A discapito della rete segnata fuori casa in Ucraina, oro che cola per via della regola dei gol in trasferta, non era soddisfatto il 43enne Aleksandar Stanojevic. Serbo come Vladimir Ivić, che ha lasciato la guida del PAOK in estate, aveva commentato così il match d’andata: “Il risultato è buono, ma non sono soddisfatto per quanto visto. Lo spettacolo è lontano anni luce da quello che voglio vedere, vedremo la prossima settimana come saremo migliorati rispetto a oggi”. Col tono minaccioso di un nefasto profeta, aveva annunciato un PAOK molto diverso. Sempre 4-3-3, sempre Robert Mak a guastare le feste avversarie e sempre l’ariete Prijovic a finalizzare. Lo vedrà diverso, più cinico, spettacolarmente efficace.
Proprio quando la zuccata dell’appena 18enne Bilenky pareva aver illuso i padroni di casa al Lobanovsky, il PAOK trovò la fora di reagire. Sospinto dall’orgoglio, il club bianconero riuscì ad agguantare il pari grazie ad una splendida azione in solitaria di Pedro Henrique, con l’ex Rennes a finalizzare un contropiede micidiale a mo’ di giocata individuale. Niente male, considerando che Stanojevic non ha ancora avuto il tempo materiale per far giocare la sua squadra. O meglio, questa formazione è in via sperimentale ma ben presto potrebbe diventar definitiva: parafrasando Aristotele, questo PAOK è in potenza di diventar la mina vagante teorizzata dal filosofo serbo. Giocare un calcio offensivo richiede non solo qualità e predisposizione, ma anche una mediana frangiflutti (in questo lo spagnolo Cañas pare sufficientemente bravo) e soprattutto una difesa imperforabile. Del resto, è la stessa dello scorso anno: Crespo e Varela corazzieri a protezione dei lati difesi da Matos a destra e Leovac sulla corsia mancina. Da sottolineare peraltro, secondo Gazzetta.gr, come a livello di valore il solo Aleksandar Prijovic fosse uguale all’intera rosa di Sanzhar: divario importante, che almeno all’andata si è visto davvero poco. Merito dell’Olimpik, certamente, ma anche demerito di un Δικέφαλος che ha tutto (qualità, condizione fisica, tattica) ma sembra ancora un’incompiuta. C’è stata la paura di far male, l’ossessione di dover rispondere ad un calciomercato importante che per il momento non solo non ha portato via da Salonicco i big ma ha pure aggiunto Mak. Lo slovacco, di ritorno qui, è un lusso per la Grecia. In ogni caso, serviva passare il turno. Col senno del poi, missione compiuta.
Giovedì 27 luglio (Valeriy Lobanovsky Stadion), Olimpik Donetsk-PAOK 1-1
Olimpik Donetsk (4-2-3-1): Makharadze; Lukyanchuk, Shabanov, Kravcenko, Nemchainov; Bogdanov, Tsymbalyuk; Shestakov, Khomutov (dal 69′ Mikhalev), Moha (dal 64′ Migunov); Bilenky (dal 78′ Sondei). All: Sanzhar
PAOK (4-3-3): Rey; Léo Matos, Varela, Crespo, Leovac; Cimirot, Cañas, Shakhov (dal 55′ Biseswar); Djalma (dal 55′ Pedro Henrique), Prijovic, Mak (dall’81’ Pelkas). All: Stanojevic
Reti: 49′ Bilenky, 59′ Pedro Henrique. Ammoniti: Kravcenko (O), Shakov, Leovac (P). Arbitro: Bieri (Svizzera)
Se i timori reverenziali dell’andata avevano portato ad un pari, il Toumba ha sciolto i nervi prima che il PAOK rischiasse di implodere. L’impianto di Salonicco è storicamente una marcia in più per i bianconeri, come confermato da Robert Mak nel postpartita: “Sono molto felice di aver segnato, è stata una grande sensazione farlo al Toumba, è stato bello vedere il mondo godere”. Mak è un esterno slovacco tutto pepe e fantasia che al minuto 24′ si inventato una serpentina ubriacante: partenza dall’esterno, controllo di palla con tanto di convergenza al centro e infine destro a beffare il portiere ucraino. Ne ha di tecnica, Mad Mak, uno che col suo gesto è riuscito nella mirabile impresa di infiammare ancor di più almeno 15mila tifosi noti da sempre per la loro arte pyro. E il caldo torrido delle caldi estati di Salonicco di faceva sentire esponenzialmente elevato a solleone quando Gojko Cimirot, professione mediano, ha deciso di prendersi la scena con una conclusione da cineteca. La lunga distanza dalla quale la sfera si è alzata salvo poi terminar la sua corsa a pochi centimetri dal palo interno contribuisce a creare una gigantesca suspance in cui pare che il Toumba trattenga il fiato. E alla fine è solo festa. Funziona il 4-2-3-1, più fantasioso rispetto all’andata (il cambio sostanziale è Biseswar per Shakhov: l’ucraino, ex Dnipro, è un giocatore imprescindibile ma in una mediana a due rischia di soffrire) e dunque più tendente all’offensivismo tanto voluto da Stanojevic. Proprio il tecnico che nel post-partita si è espresso sul possibile ritorno di Vieirinha, ala del Wolfsburg ma con 4 anni in bianconero sulle spalle: “Per quanto ne so, il dibattito c’è da diversi anni e potrebbe esser giunto il momento di restituirci il giocatore. Non sarà un problema l’impiego di un giocatore ci darà molte opportunità”. Peraltro Mak può giocare pure come falso nueve. Ma chi ha il coraggio di toglierlo dall’ala (pure se Prijovic ha sprecato tre chances)?
Giovedì 3 agosto (Toumba), PAOK-Olimpik Dontesk 2-0
PAOK (4-2-3-1): Rey; Léo Matos, Varela, Crespo, Leovac; Cañas (dal 72′ Shakhov), Cimirot; Djalma (dall’81’ Pelkas), Biseswar (dal 66′ Pedro Henrique), Mak; Prijovic. All: Stanojevic
Olimpik Donetsk (4-2-3-1): Makharadze; Lukyanchuk (dal 46′ Migunov), Shabanov, Kravcenko, Nemchainov; Bogdanov, Tsymbalyuk; Shestakov, Khomutov (dal 60′ Sondei), Moha; Bilenky (dal 12′ Mikhalev). All: Sanzhar
Reti: 24′ Mak, 45′ Cimirot. Ammoniti: Leovac (P), Nemchainov, Tsymbalyuk, Kravcenko (O). Arbitro: Stoyanov (Bulgaria)
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