A quasi tre mesi dalla finale del Maracanã, vinta dal Palmeiras sul Santos grazie al colpo di testa di Breno Lopes in pieno recupero, questa settimana inizia la fase a gironi della nuova Copa Libertadores.
Con 7 squadre, il Brasile è il paese più rappresentato, seguito da Argentina (6), Colombia (4), Ecuador (3); Cile, Uruguay, Paraguay, Perù e Venezuela e Bolivia ne avranno solo due.
PALMEIRAS 75%
Defensa y Justicia (ARG) 55%
Independiente del Valle (ECU) 60%
Universitario (PER) 10%
Il gruppo A sulla carta sembra il più difficile, soprattutto nell’ottica del povero Universitario che ha pescato non solo i campioni in carica del Palmeiras e il Defensa y Justicia vincitore dell’ultima Sudamericana, ma anche una quarta fascia tra le più ostiche con gli ecuadoriani dell’Independiente del Valle, capaci di dominare il Grêmio nell’ultimo turno preliminare.
Curiosamente, Palmeiras e Defensa si ritroveranno a distanza di poche settimane dall’infuocato doppio confronto della Recopa, che ha premiato gli argentini ai rigori dopo una gara di ritorno piena di polemiche, con due calciatori espulsi e un rigore parato da Unsain a Gustavo Gómez.
Un epilogo che lo stesso Verdão ha sofferto anche nel weekend a cavallo tra le due partite, perdendo la Supercopa do Brasil contro il Flamengo, sempre ai rigori.
Al di là delle possibili conseguenze psicologiche delle sconfitte, ciò che preoccupa maggiormente è la totale assenza di stacco tra una stagione e l’altra: situazione condivisa con le altre brasiliane, ma ancor più sfibrante per una squadra che dopo i quattro mesi di pausa per il Covid ha disputato 66 partite in 227 giorni, tra cui l’ingloriosa partecipazione al Mondiale per club e la vittoriosa campagna in Copa do Brasil, conquistata nella doppia finale contro il Grêmio dopo aver già iniziato il nuovo campionato Paulista.
Molti puntano il dito contro gli ormai mal sopportati campionati statali, di cui si chiede almeno una riforma, ma tra giochi di potere e interessi economici delle federazioni si è deciso di comprimere i calendari all’inverosimile pur di non modificare i piani.
Tornando al campo, in queste ultime tre partite la squadra ha sempre lasciato l’iniziativa alle avversarie (possesso palla medio del 43%) puntando sulla solidità della linea difensiva Rocha-Luan-Gómez-Viña e cercando di ripartire lanciando l’infaticabile Rony, spesso impreciso e disordinato ma molto veloce, potente in progressione e gagliardo nei duelli.
A centrocampo ha inizialmente ripreso posto il quasi 38enne Felipe Melo – rientrato dopo una frattura alla caviglia – ma ci sarà molto spazio per i giovani Danilo, Patrick de Paula e Gabriel Menino, già protagonisti nel cammino vittorioso di qualche mese fa.
Difficile quindi aspettarsi un Palmeiras brillante, ma il portoghese Abel Ferreira può contare su un buon mix tra gioventù ed esperienza; oltre ai già citati ci sono Weverton, terzo portiere della Seleção e migliore della scorsa edizione, e Luiz Adriano.
Notevole inoltre l’apporto creativo di Raphael Veiga, centrocampista offensivo poco pubblicizzato che da quando ha trovato spazio con continuità raramente ha deluso e ha segnato qualche gol pesante, mentre allarma la situazione del giovane craque Gabriel Veron, sempre frenato da problemi fisici: contro gli argentini la sua partita è durata 20 minuti scarsi a causa dell’ennesimo stiramento muscolare.
INTERNACIONAL 85%
Olimpia (PAR) 55%
Always Ready (BOL) 55%
Deportivo Táchira (VEN) 5%
Smaltita la delusione per aver perso il Brasileirão all’ultimo respiro a vantaggio del Flamengo, l’Internacional di Porto Alegre ha deciso di ripartire da Miguel Ángel Ramírez, canario di 36 anni definito da The Athletic “il giovane allenatore più entusiasmante del Sudamerica”: dopo aver trascorso sei anni nell’Aspire Academy qatariota, nelle ultime tre stagioni è stato prima coordinatore del settore giovanile e poi allenatore dell’Independiente del Valle, vincendo la Sudamericana nel 2019.
