Gli anni ’70 portarono a una vera e propria rivoluzione nel mondo del calcio, un nuovo modo di intendere questo sport, nuove idee e nuove prospettive. Il calcio latino che aveva dominato il decennio precedente stava lasciando spazio ormai ai colossi del nord d’Europa e la massima rappresentazione venne proposta in occasione della finale del Mondiale del 1974 tra Germania Ovest e Olanda, dove le due nazionali diedero vita a novanta minuti favolosi.
Il torneo iridato venne disputato proprio in terra tedesca e dopo i problemi legati all’Olimpiade di soli due anni prima, la paura era elevata. In quell’estate tutto però filò perfettamente liscio e il Mannschaft guidato dal suo leggendario Capitano Franz Beckenbauer iniziò il girone iniziale nel migliore dei modi. Una sassata da fuori area di Paul Breitner valse il successo iniziale contro il Cile e la qualificazione venne già archiviata alla seconda giornata grazie al convincente 3-0 all’Australia. L’ultima gara del raggruppamento fu lo stranissimo derby tutto germanico con i cugini dell’Est, anch’essi già qualificati alla fase successiva e contro i quali ci si sarebbe giocato il primo posto. A sorpresa fu la DDR a trionfare per 1-0 al Volksparkstadion di Amburgo grazie una rete nel finale di Jürgen Sparwasser. Un gol storico e indimenticabile che relegò così i padroni di casa al secondo posto, un piazzamento che alla fine si rivelò un inatteso regalo. La Germania Ovest infatti finì nel gruppo più semplice dei due, anche se ovviamente le difficoltà non mancarono. Netto e brillante il 2-0 contro la Jugoslavia, mentre fu a dir poco spettacolare il 4-2 di Düsseldorf contro la Svezia, partita decisa solamente nel finale da Grabowski e Hoeneß. Per l’approdo in finale mancava solo da sconfiggere l’ostacolo Polonia e la zampata vincente fu quella di Gerd Müller che nei momenti decisivi risultava sempre implacabile e con quella rete raggiunse Just Fontaine a quota tredici come miglior marcatore di sempre nella storia della Coppa del Mondo. Le vere stelle di quella competizione venivano ancora più da nord ed era quell’Olanda che per la prima volta si affacciava al massimo torneo internazionale nel dopoguerra. La prima partita fu contro una nazionale storica come l’Uruguay e la doppietta di Rep incanalò la qualificazione nella giusta direzione. Il pari con la Svezia per 0-0 aiutò entrambe nell’avanzare in classifica e nella terza giornata gli Oranje annichilirono la Bulgaria con un pesante 4-1 che valse così il primo posto del girone. Il secondo gruppo era quello definito della morte, perché oltre alla sorpresa Germania Est vi erano i due colossi sudamericani Argentina e Brasile. Fu proprio contro l’Albiceleste la prima partita e a Gelsenkirchen fu un vero e proprio spettacolo. Johan Cruijff segnò i suoi primi due gol iridati e il 4-0 finale fu un’enorme iniezione di fiducia per i ragazzi di Michels. Neeskens e Rensenbrink stesero i tedeschi orientali e a Dortmund si disputò la decisiva sfida contro i Verdeoro campioni in carica. Non fu una partita molto spettacolare, anzi fu molto cattiva e violenta, ma alla fine fu ancora l’Olanda a trionfare grazie ai suoi due uomini di punta, Neeskens e Cruijff, ottenendo così il pass per una memorabile finale.
