Nella storia della Champions League si sono disputate tantissime partite di grande qualità che sono entrate nella storia e il livello del torneo è sempre stato elevatissimo. Capita dunque che partite memorabili vengano disputate anche in turni ben lontani dalla finale, come ad esempio agli ottavi subito dopo la fase a gironi, ma con l’accoppiamento giusto la possibilità di vedere qualcosa di epico di certo non manca. È il caso che accadde nel 2005 quando il sorteggio abbinò immediatamente Chelsea e Barcellona che regalarono al pubblico europeo una delle partite più indimenticabili della storia della più importante competizione per club.
I Blues erano passati nelle mani di Roman Abramovich che stava creando uno squadrone intento a dominare il mondo e che in panchina si affidò al campione d’Europa in carica José Mourinho. Ironia della sorte i londinesi vennero inseriti nello stesso girone proprio con il Porto vincitore dell’ultima edizione, pesantemente ridimensionato anche a causa della razzia voluta dal proprio ex tecnico. Il raggruppamento iniziò però con la trasferta francese contro il Paris Saint Germain e lo 0-3 finale mise subito in chiaro come gli inglesi facessero sul serio quell’anno. A Stamford Bridge non ci fu tempo per i sentimentalismi nei confronti della propria vecchia squadra e con altre tre reti i londinesi si avvicinarono sempre di più alla qualificazione che divenne certezza matematica grazie alle due vittorie contro i russi del Cska Mosca. Con gli ottavi di finale già in tasca furono di semplice esibizione gli ultimi due confronti con il Chelsea che pareggiò in casa contro il Psg e soprattutto che perse per 2-1 al Do Dragão regalando così il passaggio del turno proprio al portoghesi. Il Barcellona invece era stato inserito in un girone molto complicato soprattutto in ottica primo posto, con i campioni d’Italia del Milan grandi favoriti. Il passaggio del turno venne però ipotecato dopo due giornate grazie al bell’1-3 rifilato agli scozzesi del Celtic e al 3-0 del Camp Nou contro gli ucraini dello Shakhtar Donetsk. Si arrivò dunque alla doppia sfida con il Diavolo che si risolse con un nulla di fatto, con i ragazzi di Ancelotti che si imposero per 1-0 nell’andata a San Siro e quelli di Rijkaard che restituirono il favore a domicilio con un 2-1 firmato nel finale da una perla di Ronaldinho. La qualificazione intanto era diventata certezza perché anche le due contendenti si erano annullate nel doppio confronto e proprio questa rilassatezza portò i blaugrana a perdere incredibilmente punti nel finale. Con il Celtic infatti arrivò solo un pareggio tra le mura amiche, mentre in Ucraina furono gli arancioneri a vincere per 2-0 relegando così i catalani al secondo posto. Già agli ottavi di finale dunque inglesi e spagnoli si sarebbero affrontati e l’andata al Camp Nou venne decisa nel giro di pochi minuti. Il Chelsea si portò in vantaggio nel primo tempo grazie a un autogol di Belletti, ma a essere decisivo fu l’ingresso di Maxi López che prima trovò il pareggio e dopo cinque minuti servì Eto’o per la rete che ribaltò il risultato dando così ai blaugrana un minimo ma importante vantaggio in vista del ritorno.
L’8 marzo 2005 lo Stamford Bridge si riempì all’inverosimile perché tutti volevano assistere a una delle partite più attese d’Europa, tra una delle squadre considerate più forti del mondo e una con il giocatore più dominante del periodo. José Mourinho era rimasto a corto di attaccanti ed era dunque stato obbligato a schierare il duo Kežman e Gudjohnsen, con Damien Duff e Joe Cole sugli esterni pronti a dare una mano in fase offensiva. Frank Rijkaard decise invece di utilizzare uno schieramento molto più difensivo, mettendo l’esperto e più difensivo Gerard al posto di Ludovic Giuly, con Samuel Eto’o unica vera punta e Ronaldinho come uomo di unità tra centrocampo e attacco. Tutti si aspettavano un atteggiamento offensivo e voglioso di rimontare del Chelsea, ma forse non così tanto. Il Barça venne schiacciato nella propria metà campo fin dai primi minuti con i londinesi che sembravano averne di più fin da subito con Mateja Kežman che se ne andò sulla destra e crossò basso per Gudjohnsen con l’islandese che fece un capolavoro. Lo stop di sinistro divenne un dribbling a rientrare su Oleguer e in scivolata calciò sul primo palo battendo Victor Valdés in uscita e così dopo soli otto minuti la qualificazione aveva già cambiato padrone. I Blues viaggiavano sulle ali dell’entusiasmo e da un calcio d’angolo dalla destra fu Terry a rimettere il pallone al limite dell’area piccola per Lampard che girò il destro a botta sicura mancando però clamorosamente di un soffio la traversa. Il raddoppio però era già nell’aria con Joe Cole che rientrò sul sinistro e cercò la conclusione dal limite dell’area e a essere decisiva fu la deviazione di Van Bronckhorst. L’olandese spiazzò il proprio