Data la formazione, è quasi ridondante specificare la sua adesione ai princìpi del gioco di posizione, alla ricerca costante dell’uomo libero attraverso il dominio del possesso e l’occupazione razionale degli spazi, come – parole sue – in una partita a scacchi.
Curiosamente pochi mesi fa lui stesso aveva commentato le voci che lo accostavano al Palmeiras dicendosi scettico circa un eventuale trasferimento in Brasile, per “l’immediatismo e soprattutto il poco tempo per allenare” dovuto al numero esorbitante di partite; “prima di muovermi – diceva – voglio essere certo che troverò un contesto adatto”.
C’è molta curiosità quindi riguardo la sua capacità di adattarsi al nuovo contesto, dove il buon vecchio Abel Braga aveva messo in soffitta il calcio spregiudicato e moderno del dimissionario Chacho Coudet per rispolverare con successo uno stile di gioco più attendista e diretto, definito “riso e fagioli” (versione brasiliana di “pane e salame”).
La rivoluzione non si fa un giorno, ma con la giusta pazienza ci sono gli ingredienti per attendersi una buona stagione, a partire dal recupero del capitano Paolo Guerrero dopo la rottura del crociato che gli aveva fatto saltare quasi per intero la scorsa stagione: nelle prime uscite è parso arrugginito, 37 anni non sono pochi ma l’imminente Copa América porta motivazioni ulteriori per ritrovare la forma migliore.
Non sarà facile però riprendersi il posto da titolare, dove nel finale di stagione il 20enne Yuri Alberto ha quasi trascinato la squadra al titolo segnando 8 gol (senza rigori) nelle ultime 14, affermandosi tra i talenti più interessanti del campionato insieme all’elegante centrocampista mancino Bruno Praxedes (’02), che sta svestendo i panni del fantasista per trasformarsi in una mezz’ala box-to-box come successo a Gerson, che ricorda per sensibilità tecnica e struttura fisica longilinea.
Ad aggiungere qualità sulla trequarti, negli ultimi giorni è sbarcato a Porto Alegre il 33enne Taison, che dopo 11 anni in Ucraina torna nella squadra che lasciò nel 2010. Col passare degli anni, Taison si è trasformato da esterno dribblomane a trequartista associativo: le sue caratteristiche sembrano ideali per il gioco di Ramírez, e sarà interessante osservarne la coesistenza con l’esuberante Patrick, che ama invece portare palla e ingaggiare duelli fisici.
O TAISON VOLTOU! ?? #TaisonDay pic.twitter.com/iwuK5jD0Pm
— Sport Club Internacional (@SCInternacional) April 16, 2021
SANTOS 70%
Boca Juniors (ARG) 80%
Barcelona (ECU) 30%
The Strongest (BOL) 20%
Quando a gennaio Santos e Boca si affrontarono in semifinale, i brasiliani – dopo lo 0-0 della Bombonera – prevalsero con un secco 3-0 nella gara di ritorno, in cui anche grazie al vantaggio iniziale approfittarono della difficoltà di Lisandro López e Carlos Izquierdoz nel difendere in campo aperto.
Le prossime sfide però proporranno uno scenario tattico ben diverso, dato che il 60enne argentino Ariel Holan – vincitore del campionato cileno con l’Universidad Católica – ha preso il posto di Cuca, che potrà continuare a sfoggiare le sue iconiche magliette a tema religioso sulla panchina dell’Atlético Mineiro.
Come per l’Internacional, anche qui i cambiamenti sono lampanti: non più blocco basso e ripartenze fulminee, ma l’ambizione di controllare la gara attraverso il dominio del pallone.
