Gli anni ’70 furono un periodo di grande cambiamento sia all’interno della società che soprattutto nel calcio. Dopo i trionfi latini di Spagna, Italia e Portogallo era dunque tempo di lasciare spazio alla muscolarità del nord Europa con Ajax e Bayern Monaco in grado di creare veri e propri imperi nel panorama calcistico internazionale. L’Inghilterra continuava a essere un’incompiuta, ma quando entrò finalmente in un’ottica vincente non ce ne fu più per nessuno e tutto iniziò nel 1977 quando a Roma venne disputata una magnifica finale tra Liverpool e Borussia Mönchengladbach.
I Reds erano una delle realtà più affascinanti d’Europa grazie a due vittorie in Coppa Uefa, ma fu soprattutto quella del 1976 contro il Brugge a portare i ragazzi di Bob Paisley a essere considerati tra i favoriti per l’alloro massimo dell’anno seguente. I sedicesimi di finale furono una pura formalità contro i nordirlandesi del Crusaders che vennero sconfitti con un complessivo 7-0 tra andata e ritorno che portò così agli ottavi contro il Trabzonspor. I turchi si rivelarono avversario tutt’altro che semplice e un rigore di Usta regalò un inatteso vantaggio al termine della gara di andata, ma ad Anfield in soli diciotto minuti. Heighway, Johnson e Keegan annichilirono la difesa avversaria con tre reti lampo che ribaltarono il risultato e valsero la qualificazione. Le difficoltà in trasferta proseguirono anche con i fortissimi vicecampioni in carica del Saint Étienne che vinsero in Francia di misura, eppure nel Merseisyde anche i Verdi dovettero pagare dazio. Fu molto più combattuta, anche perché fino a otto minuti dalla fine il 2-1 favoriva i transalpini grazie alla rete in trasferta di Bathenay, ma nel finale fu il ventenne David Fairclough, entrato da pochissimo, a battere Ćurković per il 3-1 che volle dire semifinale. L’ultimo ostacolo prima di arrivare a Roma fu sorprendentemente lo Zurigo che però non poté nulla contro lo strapotere del Liverpool che dominò il doppio confronto vincendo prima per 1-3 in Svizzera e poi con un netto 3-0 ad Anfield e così per la prima volta fu finale. Il Borussia Mönchengladbach da alcuni anni era una vera e propria potenza del calcio tedesco e anche in campo internazionale non aveva mai sfigurato. La presenza in squadra di un campione come Alan Simonsen aiutava nel risolvere le sfide più complicate e nel 1977 si era giunti a una maturazione completa. Il cammino però presentò difficoltà già dai sedicesimi quando il sorteggio non fu certo benevolo, con l’Austria Vienna che fece sudare le proverbiali sette camicie. La sconfitta per 1-0 in trasferta venne però rimediata con un perentorio 3-0 nella gara di ritorno che portò così alla sfida contro i campioni d’Italia del Torino. Contro i ragazzi di Radice fu decisiva l’andata al Comunale grazie allo straordinario difensore Berti Vogts, per un giorno uomo gol, e del neoentrato Klinkhammer che stesero per due volte Castellini ottenendo così il successo per 1-2. Nel ritorno in Germania i granata disputarono un’ottima prestazione, ma i tedeschi chiusero bene gli spazi e mantennero così lo 0-0. Fu a dir poco da cuori forti il quarto contro i belgi del Brugge e ancora una volta fu la partita lontano dalle mura amiche a valere la qualificazione. Nell’andata in casa infatti il 2-2 sembrò permettere ai nerazzurri di essersi aggiudicati un posto tra le prime quattro d’Europa, ma a cinque minuti dal termine della partita all’Olympiastadion fu una zampata di Wilfried Hannes a trafiggere Jensen per una pazzesca qualificazione. L’ultimo ostacolo era rappresentato dalla Dinamo Kiev in uno scontro tra i fenomeni della fascia Alan Simonsen e Oleg Blochin. L’enorme stadio sovietico era una garanzia per i padroni di casa che non fallirono vincendo per 1-0 i primi novanta minuti, ma nel ritorno di Düsseldorf fu trionfo. Un rigore di Bonhof ristabilì la parità e quando ormai i supplementari sembravano una certezza ecco il tocco vincente di Wittkamp per il 2-0 che valse una storica finale.
