Il 1986 è stato un anno che ha segnato in modo indelebile la storia del calcio e che ha reso leggendaria per sempre la figura di Diego Armando Maradona. Il Messico è dunque sempre stato terra favorevole ai grandissimi campioni per poter diventare degli immortali, eppure in quel torneo iridato non fu solamente l’Argentina a rubare l’occhio e a incantare.
Francia e Brasile infatti era arrivate alla massima competizione calcistica con grandi ambizioni, la prima infatti era stata in grado di sbloccarsi e vincere nel 1984 il primo titolo della propria storia con un dominante Europeo, mentre i secondi erano i grandi delusi dell’edizione del 1982, fermati un po’ a sorpresa dall’Italia futura campione. Allo stadio Jalisco di Guadalajara le due si affrontarono il 21 giugno in occasione dei quarti di finale a seguito di due cammini fino a quel momento netti che le avevano confermate tra le grandi favorite. I Galletti erano arrivati secondi nel proprio girone solo a causa della peggior differenza reti contro una fortissima Unione Sovietica allenata dal Colonello Lobanovsky, con lo scontro diretto terminato 1-1, mentre le vittorie su Canada e Ungheria erano state ottenute senza grossi patemi d’animo. La grande prova di forza però avvenne agli ottavi di finale, quando allo Stadio Olimpico Universitario di Città del Messico Le Roi Michel Platini e il venticinquenne del Tolosa Stopyra furono in grado di stendere l’Italia campione del mondo in carica con un 2-0 tanto netto quanto insindacabile. La Seleçao invece aveva dal canto suo dato vita a un cammino perfetto e impeccabile, fatto di sole vittorie e dimostrando di aver perfezionato quei limiti difensivi che le erano state fatali in Spagna quattro anni prima. Quattro partite, quattro vittorie e nessuna rete subita al netto di un Careca in formato fenomeno capace di rimanere a secco solo nell’1-0 dell’esordio contro le Furie Rosse, per poi trovare sempre la via del gol con Algeria, Irlanda del Nord e nel trionfale 4-0 degli ottavi con la Polonia.
La sensazione di poter assistere in quel pomeriggio di Guadalajara a una finale anticipata era chiara ed evidente e i ventidue in campo non delusero le attese regalando alla storia una delle più grandi partite di sempre mai viste. Il ritmo fu fin dall’inizo molto alto e a prendere le redini del gioco furono i sudamericani con azioni veloci che non davano respiro alla difesa della Francia, costringendo Bats agli straordinari. Dopo un grande intervento su Sócrates però anche il numero uno del Paris Saint Germain fu costretto a capitolare a termine di un’azione perfetta con Müller e Júnior che avanzarono scambiandosi la palla di prima e nello stretto, fino a quando quest’ultimo non vide lo spiraglio giusto per servire il suo inarrestabile centravanti e Careca, con un perfetto destro all’incrocio dei pali, realizzò la sua quinta rete nella competizione sbloccando il risultato. La squadra di Henri Michel sembrava essere in bambola completa e solo il palo salvò la porta dei Bleus dal raddoppio di Müller, ma proprio quando i Verdeoro erano pronti per il raddoppio ecco l’inatteso pareggio. Il cross di Rocheteau venne deviato prendendo così una strana direzione che ingannò sia Stopyra che il portiere Carlos, con entrambi che mancarono l’intervento, e sul secondo palo arrivò Platini che appoggiò comodamente la palla in rete per il fondamentale pareggio. Nel secondo tempo il ritmo rimase altissimo con il Brasile che riuscì sempre a farsi preferire di più per intensità e soprattutto per occasioni con Bats che intervenne da campione su Júnior e poco dopo dovette ringraziare la traversa dopo la grande incornata di Careca. Telê Santana decise che era il momento giusto per far entrare in campo l’asso nella manica, quel Zico che non era più in grado di reggere al meglio novanta minuti, ma che poteva ancora dire la sua nei finali di gara e fu proprio una sua splendida palla a mandare in porta Branco che venne travolto da Bats, causando così l’inevitabile calcio di rigore. L’ex numero dieci dell’Udinese prese la palla e la sistemò sul dischetto e tutto sembrava scritto perfettamente per farlo entrare nella storia, ma la sua conclusione fu bassa e centrale e il portiere transalpino divenne ancora più protagonista di giornata respingendo la conclusione. La delusione fu enorme e quel campione da tutti considerato come il “Pelé Bianco” si ritrovò fragile e solo, non sapendo ancora che sarebbe stato la prima divinità calcistica a cadere quel giorno. La Francia prese coraggio, ma non riuscì a tirare la stoccata vincente, anche se alla fine del secondo tempo supplementare il geniale lancio di Platini mandò Stopyra a tu per tu con Carlos che lo fermò in maniera palesemente irregolare, ma il tentativo dell’attaccante di rimanere in piedi convinse l’arbitro rumeno Igna a far continuare il gioco e così, dopo due ore di splendido calcio, si andò alla lotteria dei rigori. Il primo a calciare fu l’altra grande stella brasiliana, il fondatore della Democrazia Corinthiana e cervello della squadra Sócrates, ma dopo Zico toccò a lui fallire dagli undici metri. Bats volò sulla sua destra e respinse la conclusione dando subito un vantaggio agli europei e portando all’abbattimento del secondo mito di giornata. Le successive sei conclusioni andarono a buon fine per entrambe, comprese quella di Zico e soprattutto quella molto fortunata di Bellone che colpì il palo ma la palla sbattè sulla testa di Carlos finendo in rete, fino a quando i Galletti non ebbero l’occasione di segnare la quarta rete, mantenendo così il vantaggio e sul dischetto di presentò Michel Platini. Delle tre leggende in campo, ormai tutte a fine carriera, due avevano già sbagliato conclusioni pesanti dagli undici metri e chi è scaramantico aveva già capito come sarebbe andata a finire. Le Roi spiazzò Carlos ma alzò troppo la conclusione sparandola al cielo e riportando incredibilmente la situazione in parità, annullando il vantaggio transalpino. Per fortuna del Capitano dei Bleus anche Júlio César fallì subito dopo colpendo il palo e la gloria ricoprì Luis Fernández che di piatto destro spiazzò l’estremo difensore del Corinthians per la rete che voleva dire semifinale.
La Francia si portò così a casa una delle più emozionanti e meravigliose partite di sempre e quel giorno un pezzo di grandissimo calcio se ne andò. Da quel giorno Zico, tre volte Pallone d’oro sudamericano, Sócrates, una volta Pallone d’oro sudamericano, e Platini, tre volte Pallone d’oro europeo, non furono più loro e si avviarono tutti e tre a un finale di carriera lontano dai grandi riflettori. Fu l’inizio di una nuova era e soprattutto fu la fine di una che era stata meravigliosa perché anche questo permette di dare vita a una “Partita leggendaria”.