Holan, che ha un passato da allenatore di hockey su prato – fu medaglia di bronzo alla guida della nazionale uruguaiana femminile ai Giochi panamericani del 2003 –, è diventato primo allenatore soltanto nel 2015 con il Defensa y Justicia; poi è passato per l’Independiente, vincendo la Sudamericana nel 2017, e infine in Cile, ben figurando anche a livello internazionale con una proposta di calcio moderna e ambiziosa che ha portato i Cruzados a un punto dal passaggio del turno in Libertadores (in un girone di ferro con le due di Porto Alegre) e a una sfortunata eliminazione ai quarti di Sudamericana per mano del Vélez, che evitò i supplementari grazie a un calcio di rigore al 94’.
Nei due turni preliminari disputati, il Peixe ha prevalso piuttosto agevolmente prima sui venezuelani del Deportivo Lara e poi sul San Lorenzo, in uno scontro che sulla carta pareva equilibrato.
Tanti, come sempre, i giovani in vetrina in un club che riesce sempre a rinnovarsi anche a dispetto delle difficoltà finanziarie che l’anno scorso avevano portato la FIFA a bloccare il mercato in entrata: in assenza del centravanti Kaio Jorge (2002, 5 gol nell’ultima edizione), ci ha pensato Marcos Leonardo, di un anno più giovane; interessante anche il contributo di Gabriel Pirani, altro classe 2002 schierato sulla trequarti, ancora leggero fisicamente ma pulito nella gestione del pallone.
I due nomi nuovi più caldi, però, sono nati addirittura nel 2004: l’esterno d’attacco mancino Ângelo all’andata contro gli argentini ha segnato il gol dell’1-3, diventando il più giovane marcatore nella storia della competizione; il difensore centrale Kaiky è stato titolare in tutte e quattro le sfide, prendendo di fatto il posto dell’ex capitano Lucas Veríssimo – miglior difensore, insieme a Gustavo Gómez, dell’ultima Copa e già pilastro del Benfica – con sicurezza disarmante e togliendosi anche la soddisfazione del gol all’esordio.
FLUMINENSE 40%
River Plate (ARG) 95%
Independiente Santa Fe (COL) 15%
Atlético Junior (COL) 40%
Il nuovo Fluminense di Roger Machado è ancora un cantiere aperto, ma presenta diversi motivi di interesse, a partire dall’aggregazione alla prima squadra dei giovanissimi Kayky – capocannoniere dell’ultimo vittorioso Brasileirão Sub-17 e già nel mirino del Manchester City – e John Kennedy, secondo miglior marcatore del Brasileirão Sub-20.
La loro freschezza si aggiunge a una rosa già piena di giovani formati in casa: il centrale di difesa Nino – sgraziato ma dall’ottimo tempismo e ruvido nei duelli -, il terzino destro Lucas Calegari – dotato di eccellente tecnica e già tra i migliori del campionato -, l’elegante volante Matheus Martinelli, gran tiratore dalla distanza, l’ala elettrica Luiz Henrique, che salta spesso l’uomo ma deve migliorare nelle scelte decisive.
Insieme a tanti ragazzini, cercheranno di dire la loro i due grandi vecchi Nenê e Fred: il primo va per i 40 ma nello scorso campionato le ha giocate quasi tutte, realizzando 8 gol (4 rig.) e 5 assist; il secondo, classe ‘83, ne ha segnati 5 ma appare decisamente più in difficoltà anche a causa di una mobilità limitata dai continui problemi fisici.
Anche per questo negli ultimi giorni sono arrivati rinforzi importanti come Abel Hernández, Raúl Bobadilla e Juan Cazares: l’ex Palermo ha un talento indiscutibile ma superati i 30 anni non è più leggero come un tempo e viene da una stagione piuttosto deludente con l’Internacional, dove non è riuscito a sostituire adeguatamente l’infortunato Guerrero ed è scivolato in fondo alle gerarchie; il 33enne centravanti paraguaiano ha segnato 14 gol nell’ultima stagione con il Guarani ed è un maestro nell’attacco alla profondità e nei duelli in area di rigore, dove può prevalere sia di forza, sia di astuzia;l’ecuadoriano, arrivato dal Corinthians, è un trequartista minuto ma robusto, con un gran tiro da fuori e una discreta creatività.