Il 7 luglio 1974 oltre settantacinquemile persone si assieparono nell’immenso Olympiastadion di Monaco di Baviera per poter assistere dal vivo a una delle finali più emozionanti di sempre. Helmut Schön era l’allenatore in panchina e in campo a dirigere le truppe vi era il Kaiser Franz Beckenbauer, mentre in attacco la qualità di Overath e Grabowski doveva essere messa a disposizione delle punte Hoeneß e soprattutto Müller. Michels dal canto rispondeva con il suo Calcio Totale con Cruijff uomo a tutto campo capace di colpi da grandissimo fuoriclasse, con Rep e Rensenbrink a sostenerlo in fase offensiva e il pittoresco Jongbloed in porta. Al fischio dell’arbitro inglese Jack Taylor il pallone era tra i piedi degli olandesi che iniziarono a far girare la sfera nella propria metà campo, fino a quando non avanzarono e diedero la palla al proprio Capitano che puntò Schwarzenbeck e lo saltò di netto e una volta entrato in area di rigore venne steso da Hoeneß. Era passato poco più di un minuto e il Mannschaft non aveva ancora toccato una volta la sfera da quando era iniziato l’incontro. Dal dischetto si presentò Johan Neeskens che calciò forte e centrale, con Maier che si buttò alla sua destra e quell’1-0 sembrava dover essere presagio di una possibile goleada. Lo svantaggio non gettò nello sconforto i teutonici che si ripreso immediatamente, soprattutto grazie a Paul Breitner che con i suoi inserimenti dalle retrovie creava enormi problemi agli avversari. Il giocatore del Bayern Monaco cercò il pareggio con un bel destro da fuori area rientrando dalla sinistra, ma la palla uscì di poco sopra la traversa. La Germania Ovest però stava prendendo sempre di più terreno e ancora una volta fu un tiro dal dischetto a smuovere il risultato. Overath fece ripartire l’azione con un gran lancio per Hölzenbein che creò il panico nella difesa olandese e una volta entrato in area di rigore venne atterrato da Wim Jansen. Ancora calcio di rigore e dagli undici metri si presentò Breitner che non tremò e piazzò il destro a incrociare superando un Jongbloed immobile. L’Olanda subì il colpo psicologicamente e il suo gioco arioso che aveva incantato tutti stava svanendo. Vogts si spinse in attacco e, dopo aver superato un entrata killer di Krol, calciò a botta sicuro tutto solo davanti al portiere arancione con Jongbloed che intervenne magistralmente deviando in calcio d’angolo. Hoeneß voleva farsi perdonare per il rigore concesso e così orchestrò un perfetto contropiede in ripartenza della Germania Ovest e mise al centro per Müller che però non poté calciare a porta vuota perché fermato all’ultimo momento da Rijsbergen. Il Mannschaft stava prendendo sempre più campo e anche Beckenbauer cercò il raddoppio con una strana punizione calciata di punta e che ancora una volta venne ben respinta dal portiere dell’Amsterdam. L’Olanda riuscì finalmente a rimettere il naso fuori dalla propria metà campo con una grande azione di Cruijff che servì in corsa Johnny Rep che calciò in porta a botta sicura, con Maier che però uscì perfettamente neutralizzando la conclusione. Fu solo un fuoco di paglia perché il tutto rimaneva nelle mani dei padroni di casa. Bonhof sulla destra saltò di netto Haan e crossò al centro per Gerd Müller che stoppò di esterno destro liberandosi di Krol e con estrema velocità di azione incrociò il destro per il 2-1. Una rete fulminea che ribaltò la situazione già a fine primo tempo e che portò “Der Bomber” a diventare il più grande marcatore nella storia della Coppa del Mondo. L’Olanda era in difficoltà soprattutto di nervi e a fine primo tempo Cruijff fece di tutto per farsi ammonire dall’arbitro iniziando una serie incredibile di proteste e alla fine il cartellino giallo fu la logica conseguenza. Con questo spirito anche nella ripresa furono i padroni di casa ad andare più vicini alla terza rete con l’incornata di Bonhof che uscì per un non nulla. L’unico modo che ebbero gli Oranje per segnare arrivò da un mezzo disastro difensivo tedesco con Maier che colpì male la palla in uscita per anticipare Cruijff e buttò così la sfera nella propria porta, ma fortunatamente sulla linea fu Breitner a salvare i suoi. Il numero uno del Bayern Monaco seppe come farsi perdonare governando bene il primo palo e respingendo un gran destro al volo di Rep, ma l’esterno ebbe sulla coscienza un’altra occasione. Da un cross dalla destra di Suurbier andò infatti in spaccata dopo essersi liberato della difesa tedesca ma sbagliò completamente la conclusione buttando fuori la palla. La Germania Ovest riuscì a trovare anche la terza rete con una gran giocata di Müller ma l’arbitro annullò per dubbio fuorigioco. L’ultimo ad arrendersi fu Johan Neeskens che dal limite dell’area calciò un gran destro all’angolino che però uscì di poco e con quell’occasione terminarono le speranze olandesi.
Per la seconda volta nella propria storia la Germania Ovest era stata in grado di vincere il Mondiale battendo ancora una volta quella che alla vigilia era considerata la grande favorita, dall’Ungheria all’Olanda. Una finale emozionante, due stili in contrapposizione, i due più grandi campioni dell’epoca a confrontarsi e la consacrazione di uno dei più grandi cannonieri di sempre ed è proprio grazie a questo e a molto altro che nasce una “Partita leggendaria“.
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