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Papa PAOK, un prete al Toumba

Nella zona balcanica è comune ritenere il Toumba lo stadio più chiassoso, oltre a uno dei più spaventosi teatri in cui giocare una partita di calcio. L’impatto del dodicesimo uomo è folle, l’arte del pyro crea effetti scenografici che catturano immediatamente l’occhio di ignari spettatori. Recentemente, l’anello di fuoco alzatosi a celebrazione del titolo vinto ha regalato suggestivi momenti all’intera città e gli spalti si tramutano solitamente in un vulcano focoso e incandescente. In mezzo alla folla si riconosce dunque lui, un tifoso vestito da prete, il che formalmente non è un travestimento bensì un personaggio stravagante, che alla fede religiosa ha unito la salda appartenenza al supporto per l‘Aquila bicefala bianconera e che – lunedì scorso – è corso ad abbracciare il presidente Ivan Savvidis posando per una foto con lui.

Immediatamente individuabile per la tonaca da prete e per la sua folta barba irsuta, Christos Mitsios è nato nel 1959 a Salonicco e nel tifo del Gate 4 tutti lo conoscono come Πάπα-ΠάοκPapa PAOK. Decisamente fuori dai canoni consuetudinari, frequenta stabilmente il Toumba con veste e sciarpa bianconera, è apprezzato per la sua schiettezza e su YouTube viene rappresentato come un tifoso a tutti gli effetti. «Papa PAOK non può mancare» sostengono i suoi amici, compagni di tifo e fedeli extra-Toumba, partecipanti alle celebrazioni religiose da Mitsios tenute. L’azione intrapresa da Papa PAOK è stata peraltro determinante anche in ambito sociale, visto che allo stadio ha avuto modo di convincere molti ragazzi a seguire il suo esempio: buoni cattolici, devoti e soprattutto portatori del messaggio evangelico. Fuori dal Toumba, il prete sostiene i tossicodipendenti nella loro riabilitazione, raccoglie cibo per i poveri e guida spiritualmente chiunque si rivolga a lui. Porta il verbo di Cristo agli emarginati, e il motivo lo spiega lui stesso: «Questi ragazzi, scartati, sono i primi a combattere quando il loro paese ha bisogno, mentre i figli dei ricchi stanno studiando in università straniere».

Offre pasti caldi ai senzatetto, e come dogma etico suo non accetta donazioni in denaro: «Vogliamo solo donazioni materiali, la Chiesa non dovrebbe chiedere soldi. Ci rifiutiamo di chiedere alle istituzioni, noi non prepariamo solo pranzi ma li portiamo direttamente nelle case dei bisognosi». È nato a Konitsa ma risiede stabilmente a Salonicco, Christos, che aveva raccontato come la sua prima gara al Toumba fosse avvenuta nel 1978«Giocai nel PAS Giannina da ala sinistra, poi fui costretto a smettere dopo un infortunio ma non per questo cessò il mio amore per lo sport, e in particolare il calcio». Quando il PAOK ha compiuto 90 anni, la società ha voluto omaggiarlo e il presidente Ivan Savvidis chiese espressamente in quell’occasione un incontro con lui. «Mi ha chiesto se volevo aiuto finanziario – rivelò Mitsios – io gli ho detto di no e lui ha commentato ‘Sei la prima persona che conosco a non chiedere soldi’».

Il comportamento di Christos non è però piaciuto alla Chiesa, tanto che la commissione ecclesiastica della sua parrocchia lo sospese dalle celebrazioni religiose e gli intimò di non prender più parte alle partite casalinghe del PAOK. Così facendo, però, venne sollevato in area il malcontento della marea di tifosi che la domenica erano abituati a vederlo e seguirlo, prima in chiesa e poi allo stadio. Da simbolo ed elemento folkloristico dell’intera Salonicco, per Papa PAOK è partita la mobilitazione cittadina e in breve tempo ci si è schierati dalla sua parte denunciando «l’approccio fascista e reazionario» da parte della parrocchia e sottolineando «il forte lavoro sociale e spirituale in nome del popolo» portato avanti degli anni da Mitsios. In poco tempo nacque una pagina Facebook chiamata ‘Free Papa Paok’ che in breve tempo raggiunse 18mila sostenitori. Christos fu dunque reintegrato, e da allora può cantare liberamente «PAOK, vivo e respiro solo per te» al Toumba. Dopo aver celebrato la messa ortodossa domenicale, chiaramente.

Matteo Albanese

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