Ai margini è finito invece Paulo Henrique Ganso, cui nonostante la maglia numero 10 non è bastata l’aria di casa per riavvicinarsi ai livelli di un tempo: nello scorso Brasileirão ha giocato solo 3 volte dall’inizio e, nonostante abbia ancora 31 anni, sembra ormai inadeguato per giocare con continuità ad alti livelli.
SAN PAOLO 85%
Racing Club (ARG) 60%
Sporting Cristal (PER) 40%
Rentistas (URU) 15%
Nel corso del pazzo Brasileirão 2020, a un certo punto sembrava proprio che il San Paolo sarebbe riuscito a interrompere il maledetto digiuno di titoli che dura dal 2012, quando vinse la Sudamericana.
E invece, in poche settimane la stessa squadra che non aveva perso per quasi un intero girone si è ritrovata incapace di vincere, chiudendo la stagione con un amaro quarto posto in seguito all’esonero di Fernando Diniz.
Fuori dai confini nazionali le cose non erano andate bene fin dall’inizio, prima con il terzo posto nel girone di Libertadores alle spalle di River Plate e LDU di Quito, poi con il rocambolesco doppio confronto nei sedicesimi di Sudamericana contro il Lanús, deciso al 93’ da una rete di Orsini che sancì l’eliminazione del Tricolor Paulista per la regola dei gol in trasferta.
Per ripartire si è puntato sul carisma del Valdanito Crespo, reduce dalla cavalcata che ha portato il primo trionfo internazionale al Defensa y Justicia dove ha messo in pratica un calcio aggressivo e dinamico, in cui i movimenti coordinati e le combinazioni tra gli attaccanti erano fondamentali nel togliere punti di riferimento alla difesa per favorire gli inserimenti dei compagni.
L’importanza del pressing alto è ben rappresentata da un dato: dei 20 gol segnati nelle prime 8 gare del Paulistão, ben 12 sono nati da palloni recuperati nella metà campo avversaria.
Partito il giovane Brenner verso Cincinnati, le richieste di Crespo sembrano cucirsi alla perfezione sulle caratteristiche da attaccante mobili e associativi di Pablo e Luciano – miglior marcatore dello scorso campionato con 18 gol – e del nuovo arrivato Éder, che a 35 anni torna nel Paese natale che aveva lasciato nel 2006 per trasferirsi a Empoli: in 62 partite con lo Jiangsu ha totalizzato 32 gol e 18 assist, e anche nei primi scampoli di partita è apparso vivace e a suo agio, segnando dopo pochi minuti all’esordio contro il São Caetano.
Sempre da Jiangsu è tornato a casa dopo 10 anni João Miranda, che nonostante i 36 anni può rendersi utile nelle rotazioni: insieme a Hernanes e Dani Alves, avrà un ruolo importante in uno spogliatoio pieno di giovani di grande talento.
Particolarmente generosa è stata la generazione del ‘99, di cui si aspetta l’esplosione del fantasista Igor Gomes – non sarà il “nuovo Kaká”, ma ha tecnica e dinamismo per sfondare ad alti livelli – e la conferma a buoni livelli di Gabriel Sara, centrocampista mancino prezioso per la sua duttilità, del mediano Luan e del difensore centrale Diego Costa.
Sulla fascia destra, poi, la fine del contratto dell’ex-Atlético Madrid Juanfran lascia finalmente campo libero all’esuberante Igor Vinícius (‘97), mentre a centrocampo Crespo sembra vedere di buon occhio il 20enne Rodrigo Nestor, da anni tra i nomi più chiacchierati del settore giovanile, con caratteristiche prevalentemente da costruttore ma capace anche di sfruttare il suo dinamismo per inserirsi in area rivale..
Ad ampliare le rotazioni, dal mercato è arrivato il trequartista argentino classe ‘94 Martín Benítez, in prestito dall’Independiente dopo essere stato tra i più positivi nella difficile stagione della retrocessione col Vasco da Gama; novità parziale è invece il classe ‘97 Shaylon, che era partito per il prestito al Goiás con la reputazione di esterno mancino poco incisivo, affermandosi invece tra i migliori esterni a tutta fascia (a piede invertito) del campionato con 5 assist e oltre 2 passaggi-chiave per 90’.
