possibilità di replica al Das Team che fu costretto a fermarsi ancora una volta a un passo dal sogno, mentre i tedeschi riuscivano finalmente a disputare una finale di Coppa del Mondo.

Oltre sessantamila spettatori si assieparono nel Wankdorfstadion di Berna in occasione di una finale sentitissima, anche perché quel giorno coincideva con il rientro di Ferenc Puskás che, nonostante non fosse al meglio delle condizioni, non voleva assolutamente mancare a quell’appartamento. L’Ungheria puntava tutto su quell’attacco stellare che era in suo possesso, grazie alla presenza di campioni con Kocsis, Czibor e Hidegkuti a formare un quartetto favoloso assieme al Maggiore al galoppo. Dall’altra parte la Germania Ovest poteva rispondere con una grande forza di volontà e soprattutto con la classe dei suoi due veri campioni, quegli Helmut Rahn e Fritz Walter che rappresentavano gli unici veri antagonisti nei confronti di un avversario sulla carta invincibile. La Capitale elvetica fu colpita da una pioggia che divenne sempre più incessante e a inizio partita iniziò il tanto atteso dominio ungherese che sembrò togliere subito interesse alla grande finale. Hidegkuti calciò dal limite dell’area, ma il suo tiro venne deviato da un difensore avversario che trasformò la conclusione in un perfetto assist per Puskás che calciò al volo di sinistro infilando la palla in rete per l’1-0 immediato. Non ci volle molto per arrivare al raddoppio e questa volta fu completamente un regalo tedesco. Kohlmeyer sbagliò il retropassaggio mettendo in difficoltà Turek che perse la palla a Czibor non ebbe problemi ad appoggiare in porta il 2-0 che sembrava essere segno premonitore di un’altra goleada. Ma è proprio quando in tribuna si iniziava a prendere il pallottoliere che il Mannschaft dimostrò di essere duro a morire e Morlock fu bravissimo nel deviare da pochi passi un cross malamente smorzato da Zakarias e poco dopo ecco la grande sorpresa. Grosics mancò completamente l’intervento sul calcio d’angolo di Walter e Rahn si avventò sulla palla mettendola nella porta sguarnita per il pareggio che lasciò incredulo l’intero stadio. L’Ungheria però non ci mise molto a riprendersi dal colpo e qualcuno nella Germania Ovest doveva farsi perdonare, passando da uomini dei disastri a salvatori della Patria. Turek alzò una saracinesca dietro alla propria porta compiendo alcune parate straordinarie, come quella avvenuta sul tiro a botta sicura di Hidegkuti, e quando il portiere di Duisburg non riusciva a intervenire ci pensò Kohlmeyer a salvare sulla linea la conclusione di Toth. Anche Kocsis ebbe una grande occasione con un pallonetto di testa che però si stampò sulla traversa e quando ormai lo spettro dei supplementari sembrava certo ecco che il miracolo si concretizzò. Lóránt respinse di testa un cross di Schäfer al limite dell’area e il più lesto ad avventarsi sul pallone fu Rahn che stoppò di destro, dribblò nello stretto Lantos e dal limite dell’area di sinistro mise la palla all’angolino per il 3-2 che ribaltò incredibilmente la situazione. La Germania Ovest si era portato in vantaggio, ma c’erano ancora sei lunghissimi minuti di sofferenza con l’Ungheria che si riversò subito nell’area di rigore avversaria. Kocsis servì alla perfezione Puskás che in scivolata anticipò l’uscita di Turek mettendo la palla in rete per il 3-3, ma l’arbitro Ling annullò la rete su segnalazione di fuorigioco da parte dell’assistente Griffith. Una rete che non venne mai chiarita se fosse realmente da annullare o meno e che ancora oggi è motivo di dibattito, ma alla fine la decisione fu definitiva e a Berna venne scritta una delle pagine più incredibili nella storia del calcio.
La Germania Ovest, partita senza grandi aspettative a inizio torneo, era diventata per la prima volta nella propria storia campione del mondo, dopo aver battuto l’Ungheria di un mito come Puskás. Una finale di un Mondiale, il primo trionfo di una nazionale storica, una rimonta pazzesca, Davide che batte Golia e una rete di Rahn diventata iconica, anche per questo e per molto altro che nasce una “Partita leggendaria”.

Francesco Domenighini

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