Parlare di Lucas Paquetà in presenza di un tifoso milanista porta un alone immediato di dispiacere e delusione sulla conversazione. Impossibile biasimare questo tipo di sentimento: dopo tutto, nonostante il grande investimento del Milan, le prestazioni del brasiliano non sono sempre state all’altezza. Le motivazioni dello scarso impatto dell’ex Flamengo sono da ricercarsi tanto nella difficoltà di crescere nell’humus milanista, carente di veterani e leader nello spogliatoio fino all’arrivo di Ibrahimović, quanto nell’equivoco tattico sorto attorno a Paquetà.
In Brasile, l’attuale calciatore del Lione giocava prettamente da trequartista nel 4-2-3-1, ma con caratteristiche più simili a una mezzala di inserimento che a quelle di un classico ‘numero 10’ da passaggio decisivo. Forte di testa e con grandi tempi di inserimento, diventava spesso il jolly offensivo del Mengão. Rino Gattuso lo ha sfruttato qualche metro indietro, da mezzala pura, senza ottenere grandi risultati a livello offensivo, ma al contempo peccando nella richiesta di una fase difensiva che mai aveva interpretato attivamente. Il fugace passaggio di Giampaolo da Milanello e la quadratura del cerchio trovata da Stefano Pioli senza includere il brasiliano nei titolari hanno definitivamente fatto tramontare l’esperienza di Paquetà a Milanello.
Il passaggio al Lione è stata la logica conseguenza di una travagliata esperienza italiana fatta di poche certezze tattiche trovate, poca lucidità dirigenziale da parte del Milan e di un tour-de-force che ha portato il brasiliano a giocare senza interruzione per due anni e mezzo tra Brasilerão, una stagione e mezzo di Serie A e la Copa America 2019 in cui è sceso in campo solo 5 minuti, ma era stato convocato. Con i francesi, è sceso in campo quattro volte fino ad ora giocando nel 4-3-3 di Rudi Garcia da mezzala destra con Thiago Mendes mediano e Aouar mezzala sinistra approfittando dello scarso stato di forma di Bruno Guimarães per iniziare a inserirsi nel campionato francese.
Rudi Garcia non ha smentito la scelta fatta a suo tempo da Gattuso schierandolo nella stessa posizione, ma è stato già capace di sfruttare Paquetà in fase difensiva in maniera più attinente alle sue caratteristiche. Se l’attuale allenatore del Napoli lo forzava a occuparsi degli avversari in maniera più attendista forzandolo a fermarsi 20 metri indietro, Rudi Garcia ne sfrutta l’indole propositiva e portandolo a pressare alto la linea difensiva avversaria e chiedendo alle ali del tridente di coprire i terzini. Questo ha permesso, nella partita contro il Lille, di forzare la difesa di Galtier in uno spazio spesso angusto con Celik e Reinildo ben coperti da Toko-Ekambi e Kadewere.
Nella propria metà campo ha ritrovato fiducia nella protezione del pallone e nella sua gestione. L’assenza di Bruno Guimarães gli ha consegnato compiti di regia con Aouar deputato a creare superiorità numerica nell’ultimo terzo di campo e Thiago Mendes a coprire le spalle alle due mezzali. In fase difensiva si è affiancato all’ex Lille nel recupero del pallone vincendo 10 tackle su 15 e, quando la manovra si distendeva verso la porta di Maignan, non ha dimenticato il suo passato al Flamengo dialogando bene con Aouar e tentando una buona conclusione da fuori.
La nuova vita francese di Paquetà è cominciata con ottimi presupposti, soprattutto in quella fase difensiva che gli aveva dato dei grattacapi in Italia. Non ha perso lo smalto quando ha la palla tra i piedi, ma deve sicuramente perdere qualche pallone in meno per compiere un sensibile passo in avanti nelle prestazioni. Il gol e l’assist sono attesi a Parc OL, ma potrebbe passare poco tempo per la prima gioia. Rudi Garcia lo ha calato in un contesto tattico più affine alle sue caratteristiche e, se Paquetà si metterà ancora a disposizione come ha fatto in queste prime uscite, potrebbe splendere di una nuova luce.