L’unico gruppo senza brasiliane è probabilmente il più equilibrato, almeno sulla carta:
Atlético Nacional (COL) 60%
Nacional (URU) 45%
Universidad Católica (CHI) 45%
Argentinos Juniors (ARG) 50%
FLAMENGO 90%
LDU Quito (ECU) 55%
Vélez Sarsfield (ARG) 45%
Unión La Calera (CHI) 10%
Partito con l’ambizione di dominare il Brasileirão, il Fla è riuscito a portare a casa il titolo solo all’ultima giornata, approfittando delle vertigini che hanno colpito in sequenza San Paolo e Internacional una volta raggiunta la vetta della classifica.
In Libertadores le cose sono andate peggio, a partire dallo storico 5-0 incassato nel girone in casa dell’Independiente del Valle – parzialmente riscattato dal 4-0 di due settimane dopo -, fino all’eliminazione ai rigori negli ottavi contro il Racing.
Dopo un 2019 trionfale, la scorsa stagione è stata segnata profondamente dall’addio improvviso del tecnico portoghese Jorge Jesus, che ha deciso di tornare al Benfica a pochi giorni dall’inizio del campionato.
Discutibile a quel punto la decisione della società di puntare sul catalano Domènec Torrent, ex assistente di Guardiola che ha cercato invano di implementare i princìpi del gioco di posizione senza il tempo per poterci lavorare adeguatamente e raccogliendo il disagio degli attaccanti Bruno Henrique e Gabigol, che amano muoversi liberamente sul fronte d’attacco e non, come avrebbe richiesto il tecnico, aspettare che fosse il pallone ad arrivare da loro.
Decisivo ai fini dell’esonero il 4-0 subito contro l’Atlético Mineiro di Sampaoli, dopo il quale fu chiamato dal Fortaleza Rogério Ceni.
L’ex portiere goleador ha cercato fin da subito di restituire alla squadra le certezze perdute, ripristinando uno stile di gioco più “brasiliano”, in cui la fase offensiva dipende molto dalle invenzioni dei singoli e dalle associazioni spontanee tra i quattro “attaccanti”: Gabigol, Bruno Henrique e gli esterni Giorgian De Arrascaeta ed Éverton Ribeiro, schierati a piede invertito per poter convergere creando densità sulla trequarti: tra alti e bassi, hanno servito rispettivamente 9 e 6 assist in campionato.
È rimasto più indietro nelle gerarchie invece il centravanti ex-Fiorentina Pedro, che Torrent preferiva a Gabigol per la capacità di giocare spalle alla porta e la tecnica nello stretto; rimane un’alternativa di lusso, che sarebbe titolare in qualsiasi altra squadra.
Più che in attacco, comunque, i problemi maggiori hanno riguardato la tenuta difensiva del Mengão, che ha vinto il campionato nonostante con 48 gol subiti abbia fatto peggio di ben 11 squadre: partito Pablo Marí, i sostituti Léo Pereira e Gustavo Henrique si sono rivelati poco affidabili e molto propensi agli errori, soprattutto in assenza di Rodrigo Caio, unico vero leader del reparto ma spesso assente per infortunio.
Ciò ha portato Ceni alla decisione di arretrare il centrocampista Willian Arão, che tutto sommato ha mostrato buona sicurezza e soprattutto qualità in impostazione, proponendo un centrocampo estremamente tecnico con Gerson e il rispolverato 36enne Diego Ribas: a fronte di qualche problema in copertura, è una soluzione interessante per una squadra che spesso si trova ad affrontare difese chiuse, ma si attende con ansia il recupero di Thiago Maia, che sta recuperando dopo essersi rotto il crociato anteriore a novembre.