portiere che riuscì a intervenire come meglio poteva, ma sulla respinta si avventò come un falco Lampard che questa volta non perdonò e appoggiò in rete il raddoppio. Nemmeno il tempo di rimettere il pallone a centrocampo che il Barcellona perse la sfera permettendo al centrocampista inglese di realizzare uno splendido passaggio in verticale che premiò lo scatto bruciante di Damien Duff che solo davanti a Valdés lo battè per la terza volta con un dolce sinistro sotto le gambe del numero uno avversario. Dopo nemmeno venti minuti il Chelsea era in vantaggio per 3-0 e il tutto era avvenuto con una facilità disarmante e nessuno pensava più a una possibile rimonta catalana, tranne uno: Ronaldinho. Il brasiliano provò subito a riaprire la sfida con un colpo di testa che sfiorò il palo alla sinistra di Čech e poco dopo ecco l’episodio tanto atteso. Paulo Ferreira allungò inspiegabilmente il braccio per fermare Eto’o in area di rigore e l’arbitro non poté far altro che fischiare la massima punzione. Dagli undici metri si presentò il campione brasiliano che incrociò il destro, il portiere ceco intuì ma non riuscì a intervenire e ora con il 3-1 tutto era ancora in ballo. Il Barcellona prese morale, mentre i Blues vennero completamente sorpresi dalla reazione ospite e iniziarono a dover alzare le barricate. Čech deviò da campione una cannonata su punzione di Deco e Eto’o fu immarcabile per Carvalho, ma il sinistro in corsa del camerunense finì di pochissimo sopra la traversa con il gol che era però nell’aria. Iniesta diede palla al limite dell’area a Ronaldinho che circondato da tre avversari si fermò e iniziò a danzare sulla sfera e dal nulla fece partire un destro improvviso con la punta del piede. Nessuno si aspettava un tiro di quel genere e senza rincorsa eppure il pallone prese una traiettoria incredibile che sorprese tutti e si infilò all’angolino lasciando tutti di sasso. Probabilmente quel giorno il numero dieci del Barcellona si assicurò il Pallone d’oro poi vinto a fine anno e fece capire a tutti chi era il migliore al mondo. La partita era pazzesca e già entrata nea storia, perché con il primo tempo ancora da concludere il passaggio del turno era tornato in favore dei catalani grazie alla regole dei gol in trasferta con il Chelsea che dovette dunque rifare tutto da capo. Il gol fu una mazzata e solo un grande intervento di Čech su destro da fuori area di Eto’o evitò il 3-3 con i ragazzi di Mourinho che non vedevano l’ora di tornare negli spogliatoi ma che a tempo ormai scaduto trovarono ancora il modo di far divertire il pubblico. Van Bronckhorst non riusciva proprio a tenere Cole e il sinistro sul secondo palo dell’inglese fu imparabile per Valdés, ma stavolta fu il palo a salvare gli ospiti e sulla respinta Duff colpì male permettendo così un comodo intervento dell’estremo difensore. Un pazzo e magnifico primo tempo era dunque ora andato agli archivi e nella ripresa divenne una vera e propria battaglia. Il Chelsea caricò a testa basso, ma a salvare la situazione ci pensò Čech che prima sventò una gran conclusione da fuori area di Belletti e soprattutto intervenì con una parata prodigiosa su un colpo di testa a botta sicura di Puyol. Chi non voleva mollare era però Frank Lampard che sfiorò il palo con una sassata da fuori area su calcio di punizione e poco dopo schiacciò di testa un corner di Duff, ma anche Valdés non voleva essere da meno del proprio collega bloccando un’insidiosa conclusione a rete. Nel finale i ritmi erano ancora altissimi con Iniesta che rientrò sul sinistro e calciò una perfetta conclusione che venne respinta dal palo e incredibilmente sulla palla vagante si avventò Samuel Eto’o che però infastidito da Glen Johnson sparò alle stelle a porta vuota. Le occasioni fioccavano da entrambe le parti con Valdés che dovette respingere un’altra conclusione di un sontuoso Joe Cole e un gol prima o poi sarebbe arrivato. Duff calciò l’ennesimo perfetto calcio d’angolo per John Terry che si liberò della marcatura e colpì perfettamente di testa con Carvalho che sulla linea ostacolò quasi fallosamente l’intervento del portiere catalano. La palla andò in rete e le proteste non mancarono, ma per Collina il gol era regolare e con il 4-2 i Blues erano tornati a comandare. Il Barcellona non aveva più forze e cercò di trovare la rete con conclusioni da fuori area e palle alte, ma ormai le due squadre non ne avevano davvero più.
Il Chelsea ottenne così una memorabile qualificazione al termine di novanta minuti epici da vedere e rivedere e poco importa se poi quella Champions non arrivò, con i Blues fermati dal Liverpool in semifinale. Occasioni a non finire, una rete da pelle d’oca, portieri che intervengono da campioni e continui ribaltamenti di fronte ed è proprio grazie a questo e a molto altro che nasce una “Partita leggendaria“.
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