Il 25 maggio 1977 allo Stadio Olimpico di Roma una nuova squadra si sarebbe iscritta all’albo d’oro dei vincitori della prestigiosa Coppa dei Campioni e l’attesa era alle stelle. Bob Paisley faceva affidamento sulla propria ala destra Kevin Keegan, ormai promesso sposo dell’Amburgo ma che voleva lasciare un gran ricordo con i Reds, e soprattutto sulla fase difensiva formata da Hughes e Neal. Udo Lattek invece dal canto suo aveva nel suo duo d’oro d’attacco formato da Simonsen e Heynckes le principali armi da fuoco per poter continuare il dominio teutonico iniziato da tre anni dal Bayern Monaco. Nessuna delle due squadre inizialmente voleva esporre troppo il fianco ai rivali, ma dopo un buon inizio dei renani furono gli inglesi a prendere in mano le redini dell’incontro. Una grande occasione capitò sui piedi di Steve Heighway che calciò al volo di esterno sinistro dal limite dell’area sfiorando il palo della porta difesa da Kneib e la risposta non si fece attendere. Bonhof avanzò palla al piede fino al limite dell’area dove fece partire un gran destro rasoterra che venne sporcato da Clemence e deviato sul palo salvando così i Reds. Passato lo spavento però i britannici ripresero a macinare gioco e azioni e il vantaggio al fin giunse. Heighway rientrò al centro e dal limite dell’area fece passare con l’esterno destro la palla tra Stielike e Wittkamp per servire l’accorrente McDermott che calciò al volo sul secondo palo per la rete del vantaggio. L’1-0 concluse così il primo tempo con i Reds meritatamente in vantaggio, ma nella ripresa la musica cambiò. Poco dopo il fischio dell’arbitro fu Stielike a involarsi in area di rigore superando Smith in velocità e calciando così di sinistro a botta sicura, ma l’uscita di Clemence fu da campione sventando l’opportunità del pareggio. La rete però era nell’aria e il Liverpool distratto, tanto che Jimmy Case sbagliò completamente il retropassaggio mandando in area di rigore proprio Alan Simonsen che incrociò il sinistro mettendo la palla nel sette per l’1-1 che riaccese le speranze dei renani. I tedeschi galvanizzati dal pareggio provarono a chiudere gli inglesi nella propria area di rigore che però furono bravissimi nelle ripartenze e soprattutto dai calci piazzati. Dopo una bella percussione di Hughes, terminata con un destro fuori di poco, ecco il secondo vantaggio con il calcio d’angolo battuto da Heighway sulla sinistra che trovò lo splendido stacco di Tommy Smith che lasciò di sasso Kneib per il 2-1. A quel punto non ci fu più la ripresa del ‘Gladbach che affondò, prima venendo salvato dalle parate del proprio portiere prima su Case e poi su Heighway e infine crollando sotto i colpi del fenomeno Keegan. Il numero sette iniziò una serpentina favolosa partendo dalla propria trequarti e quando era ormai entrato in area di rigore per calciare per Berti Vogts non ci fu altra scelta se non quella di stenderlo causando la conclusione dagli undici metri. Phil Neal prese la rincorsa e incrociò il destro spiazzando il portiere avversario per il decisivo e definitivo 3-1 che portò ad Anfield la prima Coppa dei Campioni.
Fu l’inizio di un ciclo d’oro per il calcio inglese che vinse ininterrottamente il trofeo fino al 1982 e per il Liverpool in particolare che trionfò in quattro occasioni fino al 1984. La sfida tra grandi numeri sette, una finale che diede il via a un grande ciclo, grandi reti e giocate da campioni ed è grazie a questo e a molto altro che nasce una “Partita leggendaria“.
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