Nonostante un settore giovanile di alto livello, in una squadra piena di stelle lo spazio per i giovani non è molto, ma negli ultimi mesi il terzino destro Matheuzinho (‘00) e il centrocampista João Gomes (‘01) e sono riusciti a garantirsi un buon minutaggio nelle rotazioni: il primo ha mostrato qualche lacuna in fase difensiva ma è più dinamico dell’esperto titolare Isla e quando arriva in zona di rifinitura sa essere lucido (nella scorsa Libertadores ha fornito 2 assist in altrettante presenze); il secondo è un buon palleggiatore, capace di resistere alla pressione e di spezzare le linee avversarie con passaggi filtranti e conduzioni.
ATLETICO MINEIRO 85%
Cerro Porteño (PAR) 35%
América de Cali (COL) 70%
Deportivo La Guaira (VEN) 10%
Mentre per le altre brasiliane il cambio di allenatore è stato una scelta tecnica, l’Atlético-MG ha dovuto registrare l’addio di Jorge Sampaoli, che dopo due stagioni in Brasile non ha resistito al richiamo dell’Olympique di Marsiglia.
Eppure, grazie all’appoggio di investitori facoltosi, il Galo stava accontentando tutte le onerose richieste di mercato del santafesino, dal quale Cuca – finalista della scorsa edizione col Santos – eredita una rosa molto competitiva in ogni reparto.
La difesa è guidata dal mancino Júnior Alonso, titolare della nazionale paraguaiana che a volte pecca di irruenza o di eccessiva sicurezza ma ha mezzi tecnici e atletici di altissimo livello; a sinistra, per dare fiato a Guilherme Arana – inserito nella top-11 del campionato – è arrivato il 28enne Dodô, finalmente svincolatosi dalla Sampdoria; a destra, il classe ‘98 Guga è tra i migliori laterali emergenti del Paese grazie soprattutto a un’ottima tecnica di base, pur con qualche lacuna in fase difensiva.
Sulla mediana Jair, Allan, Alan Franco e Tchê Tchê (prelevato dal San Paolo) possono garantire qualità e quantità in entrambe le fasi, ma è soprattutto in attacco che il nuovo allenatore avrà l’imbarazzo della scelta e, anzi, potrebbe essere necessario qualche taglio, a partire dalla trequarti dove ha già iniziato a brillare la stella di Nacho Fernández, acquisto di lusso in grado di spostare gli equilibri col suo mancino fatato: con 3 gol e 2 assist nelle prime 4 presenze nel campionato Mineiro, ha subito messo in chiaro che Hyoran, Nathan e Zaracho dovranno adattarsi in altri ruoli o troveranno poco spazio.
In attacco il nuovo acquisto di peso è il 34enne Hulk, apparso però decisamente troppo statico nelle prime uscite; l’unico sicuro del posto dovrebbe essere il rapidissimo Keno, accanto al quale dovranno sgomitare l’esterno venezuelano Jefferson Savarino – 7 gol e 6 assist nella scorsa stagione -, Edu Vargas, Marrony, Eduardo Sasha, l’esperto Diego Tardelli e il 17enne Sávio, ala mancina che ha mostrato sprazzi interessanti negli scampoli di partita concessigli dall’Hombrecito.
A far discutere, nelle ultime settimane, è stata proprio la scelta di affidare a Cuca una squadra costruita per un allenatore con idee quasi diametralmente opposte, che secondo i più critici sarebbe una dimostrazione di scarsa coerenza e progettualità da parte dei dirigenti, più preoccupati di portare un grande nome che di valorizzare il materiale umano a disposizione.
Mentre Sampaoli ambiva a controllare le partite a partire da un’ordinata costruzione dal basso, per schiacciare gli avversari attraverso il dominio territoriale e sviluppando soluzioni offensive codificate, Cuca è un tecnico estremamente pragmatico, che cerca prima di tutto di “non prenderle”, per poi contrattaccare in modo estremamente diretto sfruttando la velocità e le invenzioni personali degli attaccanti.
A prescindere dai gusti personali, non è un cambiamento da poco e le prime partite hanno offerto uno spettacolo tutt’altro che entusiasmante; l’importante è che, una volta scelto l’allenatore, gli sia dato tempo e fiducia per trovare nuove soluzioni.
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