La storia del Brasile è qualcosa di unico, meraviglioso e probabilmente inarrivabile. Nessuna nazionale è stata in grado di costruirsi una fama tale nella sua storia con cinque campionati del mondo vinti, eppure anche la Seleçao ha avuto i suoi momenti estremamente negativi. In pochi pensavano che si potesse fare peggio del Maracanazo del 1950 contro l’Uruguay e si ebbe così tanta paura di ospitare un torneo iridato che si aspettarono ben sessantaquattro anni, ma con la Germania la storia si ripetè, in maniera forse ancora più drammatica.
Il Mannschaft veniva da diversi tornei molto positivi, ma che non avevano portato alcun titolo ed era dunque giunto il momento di rinverdire un passato glorioso. I ragazzi di Löw erano visti come i grandi favoriti del Mondiale, con una squadra molto solida e forte in ogni reparto e la sensazione che si fosse d’innanzi a una macchina da guerra invincibile la si ebbe già nella partita d’esordio contro il Portogallo a Salvador. I lusitani vennero spazzati via da un perentorio 4-0 con Thomas Müller straordinario protagonista con una tripletta da favola, ma a riportare i tedeschi sulla Terra ci pensò il Ghana. Gli africani rovinarono la festa di Miroslav Klose, che a Fortaleza raggiunse il record di gol di Ronaldo in una Coppa del Mondo, con un 2-2 che rimandava la qualificazione all’ultima giornata contro gli Stati Uniti. Ancora Müller bastò per battere gli Yanks, mentre negli ottavi di finale l’Algeria si rivelò avversario estremamente insidioso che venne piegato solamente nei tempi supplementari grazie a Schürrle e Özil. Ai quarti di finale ci fu una grande classica del calcio europeo contro la Francia e il Maracanã fu la giusta casa per una sfida che venne risolta dopo pochi minuti dalla zampata di Hummels per l’1-0 che bastò per mandare i teutonici in semifinale. Le aspettative a inizio torneo sui Verdeoro invece erano abbastanza basse e la sfiducia nei confronti di una generazione non proprio stellare portava con sé grandi dubbi nel popolo brasiliano. L’unica grande stella era il talentuosissimo Neymar che diede prova della sua immensa classe già nella gara d’esordio contro la Croazia dove mise a segno una doppietta che risultò decisiva dopo l’iniziale vantaggio balcanico per un autogol di Marcelo. Il Brasile però non decollava e il deludente 0-0 contro il Messico, frutto anche delle grandi parate di Ochoa, aumentò il malumore e pessimismo che venne però spazzato via dal perentorio 4-1 che venne rifilato al Camerun con O’ Ney ancora protagonista con una doppietta. L’ottavo di finale contro il Cile fu da cardiopalma e dopo l’1-1 dei centoventi minuti si dovette andare ai calci di rigore dove furono ben cinque gli errori complessivi, ma Júlio César si elevò a eroe contribuendo a una favolosa qualificazione. Il successo con la Roja, ottenuto probabilmente in maniera immeritata, sembrò far scattare qualcosa di nuovo e diverso nei ragazzi di Scolari che contro la Colombia disputarono la loro miglior prestazione del torneo trovando le reti del successo con Thiago Silva e David Luiz, ma le brutte notizie erano dietro l’angolo. Il difensore del Paris Saint Germain venne ammonito e fu così costretto a saltare la semifinale, ma soprattutto un fallo di Zúñiga costò caro a Neymar che uscì infortunato e dolorante dal campo.
Si arrivò così all’8 luglio 2014 allo stadio Mineirão di Belo Horizonte per disputare una delle partite più attese di tutto il torneo con tante certezze per gli europei e molti punti di domanda per i sudamericani. Löw schierò la classica formazione con Klose e Müller in attacco supportati alle loro spalle da Mesut Özil, mentre a centrocampo giganteggiavano i tre campioni Schweinsteiger, Kroos e Khedira. Scolari invece si leccava le ferite e doveva fare i conti con le assenze, con Thiago Silva che venne sostituito da Dante e con Bernard che prese il posto di Neymar, aggiungendosi così a Hulk e Oscar come rifinitore dell’unica punta Fred. A inizio partita furono i Verdeoro a partire nel migliore dei modi spinti da un grande incitamento del pubblico di casa con Marcelo che provò la conclusione da fuori area sfiorando il palo alla sinistra di Neuer. La Germania sapeva di essere più forte, ma scese in campo con grande umiltà ed estrema concentrazione e al decimo minuto ecco il vantaggio. Da un calcio d’angolo di Kroos fu Thomas Müller a colpire di piatto destro a botta sicura dopo essere stato completamente dimenticato dalla difesa di casa per battere Júlio César e segnare così l’1-0. Doccia freddissima per la Seleçao che provò però a ricompattarsi capendo che la partita era ancora lunga, ma il palleggio teutonico era a dir poco perfetto e dal ventitreesimo al ventinovesimo del primo tempo si assistette alla più incredibile e clamorosa sequenza della storia del calcio. Quando Klose ribadì in rete una prima respinta di Júlio César dopo aver concluso una perfetta azione iniziata da Kroos e proseguita da Müller si capì che la partita era terminata. Il cannoniere della Lazio era arrivato a quota sedici reti complessive in un Mondiale e aveva superato proprio il brasiliano Ronaldo in questa particolare classifica e per il Brasile fu blackout più totale. Non appena il Mannschaft recuperò palla dopo la ripresa del gioco Lahm crossò al centro, Müller mancò la prima conclusione ma di gran carriera arrivò Toni Kroos che con un gran sinistro al volo piegò le mani dell’ex portiere dell’Inter per il tris, prima dell’immediato poker. Fernandinho perse palla sulla trequarti venendo pressato dallo stesso Kroos che si divertì a duettare in area di rigore con Khedira prima di appoggiare nella porta sguarnita. La gente di Belo Horizonte aspettava solamente il fischio finale e quella che doveva essere una grande serata di calcio si trasformò in un autentico massacro che non era ancora finito. La scena del 5-0 fu la fotocopia della rete precedente, con la difesa brasiliana completamente in bambola e con Khedira che questa volta divenne l’uomo gol dopo aver duetatto con Özil. In soli sei minuti erano arrivati ben quattro reti, uno di seguito all’altro e senza possibilità di replica con il Mineirão che divenne una valle di lacrime di un popolo che non riusciva a credere a quello che stava assistendo. L’arbitro messicano Rodríguez avrebbe potuto tranquillamente fischiare la fine delle ostilità già dopo i primi quarantacinque minuti, ma vi era comunque un secondo tempo da giocare e al posto della reazione della Seleçao ci fu ancora di più il dominio tedesco. I giocatori di Löw si scambiavano il pallone con estrema facilità quasi senza nemmeno impegnarsi e l’inserimento di Schürrle su cross basso di Lahm valse il 6-0, prima che lo stesso attaccante del Chelsea trovasse poco tempo la settima marcatura con un meraviglioso sinistro che sbatté contro la traversa prima di spegnersi alle spalle di Júlio César. Özil mancò nel finale l’occasione per l’8-0 e sulla successiva ripartenza fu Oscar a trovare il punto della bandiera con un destro a incrociare che spiazzò Neuer per il 7-1 definitivo che non rese di certo meno amaro il passivo più catastrofico della storia del Brasile.
La sconfitta fu devastante con la Seleçao che perse malamente anche la finale per il terzo posto contro l’Olanda, mentre la Germania continuò il suo fantastico Mondiale battendo anche l’Argentina al Maracanã per ottenere così il suo quarto titolo iridato. Una goleada senza precendenti, il sigillo sul meritato trionfo mondiale, una sconfitta entrata nella storia come il Mineirazo ed è grazie a questo e molto altro che nasce una “Partita leggendaria“.